Anna ha i capelli verdi e vive in Sardegna. Micol Beltramini racconta il suo nuovo fumetto

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Gabriele Lippi

Il personaggio inventato da Lucy Maud Montgomery viene trasportato ai nostri giorni e nell'isola italiana. Un'operazione di adattamento coraggiosa dal risultato sorprendente, che si illumina coi disegni e i colori di Agnese Innocente e suona anche come un grido d'aiuto per la Sardegna

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Può un libro profumare? Può un fumetto avere l’odore del timo, delle bacche di ginepro e di quelle di mirto, il sapore dolceamaro del miele di corbezzolo, il rumore distante e costante della risacca? Anna dai capelli verdi, fumetto di Micol Bertamini e Agnese Innocente, pubblicato da Il Battello a Vapore (160 pagine 16,50 euro) ha tutto questo. Ma ha anche l’odore acre dei fiori che bruciano, il dolore devastante di una terra che soffre, muore, rinasce. Anne, quella con la e che non si sente, quella della serie di romanzi di Lucy Maud Montgomery già trasformata in una serie animata e in una live action, viene trasportata ai nostri giorni e in Italia. Più specificamente in Sardegna. E il risultato della coraggiosa operazione è sorprendente e toccante. Ne abbiamo parlato con la sceneggiatrice Micol Beltramini.

Perché Anna ha i capelli verdi?
In realtà era decisione comune farli di un colore differente dall’originale. Dovevano essere rosa all’inizio, ma io non li volevo così, perché il rosa è piacevole, è femminile. Anna invece odiava i suoi capelli rossi, era uno dei suoi problemi insieme alla magrezza, ma oggi se sei rossa e magra è il massimo della vita. Volevo che fosse un colore fastidioso e che non fosse una scelta sua, che fosse imposto, poi con la ricrescita è ancora più fastidiosa. E mi fa molto gioco con Gilbert, che nell’originale chiama Anna carote, e qui la chiama carote al contrario.

Come mai hai scelto di adattare Anna?
Ce l’ha commissionato Il Battello a Vapore. Il team è stato messo insieme da Elena Orlandi, la nostra editor. Non avevo mai lavorato con Agnese e ci siamo trovate benissimo. È Incredibile l’intesa che si è creata da subito, le passavo gli storyboard e lei li traduceva immediatamente in disegni perfetti.

Anche nella tua versione, come nei romanzi originali di Lucy Maud Montgomery, Anna finisce su un’isola. Non in Nova Scotia, però, ma in Sardegna. Come mai?
Sono sarda e sapevo di poter trovare lì tanti ricordi della mia vita e della mia infanzia. Da bambina, tutta l’estate e parte dell’anno li passavo in Sardegna. E non in Costa Smeralda, ma a Frutti d’Oro e a Poggio dei Pini, dalle parti di Capoterra. E devo dire che soffrivo moltissimo quando tornavo a Milano.

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E come mai hai scelto di rendere Anna irlandese?
Tutto l’adattamento della prima parte è stato particolarmente difficile, quella in cui Matteo e Marilla vogliono adottare un garzone e invece arriva questa bambina gracile e loro la vogliono rispedire indietro. A quel punto lei racconta tutta la storia disperata delle sue adozioni. Nel romanzo è uno snodo fondamentale ma oggi non era possibile riproporlo allo stesso modo. Dovevo trovare modo di parlare di un’adozione difficile, di un arrivo in un mondo che non è il suo, in una coppia che non è nemmeno una coppia tradizionale. Ho pensato che se, come volevo, la famiglia era di Sadali, se la mamma era di Sadali, probabilmente avrebbero avuto i capelli scuri. Quindi perché Anna è rossa? Ho pensato così al padre di Anna, che fosse irlandese e che la mamma si fosse innamorata di lui in Erasmus.

E Sardegna e Irlanda sono isole. Per certi aspetti molto vicine tra loro.
Racconto di isole, sì, ma anche di isole in quanto persone.

Racconti una Sardegna diversa, quella dell’entroterra, fuori dai circuiti turistici. Il mare lo citi quasi di sfuggita, senza nemmeno specificare la località, mentre su altri scorci e luoghi sei estremamente precisa. Perché?
Perché non volevo fare la storia in Sardegna al mare. Anche Anna si ritrova su un’isola del Canada ma non va al mare. Il mare è quasi più un concetto mentale, questa è una cosa che probabilmente capisci quando vai in continente (così i sardi chiamano la Penisola, ndr). Volevo parlare di altro, di altre problematiche. Quella spiaggia che viene citata per qualche vignetta non è nemmeno una località specifica, ho mixato elementi di quella parte di costa più vicina a Sadali, ripescando dalla mia memoria un po’ dell’esperienza di un turista che va al mare in Sardegna per la prima volta.

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C’è anche la Sardegna che lavora, fatica, soffre, va avanti a testa alta, in Anna dai capelli verdi.
Sì. Una delle mie decisioni fondamentali è stata che nella masserie di Anna si facesse il miele. Per ovvie ragioni: per le api che si stanno estinguendo e perché in più mi dava la possibilità di metterci dentro altri odori e sapori tipici della Sardegna, come quello del miele di corbezzolo. Anche la morte di zio Matteo, che nel romanzo muore di infarto dopo aver scoperto di aver perso tutti i suoi risparmi in banca, ha un significato particolare. Volevo parlare degli incendi in Sardegna, una cosa devastante ogni anno. Avendone visti tantissimi ho pensato a quello.

Nel tuo Anna ho visto non una ma due storie d’amore. Una è quella tra Anna e Gilbert, che ha dinamiche tipiche della preadolescenza, che Anna cela sotto il tappeto dell’antipatia e della rivalità che nutre per il suo coetaneo che così tanto le assomiglia e che si nutre di piccole provocazioni. L’altra è quella platonica tra Anna e Diana.
Ma infatti dovevi pensare questo. E la cosa incredibile è che quel libro, così moderno, dice esattamente questo. Diana è l’unica amica possibile e Anna fa questo atto d’amore da subito. E confessa a Diana che il giorno più brutto della sua vita sarà quando lei si sposerà. Dopodiché, Diana è l’amore nel senso più semplice del termine, quasi come se fosse magico, l’amore eterno, che non finirà mai, Gilbert è il problema di Anna perché si assomigliano un sacco in tantissime cose, lei è estremamente testona e in lui vede dei problemi che sono praticamente i suoi, è il suo specchio, è l’altra parte di lei. E non è detto che trai due vada avanti per sempre, mentre con Diana sì, non c’è dubbio che durerà per sempre.

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La Sardegna ma anche Milano. Quanto hai messo di tuo in questa storia?
Tantissimo. Ci ho buttato dentro tutto quello che potevo. Ho attinto a piene mani dalla mia esperienza, anche sensoriale, ci sono odori in Anna dai capelli verdi. Anche Milano. E zia Giuseppina, che rappresenta l’apertura, andare a studiare in un altro posto e seguire le proprie ambizioni, dove potevo metterla se non a Milano?

Per questo fumetto hai lavorato con Agnese Innocente. Che ruolo ha avuto il suo stile nella costruzione della storia?
Agnese è bravissima in ogni cosa, è una grandissima sperimentatrice, ha un suo stile ma lo modifica quasi per ogni storia. Per Anna ha trovato questo stile pop e ha capito che quello che serviva di più per la storia erano le espressioni. Quando guardo le tavole rimango sconvolta, per esempio da come deforma i corpi per ritrarli visti da lontano, voglio prendere lezioni di disegno da lei. Prima di scrivere Anna mi ero riletta Touch Rough di Adachi, lo avevo detto ad Agnese e lei ha capito cosa mi serviva. Per entrambe è diventato un po’ il fumetto della vita. Quando abbiamo finito ci siamo sentite tristissime. Non vediamo l’ora di lavorare di nuovo insieme.

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A ottobre scorso ci eravamo sentiti per parlare di Murder Ballads. Come è stato passare da quella atmosfere tanto cupe a quelle più solari di Anna dai Capelli Verdi?
A me piace cambiare. In tutta la mia produzione non ho mai fatto un libro uguale all’altro e questo all’inizio è stata la disperazione del mio agente. E lo sarebbe ancora, se ne avessi uno. Quello di Murder Ballads era un periodo molto difficile, stava morendo mia madre e forse mi sono sfogata così. Anna è stato invece forse un movimento conciliatorio con l’esistenza. E mentre facevo Anna, lavoravo anche alla biografia a fumetti di Dolores O’Riordan che esce a settembre, una cosa completamente diversa.

Ci sarà un seguito? Nel finale del libro sembri prometterlo.
A me piacerebbe molto. Questo fumetto doveva essere tassativamente di 155 pagine ma io l’ho compreso a metà fumetto. E dentro i romanzi succedono tante cose di più che non potevo farci stare, perché altrimenti non avrei potuto costruire i personaggi come volevo. Quando ho finito mi sono detta: vorrei dire altre 907mila cose. Quindi ho scritto quel controfinale, che è stata un’intuizione di Elena Orlandi, a cui non piaceva che il libro finisse con un bacio e mi ha incoraggiata a usare l’ultima pagina per far dire ad Anna un’ultima cosa. E io l’ho fatto molto volentieri.

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Micol Arianna Beltramini e Agnese Innocente, Anna dai capelli verdi, Battello a Vapore, 160 pagine, 16,50 euro

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