Chi è Louise Glück, la voce della poesia americana che ha conquistato Stoccolma

Lifestyle

Filippo Maria Battaglia

Settantasette anni, docente a Yale, da anni è considerata una delle protagoniste della letteratura statunitense ma in Italia è rimasta sostanzialmente ignorata. La poetessa Elisa Biagini: “Ha una lingua precisa e di forte impatto emotivo e usa spesso il contesto familiare come una lente per osservare il mondo"

 

“Un percorso molto approfondito, coerente e spietato; e, insieme, una voce così lucida e diretta da creare con le proprie domande quasi disagio”. Così la poetessa Elisa Biagini commenta a Sky TG24 l’assegnazione del Nobel per la letteratura all’americana Louise Glück (LA LISTA COMPLETA DEI PREMI NOBEL 2020). 

 

Una lingua precisa e di forte impatto emotivo

I giurati di Stoccolma hanno ricordato come "l'infanzia, la vita famigliare e le relazioni con genitori e fratelli siano una tema che rimane centrale nel suo lavoro", e su questi temi insiste anche Biagini, che ne ha tradotto alcuni versi in un’antologia da lei curata e intitolata "Nuovi poeti americani" (Einaudi, 2006): "Glück - dice Biagini - presenta una lingua precisa, di forte impatto emotivo ma anche intellettuale, e usa spesso il contesto familiare come una lente di osservazione universale. E’ vero - aggiunge - nei suoi versi si parla di coloro che ci sono attorno; eppure, ciò diventa il pretesto per interrogarci sul nostro essere nel mondo”.

Nata a New York nel 1943,  Glück da anni vive a Cambridge ed è considerata una delle poetesse più importanti della letteratura contemporanea americana, tanto  da aver vinto il Pulitzer nel 1993 e il National Book Award nel 2014. In Italia, però, è sostanzialmente ignorata: in catalogo, oltre ai versi nell’antologia Einaudi, è presente poco altro, oltre a una pubblicazione, “L’iris selvatico”, per i tipi dell’editore Giano.

L'editoria e il ronzio sui soliti nomi

Una tendenza, racconta Biagini, non è certo inedita nell’editoria nostrana: “Siamo molto ossessionati dalla narrativa americana; sulla poesia, invece, lo siamo molto meno: da decenni, l’equazione editoriale vuole che la produzione in versi dell'America contemporanea sia solo quella della Beat Generation. Così, si è continuato a ronzare attorno a una serie di nomi importanti ma rappresentativi di un certo tipo di poesia, e tutti gli altri sono stati un po’ trascurati”. Per Biagini questa dimenticanza nasconde in realtà un tema decisamente più ampio: “Il problema, a dire il vero - conclude l'autrice di "Filamenti" - non riguarda la letteratura americana in sé ma tutta la poesia, anche la nostra, col quale ormai da decenni l’editoria ha qualche difficoltà in generale”.

Immagine

approfondimento

"Per scrivere bene basta fare l'anatra": il podcast sui libri

Lifestyle: I più letti