Parigi, le opere d'arte di Notre-Dame salvate dall'incendio rivivono 5 anni dopo
Lifestyle © DRAC Île de FranceAlle fiamme, divampate nella cattedrale il 15 aprile 2019, sopravvissero diversi capolavori che, rimasti intatti, furono sottoposti a una complessa operazione di restauro lunga due anni. Oggi, questa collezione trova spazio in una grande mostra allestita negli spazi del Mobilier National di Parigi, dove resterà fino al 21 luglio prima di tornare a Notre-Dame in vista della riapertura dell'8 dicembre
Sono trascorsi cinque anni dalla notte del 15 aprile 2019, quando un vasto e improvviso incendio divorò la Cattedrale di Notre-Dame. Le fiamme inghiottirono gran parte del tetto provocando il crollo della fléche, l'iconica guglia centrale di 45 metri d'altezza progettata dall'architetto Viollet-le-Duc e composta da centinaia di tonnellate di legno e piombo. Il fuoco avvolse e distrusse preziose reliquie, come quella di Santa Genoveffa, patrona della capitale francese, e anche diversi arredi liturgici: dall'altare al tabernacolo. Solo l'intervento dei vigili del fuoco impedì che l'incendio danneggiasse anche le campane, il Grande Organo e il rosone in vetro colorato, simbolo inconfondibile della storica architettura gotica parigina. Anche altri tesori della Cattedrale – dipinti, cimeli e arazzi – furono recuperati e portati in salvo. Miracolosamente illesi, i capolavori vennero sottoposti a una minuziosa operazione di restauro da parte degli esperti della direzione regionale degli Affari Culturali dell'Île-de-France per recuperarne i colori originari.
Oggi, questa preziosa collezione di opere rivive in una grande mostra, Restoring the Grand Decors of Notre-Dame, allestita negli spazi del Mobilier National di Parigi: qui, resterà fino al 21 luglio prima di essere restituita alla “sua” Notre-Dame in vista della riapertura dell'8 dicembre.
La raccolta dei dipinti
Tra i capolavori chiave dell'esposizione parigina troviamo la serie dei Mays, tredici monumentali dipinti religiosi realizzati dai più grandi pittori francesi del XVII secolo: da Charles Le Brun a Laurent de La Hyre, fino a Charles Poerson. Appesi prima dell'incendio nelle cappelle laterali della Cattedrale, le opere - oggetto di un lungo restauro di due anni – trovano ora spazio tutte insieme al Mobilier National. “Questi capolavori non hanno subito danni nell'incendio, è stato un vero miracolo”, ha detto a Sky TG24 Emmanuel Pénicaut, direttore delle collezioni del Mobilier National. “Il giorno dopo l'incendio i 'Mays' sono stati evacuati e, di comune accordo, sottoposti a un'operazione di ripristino. Oggi li vediamo esposti in una stessa sede insieme ad alcuni disegni preparatori realizzati dagli artisti che li hanno creati”, ha aggiunto.
La storia dei “Mays of Notre-Dame”
Come suggerisce il titolo, i Mays venivano donati alla cattedrale ogni anno nel mese di maggio, dal 1630 al 1707, da parte della confraternita degli orafi di Parigi. Dipinto dopo dipinto, nel corso del XVII secolo entrarono a far parte di Notre-Dame ben 76 opere di grande formato, esposte sui pilastri della navata centrale. Durante la Rivoluzione francese, la raccolta, così come molte altre opere religiose, fu dispersa: una parte fu trasferita nei musei parigini, tra cui il Louvre, e un'altra fu consegnata a diverse chiese francesi. Delle 76 creazioni totali, solo 13 rimasero all'interno della loro sede originaria, esposte però nelle cappelle laterali, dove persero la coerenza cronologica e tematica che le aveva caratterizzate durante il Seicento. Oggi, dopo un complesso intervento di pulitura, le opere ritrovano non solo le loro originarie cromie, ma anche la loro perfetta e armonica collocazione all'interno di uno stesso percorso espositivo.
Il tappeto di Notre-Dame
Pezzo prezioso della collezione è l'enorme tappeto, di quasi trenta metri di lunghezza e circa una tonnellata di peso, per il coro della cattedrale di Notre-Dame. Commissionato da Carlo X di Francia nel 1825 e realizzato dalla Manifattura de la Savonnerie, la più prestigiosa manifattura europea di tappeti annodati a pelo, il capolavoro tessile è stato - così come tutti i pezzi salvati dall'incendio - oggetto di un restauro. Disegnato da Jacques-Louis de La Hamayde de Saint-Ange e realizzato su larga scala dal pittore Charles-Adrien Devertu, il tappeto costituisce da sempre un elemento preziossimo per la cattedrale, da sfoggiare esclusivamente nelle occasioni importanti. Fu srotolato per il matrimonio di Napoleone III nel 1853, per la visita dello zar Nicola II nel 1896 e per quella di Papa Giovanni Paolo II nel 1980. “In mostra al Mobilier National troviamo solo la prima metà del gigantesco tappeto che, viste le sue enormi dimensioni e il peso, è stato diviso in due parti - afferma Pénicaut - Il restauro ha permesso di rimuovere polvere ed eventuali insetti che nel tempo si erano depositati sulla superficie”.
Gli arazzi
L'itinerario della mostra parigina ci accompagna anche alla scoperta della serie dei 14 giganteschi arazzi di Notre-Dame dedicati alla vita della Vergine Maria. Sottoposti anch'essi a un lungo intervento di ripristino, i capolavori furono realizzati tra il 1638 e il 1657 da artisti del calibro di Pierre Damour e Philippe de Champaigne per adornare il coro della cattedrale. Relegati in un magazzino a seguito del riallestimento del coro da parte di Robert de Cotte, i capolavori furono acquistati dalla Cattedrale di Strasburgo nel 1739, dove trovano spazio ancora oggi. “Per via delle loro dimensioni monumentali, la mostra ospita al momento solo una parte della collezione, 7 arazzi. I restanti saranno presentati a rotazione in un secondo momento, a partire dall'11 giugno”, spiega il curatore.
Le opere contemporanee
Ad arricchire la collezione è anche una raccolta di opere contemporanee che, realizzate dallo scultore Guillaume Bardet e dalla designer Ionna Vautrin, restituiscono una fedele replica degli arredi liturgici distrutti dalle fiamme e dal crollo della volta del transetto, la parte architettonica che divide la navata dal presbiterio. La nuova serie di oggetti in legno comprende l'altare, la cattedra, il tabernacolo e l'ambone (cioè il podio su cui poggia il leggio), interamente scolpiti da Bardet. A impreziosire il nuovo arredo liturgico è anche una serie di nuove 1.500 sedie in rovere massiccio, progettate da Vautrin e costruite da Bosc.