Arriva in libreria il primo volume dei Diari dello sceneggiatore e scrittore a cura di Gualtiero De Santi e Valentina Fortichiari. Che a Sky TG24 dice: "E' stato un mago dell'immagine e della parola, abituato sin da piccolo ad analizzare la realtà e non perderne una virgola"
Uno scrittore tutto sguardo, attento solo ai "fatti" e ai "fattacci", utili a evitare di scivolare nella "gentile muffa dei sentimenti e dei pensieri". Cesare Zavattini non è stato solo uno dei più importanti sceneggiatori italiani del Novecento (da "Sciuscià" a "Ladri di biciclette", a "Umberto D." e si potrebbe a lungo continuare). È stato innanzitutto un intellettuale capace di cristallizzare col suo sguardo la realtà in un "tam tam", come diceva lui, gonfio di "vigore vitale e di energia". A fornirne una nuova conferma è il primo volume dei Diari che La Nave di Teseo ha deciso di pubblicare a centoventi anni dalla sua nascita per le cure di Valentina Fortichiari e Gualtiero De Santi (pp. 640, euro 23).
Un pedinatore di realtà, ossessionato dalla verità"
"Zavattini è stato un mago dell'immagine e della parola - racconta Fortichiari nella nuova puntata di 'Incipit', la rubrica di libri di Sky TG24 - E questa poetica dello sguardo, come l'ho definita nell'introduzione, l'ha allenata presto: Zav è stato un bambino lungamente lasciato solo dai genitori, abituato a guardare la realtà e a non perderne una virgola. Un pedinatore di realtà, ossessionato dalla verità e dalla sua ricerca, e anche per questo uno dei più grandi diaristi del Novecento".