Il grande Gatsby, il classico di Fitzgerald diventa un fumetto

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Gabriele Lippi

Primo adattamento grafico per il capolavoro della letteratura mondiale, che trova nuova vita grazie ai testi di Fred Fordham e ai disegni di Aya Morton. Pubblicato in Italia da Tunué

L’adattamento a fumetti di un classico della letteratura non è mai un’impresa semplice, ma esistono romanzi che sembrano respingere sistematicamente l’idea di una versione in cui le immagini prevalgano sulla parola. Il Grande Gatsby di Francis Scott Fitzgerald è uno di questi. La prosa dell’autore è vera protagonista del racconto, più di personaggi che sembrano avere la semplice funzione di accompagnarne e assecondarne l’eleganza con le loro caratterizzazioni e le loro azioni. Per questo l’adattamento cinematografico di Baz Luhrman è in larga misura insoddisfacente e per questo si è atteso decenni prima di vedere l’opera proposta in tavole, vignette e baloon.

Gatsby
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Una storia che non ha perso fascino

L’impresa è stata finalmente compiuta da Fred Fordham (ai testi) e Aya Morton (ai disegni), per un volume che in Italia è stato recentemente pubblicato e distribuito da Tunuè (208 pagine, 19,90 euro). La storia è ovviamente la stessa del romanzo, quella dell’enigmatico anfitrione Jay Gatsby raccontata dalla voce di Nick Carraway, giovane catapultato a New York dal Midwest dopo aver partecipato alla Grande Guerra. Ed è la storia di un amore lungo, immortale e impossibile, di quelli per cui si è disposti a compiere ogni tipo di azione, una storia di invidie, malelingue, diffidenza, di incontri e scontri tra classi sociali, di progressismo e conservatorismo.

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Un inizio ricco di didascalie

Più che sulla trama è interessante concentrarsi su come sia avvenuto il passaggio dal romanzo al fumetto. Un passaggio meno traumatico del previsto, dal momento che Fordham usa molto generosamente le didascalie, spesso preferendole ai balloon. Le prime sette tavole sono interamente raccontate attraverso riquadri che raccontano i pensieri di Carraway, bisogna arrivare a pagina otto per trovare i primi dialoghi. Da quel momento in poi, però, si instaura un efficace equilibrio che regge fino alla fine trovando nei disegni di Morton un perfetto punto di congiunzione.

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Uno stile grafico classico e vintage

Lo stile delle illustrazioni è classico, vintage, statico. I personaggi sono fotografati in pose ed espressioni fisse, la colorazione tenue aumenta il senso di immersione in un contesto quasi onirico, sicuramente distante dall’esperienza comune. Ed è uno stile che sembra calzare a pennello sulle atmosfere dipinte da Fitzgerald, su quei ruggenti anni ’20 fatti di esagerazione e ostentazione, di un’opulenza fragile e destinata a crollare prima della fine del decennio.

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Un adattamento che non snatura l'originale

L’adattamento funziona perché accarezza l’originale, non lo snatura. Vi si approccia con la delicatezza dovuta a un classico immortale della letteratura, senza voler stravolgere trama, personaggi o visione dell’autore. Ne conserva l’eleganza della prosa e probabilmente ne innalza trama e intreccio, non più soffocati dai vocaboli e dalla sintassi di Fitzgerald. Così si scopre davvero Jay Gatsby, un po’ alla volta come accade a Carraway, lo si odia e poi lo si ama, si è diffidenti nei suoi confronti e si prova empatia. E alla fine ci si schiera con lui, anima candida e genuinamente generosa in mezzo a una società di squali. 

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