Lady Oscar, 28 anni fa la prima edizione italiana del manga
LifestyleIl 30 marzo del 1993 usciva nel nostro Paese il fumetto di Riyoko Ikeda. L'Italia, che aveva conosciuto Oscar grazie alla serie animata, poteva così scoprirne una versione diversa da quella apparsa in tv. Un personaggio ancora estremamente attuale e potente, capace di influenzare una intera generazione di lettrici, recentemente tornato con un nuovo cofanetto di prestigio pubblicato da J-Pop
Il 30 marzo del 1993, a oltre vent’anni dalla sua uscita in Giappone, arrivava in Italia Lady Oscar, il manga di Riyoko Ikeda che ha segnato una intera generazione di lettrici. In Italia Oscar era diventata famosa undici anni prima, con l’approdo sulle reti nazionali della serie tv animata. Una donna cresciuta come un uomo, vestita come un uomo, che fa cose che – in teoria – sembrerebbero riservate agli uomini. Una gender bender ante-litteram, decisamente ante-litteram se si considera che le vicende narrate nel manga e nella serie tv sono ambientate nella Francia pre-rivoluzionaria, alla corte di Luigi XVI e Maria Antonietta d’Austria.
Una figura femminile forte che abbatte le barriere di genere
Le rose di Versailles, questo il titolo originale dell’opera, è stato recentemente riproposto in uno splendido cofanetto da J-Pop. Una versione prestigiosa che restituisce all’opera tutta la sua dignità e importanza e che ha portato a un grande lavoro redazionale. “Lady Oscar ha regalato a una generazione di spettatrici giovani e adolescenti la figura di una donna fortissima che magari aveva anche un po’ di conflitto interno sulla sua natura ma era comunque un capitano delle guardie del palazzo a Versailles – spiega Georgia Cocchi Pontalti, curatrice del cofanetto – un personaggio molto empowering, che ha trasmesso l’idea della possibilità di fare qualsiasi cosa”.
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Una nuova eroina nel panorama manga
Qualcosa di rivoluzionario, senza dubbio, nel panorama fumettistico giapponese (e non solo) di un’epoca in cui i manga pensati per un pubblico femminile erano perlopiù dei rosa scritti, disegnati ed editati da team di soli maschi. “All’epoca venivamo anche da una serie di eroine comunque forti ma sicuramente un po’ più morbide e delicate, come Candy Candy e Georgie, molto più sognanti come stile e attitudine alla vita. Lady Oscar invece è un personaggio sempre fuori dalle regole e dalle convenzioni”.
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Da comprimaria a protagonista in corso d'opera
Un personaggio di finzione ispirato a una figura maschile e che, nei piani iniziali dell’autrice, non doveva certamente essere la protagonista: “Riyoko Ikeda voleva parlare delle donne esistenti a corte, lo spazio maggiore, soprattutto all’inizio, è dedicato a Maria Antonietta. Oscar nasce come un personaggio che fa da collante, che deve portare il lettore dentro Versailles, ma a un certo punto diventa inevitabilmente protagonista”. Una figura capace di vivere quasi di vita propria e costruirsi da sola: “La stessa Ikeda ha raccontato di non aver saputo dall’inizio chi sarebbe stato il love interest di Oscar, solo col tempo si è resa conto che non poteva essere altri che André”.
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L'arrivo ritardato del manga in Italia
Il manga di Riyoko Ikeda esce nel 1972 in Giappone, per sette lunghi anni si attende la sua trasposizione in anime, mentre la Oscar mania è già esplosa ed è stato creato un prodotto quasi gemello, La stella della Senna, per rispondere in qualche modo alla moda della Rivoluzione Francese fatta scoppiare da Le rose di Versailles. In Italia l’anime arriva nel 1982, il manga, come visto, solo nel 1993. “Nell’84 Fabbri lo aveva già pubblicato su rivista, in uno di quelli che all’epoca venivano definiti giornaletti, ma non ancora in volumi singoli e autonomi. La fruizione del manga al tempo era totalmente diversa rispetto a quella di oggi”.
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Le differenze tra manga e anime
Questo distacco ha teso a imporre nell’immaginario collettivo italiano una Oscar e una storia molto diverse da quelle originali. Il manga ha una verve comica che si perde completamente nel cartone che nella sua versione giapponese mostra una Oscar impegnata a nascondere il suo genere, mentre nel manga il fatto è cosa nota a corte. La versione italiana – che recupera la palese femminilità di Oscar – ha poi subito diversi tagli di censura in alcune scene, come quella in cui Rosalie scambia Oscar per un uomo e, disperata, prova a offrirsi a lei come prostituta. Anche per questo, “Riyoko Ikeda non ha mai riconosciuto l’anime come una sua opera, non lo ha mai apprezzato”, spiega Georgia Cocchi Pontalti.
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Una minuziosa ricostruzione storica
Ma a rendere imprescindibile Le rose di Versailles non è solo la qualità delle storie e delle tavole, non è solo la questione di genere e il notevole aspetto di empowerment femminile così avanti coi tempi eppure così attuale. Quella di Riyoko Ikeda è anche una straordinaria opera in cui le dinamiche di corte e le vicende storiche sono ricostruite minuziosamente. Una finestra aperta sulla vita di Maria Antonietta e sulla realtà di Versailles, su come la monarchia francese imboccò il viale del tramonto avviandosi verso la fine che tutti conosciamo. Documentandosi “con incredibile minuzia sulle scarse fonti reperibili all’epoca in Giappone, perlopiù biografie romanzate di Maria Antonietta”, Riyoko Ikeda ha costruito un affresco estremamente interessante e realistico, tanto che, conclude la curatrice dell’ultima edizione italiana, “non è eccessivo sostenere che noi abbiamo studiato la Rivoluzione Francese più con Oscar che sui libri di storia”.