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"Fare una call" e "bookare": la classifica degli anglicismi più odiati dagli italiani

Lifestyle

Raffaella Cesaroni

Ecco quali sono le espressioni e le parole che non sopportiamo più mentre lavoriamo. A svelarlo un sondaggio di Preply.com 

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“Perdonami, ti devo lasciare, devo fare una call!”. Sarà forse perché è davvero antipatico quando qualcuno ci liquida così che “fare una call” è diventata una delle espressioni che siamo più stufi di sentire? O, piuttosto, ne abbiamo fatte talmente tante di call a causa della pandemia che davvero non ne possiamo più? Oppure, più in generale, non sopportiamo i tanti, troppi anglicismi di cui abbiamo riempito le nostre conversazioni? 

Parole inglesi e anglicismi

E’ un fatto ormai che, soprattutto nel mondo del business, la frequenza nell’utilizzo di parole inglesi è talmente aumentata da essere diventata per molti anche fastidiosa. Anzi, in certi settori lavorativi si fa anche di peggio. Alcune parole inglesi vengono persino “italianizzate”, creandone di fatto di nuove, molto spesso anche bruttine. Un fenomeno che, negli ultimi anni, è stato favorito dall’utilizzo sempre più diffuso dei social media, spazio in cui nuove parole nascono ogni giorno e luogo ideale per il proliferare delle emoji, simboli pittografici raffiguranti oggetti, animali e faccine varie per rappresentare in maniera semplice e diretta concetti ed emozioni. 

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Il sondaggio di Preply.com

A fare luce su questo fenomeno ci ha pensato un recente sondaggio condotto da Preply.com, piattaforma globale per l’apprendimento delle lingue straniere che, addentrandosi nella vita del mondo aziendale ha scovato quali sono le parole e le espressioni più odiate da chi gli uffici li frequenta. Ecco spuntare quel “Fare una call” che non sopporta più nessuno, espressione seguita dall’anglicismo “Bookare” che, partendo dal verbo inglese “to book”, viene utilizzato per indicare la firma di un contratto con un artista per una sua esibizione, oppure per prenotare uno spazio pubblicitario. Il 40% e 38% degli intervistati ha trovato queste frasi fastidiose!
Nell’elenco delle parole che la maggior parte degli intervistati – il 33% - ha indicato come insopportabili spiccano “Impruvare” (migliorare, non si capisce perché non utilizzare il bellissimo verbo italiano!) e “Shareare” (condividere).  Odiata dai più anche l’abbreviazione Asap, che sta per as soon as possible, cioè il prima possibile!
Seguono a ruota nella black list delle parole meno amate il positioning (22%), il brainstorming (20%), loggarsi (19%), lo strat plan (19%), coffee break (18%).

Emoji e emoticon

A proposito di emoji, invece, i risultati del sondaggio mostrano come potrebbero presto diventare un ricordo del passato, almeno quando si tratta di comunicazioni aziendali e, in generale, nel contesto lavorativo. A leggere i risultati, infatti, le diverse generazioni sono tutte d’accordo. Il 66% degli intervistati ritiene che l’uso delle emoji nelle comunicazioni aziendali siano inappropriate. Il 67% degli intervistati pensa che le emoticon abbiano svilito o, comunque, reso eccessivamente informale le comunicazioni di lavoro.

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