IMP 2022, dal 3 al 26 giugno a Padova torna il Festival Internazionale di Fotogiornalismo

Lifestyle

Nei principali siti storici e artistici della città i lavori di più di 40 autori, incontri con ospiti di eccellenza, talk, conferenze e workshop. Il direttore artistico Riccardo Bononi: “Il fotogiornalismo oggi è il più rapido accesso alle storie e ai dibattiti internazionali, una modalità per rendere ciascuno partecipe e consapevole del proprio ruolo fondamentale anche nelle questioni più controverse e geograficamente lontane”

ascolta articolo

Uno sguardo ai quattro angoli del mondo, per vedere e provare a capire anche le questioni e i dibattiti più lontani da noi. Torna nella cornice della città di Padova uno dei più grandi eventi italiani dedicati alla fotografia, il primo Festival nel nostro Paese interamente incentrato sul mondo del Fotogiornalismo. Il 3 giugno, e fino al 26, parte la nuova edizione di IMP – Festival Internazionale di Fotogiornalismo, evento ideato da Irfoss A.p.s. e realizzato con il contributo del Comune di Padova-Assessorato alla Cultura e della Regione Veneto, promosso dall’Università degli Studi di Padova in collaborazione con Emergency, FotoEvidence with World Press Photo, Prospekt Photographers, Contrasto e Canon Official Imaging Partner. Un’occasione anche per portare il patrimonio artistico, architettonico e monumentale della città veneta sulla scena culturale nazionale e internazionale, con 8 sedi espositive che si snodano fra i principali siti storici e turistici, da Palazzo Moroni alla Cattedrale Ex Macello fino alla Galleria Cavour.

La missione di IMP 2022: spazio alle fotogiornaliste e ai reporter autoctoni

L’edizione 2022 di IMP presenta al pubblico più di 40 autori internazionali, che guideranno i visitatori nelle esposizioni allestite nelle più prestigiose sedi museali ed espositive della città, a cui si aggiungono altri eventi: ospiti d’eccellenza come la direttrice di Contrasto Giulia Tornari e i direttori di FotoEvidence New York David Stuart e Svetlana Bachevanova, quattro workshop, realizzati in collaborazione con Canon e con alcuni dei più affermati autori sulla scena internazionale, e oltre 30 talk e conferenze aperti al pubblico. L’edizione 2022 è ispirata dall’ultimo documento programmatico della “World Press Photo Foundation”, che ha evidenziato molte contraddizioni nella rappresentazione degli autori su giornali e riviste, nei festival e nei premi internazionali: sarebbero ampiamente sottostimate, per importanza e quantità, le fotogiornaliste, oltre a essere sempre presente nell'editoria mondiale un fortissimo bias etnocentrico, per cui - pur esistendo moltissimi fotografi autoctoni preparati e che vivono e lavorano nei Paesi di origine - si preferiscono le narrazioni spesso più superficiali e stereotipiche di reporter stranieri. La missione dell’edizione 2022 di IMP Festival è quindi quella di rappresentare il mondo del fotogiornalismo nella sua pluralità di visione, esponendo per il 70% opere di autrici e privilegiando progetti provenienti da 5 diversi continenti.

leggi anche

"The learning photographer", le foto di Hans Georg Berger a Milano

Darcy Padilla
© Darcy Padilla/Agence VU'

Le esposizioni di IMP 2022

Tra le esposizioni principali, il Festival ospita la straordinaria mostra Of Suffering and Time della celebre fotografa Darcy Padilla: il primo capitolo di quello che - con i suoi 22 anni consecutivi di realizzazione - è considerato oggi il progetto più a lungo termine e intenso mai eseguito. Ad affiancarla i capolavori in bianco e nero della fotografa americana Krisanne Johnson sul Sud Africa post Apartheid, e le mostre dei vincitori del World Press Photo Nicolò Filippo Rosso - con il suo lavoro a lungo termine sulle migrazioni -, Marco Gualazzini - con il toccante progetto sulla crisi umanitaria in Chad -, e Gabriele Galimberti, con il suo iconico progetto Ameriguns sui più estremi collezionisti di armi negli States. Ci sono anche il lavoro del fotografo sudafricano Gideon Mendel sulle vittime di incendi a cavallo tra 3 continenti, un complesso focus su Grozny e la Cecenia delle fotografe russe Olga Kravets, Maria Morina e Oksana Yushko, una mostra commemorativa sui 30 anni dell’inizio dell’assedio di Sarajevo di Massimo Sciacca, e la vita ai tempi del Covid in 13 Nazioni dell’America Latina del Collettivo Covid Latam, tra i cui fondatori spicca il Premio Pulitzer argentino Rodrigo Abd. E ancora: le difficoltà della vita nei tunnel abbandonati della metropolitana newyorkese con Andrea Star Reese, l’educazione militare della micronazione del Nagorno-Karabakh con Mattia Vacca e l’omofobia dilagante in Honduras della reporter di guerra Francesca Volpi. Nelle foto di Guia Besana seguiamo poi la sacerdotessa che ha deciso di vivere nel villaggio più a nord del mondo, mentre con il progetto che la celebre fotografa Monika Bulaj ha realizzato per Emergency andiamo in Sudan, Uganda e Sierra Leone. Inoltre, per tutta la durata del Festival, si possono ammirare i lavori dei vincitori del premio nazionale “Sguardi Plurali” (Oleksandra Horobets, Karim El Maktafi e Danielle Souza Da Silva), promosso da CAMERA, FIERI e Società Umanitaria, e altre 8 esposizioni legate al “Circuito Best Talents 2022”.

leggi anche

Design che passione, Aldo Rossi in mostra al Museo del 900

Torrell Jasper, a.k.a. Black Rambo (35) – Schiever, Louisiana
(in the background, Allen Craff, Tyrone Gathen, James J. Herbert)

Every day, nearly six hundred thousand people wait for Torrell Jasper to make his appearance on Instagram and show off one of his guns. To find him, just type in “Black Rambo,” a nickname he’s extremely proud of, and make sure you don't end up on his son’s account by mistake (at 13, he’s already trying to make a name for himself on social media). Torrell, now 35, learned to shoot from his father as a child. A former Marine, he spent a few years in war zones, “where pulling the trigger and hitting the target was a question of life or death.” Now, back in civilian life and working as an A/C systems installer, Torrell, a.k.a. Black Rambo, mostly just has fun with his guns. People have fun watching him, too. About a hundred different manufacturers of firearms and related paraphernalia have, over the years, asked him to use and promote their products, and he loves being the center of attention at least as much as he loves owning a flamethrower. “There are no weapons I would ban ordinary citizens from owning, but if I had to name one, well, a bazooka isn't really something you need,” he admits. That said, he has no fear that an item in his arsenal might be dangerous for his young children or for any of his many followers. “It’s not guns that hurt people, it’s the people holding the guns.” 

I couldn’t say which weapon is my favorite. I can’t choose just one. I love them all. That’s why I buy so many. 


The first gun I ever bought was an AK-47.
© Gabriele Galimberti

Il direttore artistico Bononi: “Abbiamo un ruolo anche nelle storie più lontane”

“L'idea che sta alla base della nascita di IMP - spiega il fotogiornalista e direttore artistico del Festival, Riccardo Bononi - è la convinzione che il fotogiornalismo oggi sia il più rapido accesso alle storie e ai dibattiti internazionali e in grado di connettere i quattro angoli del mondo, una modalità per rendere ciascuno partecipe e consapevole del proprio ruolo fondamentale anche nelle questioni più controverse e geograficamente lontane”. Una fotografia che quindi è la base per un linguaggio universale, un ponte tra popoli e luoghi diversi capace di superare i confini invisibili tra culture.

leggi anche

Anish Kapoor, le opere dell'artista in mostra a Venezia. VIDEO

Andrea Star Reese
© Andrea Star Reese

Lifestyle: I più letti