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Bajani: "La vocazione della letteratura è far vedere l'invisibile"

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Filippo Maria Battaglia

Foto di Adolfo Frediani

Feltrinelli riporta in libreria "Un bene al mondo", a firma dello scrittore italiano. Che durante "Incipit", la rubrica di libri di Sky TG24, dice: "Il romanzo è quel genere misterioso e potentissimo che ti consente la libertà assoluta perché non è mai definito una volta per tutte"

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"C’era un bambino che aveva un dolore da cui non voleva mai separarsi". Così scrive Andrea Bajani nella prima pagina di "Un bene al mondo", che la casa editrice Feltrinelli, a sei anni dalla sua prima edizione, ha riportato in libreria accompagnato dalla prefazione di Emanuele Trevi (pp. 160, euro 16). 

 

"Il romanzo non è mai definito una volta per tutte"

Quel bambino e quel dolore sono i protagonisti di un libro di sfuggente definizione. “Una favola”, la definisce Emanuele Trevi, e in effetti qui il dolore è davvero un personaggio, proprio in senso letterale: ha degli occhi, ha un pelo, scodinzola accanto al bambino. Eppure questo libro ha un ancoraggio fortissimo col reale, o meglio col verosimile. "La grande vocazione della letteratura è far vedere l'invisibile - racconta Bajani nella nuova puntata di 'Incipit', la rubrica di libri di Sky TG24 - Trasformare cioè i sentimenti in parole e poi farli sentire, facendoli diventare reali. Ecco, io ho provato a fare d'istinto questo, portando la letteratura al suo massimo grado". Un tentativo, nota ancora lo scrittore in questa intervista, possibile grazie al "romanzo, quel genere misterioso e potentissimo che ti consente la libertà assoluta perché non è mai definito una volta per tutte".

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