Collegio Chartwell, il fumetto memoir schietto e duro di Glenn Head

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Gabriele Lippi

Glenn Head racconta il periodo più duro e cupo della sua vita, quello passato in una scuola privata diretta da un professore inglese che abusava di lui e dei suoi compagni di studio. Un'esperienza che ha lasciato segni sulla sua vita

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Raccontare la propria vita, i propri traumi, i propri mostri, è uno degli atti di coraggio più difficili da compiere. A Glenn Head ci sono voluti 50 anni per scendere a patti col suo passato e decidere di pubblicare, dopo oltre 30 anni di carriera, quel fumetto autobiografico che in tanti si aspettavano da lui. E a leggere Collegio Chartwell, portato in Italia da Coconino Press-Fandango (248 pagine in bianco e nero, 23 euro), non si fatica a capire perché.

Collegio Chartwell, una storia di abusi

Glenn ha 13 anni quando, nel 1971, i genitori decidono di mandarlo in una scuola privata, un collegio gestito da un eccentrico direttore britannico che si fa chiamare Sir. Deve allontanarsi da casa, dalla famiglia, inserirsi in un ambiente del tutto nuovo, persino ripetere l’anno. Ma ad aspettarlo c’è qualcosa di molto peggio, un mondo fatto di abusi psicologici, fisici e sessuali, un sistema totalmente finalizzato alla soddisfazione dei più turpi istinti di un direttore che è padre, padrone e molestatore seriale.

Il trauma e i suoi segni

Quell’anno passato al Collegio Chartwell, tra le grinfie di Sir, tra botte e abusi sessuali, segna gran parte della vita di Glen, il suo rapporto con i genitori (prima sordi ai segnali mostrati da un figlio incapace di parlare esplicitamente di ciò che subiva, poi incapaci di assumersi le loro responsabilità), con gli amici, con l’altro sesso. Un trauma che si sarebbe tradotto in dipendenze, dall’alcol e dal sesso, in nuovi e vecchi demoni da combattere.

Oltre il memoir

Il fumetto di Glenn Head è più che un memoir, è un doloroso esercizio di autoanalisi, un percorso a ritroso che parte dalla consapevolezza di non poter continuare a far finta che nulla sia accaduto. È crudo e spietato, nelle immagini e nelle parole, un atto d’accusa verso chi gli ha rovinato l’adolescenza e buona parte della vita adulta. Head spiega le sue dipendenze con le proprie esperienze passate ma non si lascia andare a un’indulgenza autoassolutoria, prende atto dei suoi problemi e sceglie di affrontarli. Nel privato e pubblicamente, con la stesura di un’opera sincera e profonda che merita certamente di essere letta.

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