L'inchiesta della procura di Milano ha stabilito che i riders non sono lavoratori autonomi, ma vanno inquadrati come parasubordinati. Una decisione che potrebbe cambiare la vita di 60mila fattorini e rendere sorpassato il contratto nazionale firmato solo 6 mesi fa
Food delivery, un settore in forte crescita
Durante i mesi più duri del lockdown erano tra le poche figure che si vedevano in strada: in sella alla loro bici, alle loro spalle i cubi colorati per la consegna del cibo a domicilio. Hanno contribuito a tenere in piedi le finanze di molti ristoratori.
Quello della consegna di cibo a domicilio è un settore in forte crescita (e ancora di più durante la pandemia) che vale oltre 700 milioni di euro (due miliardi e mezzo se si considera anche la spesa e non solo i piatti pronti). E secondo le stime il giro d'affari raggiungerà nel 2021 il miliardo di euro. Secondo Coldiretti se ne servono quasi 4 italiani su 10.
La procura di Milano: 60mila riders da stabilizzare
Ma l’inchiesta condotta dalla procura di Milano e dai carabinieri del nucleo per l’ispettorato del lavoro, che ha stabilito multe per 733 milioni per le principali società del settore, ha portato alla luce condizioni di lavoro irregolari e ordinato l’assunzione di 60mila lavoratori.
I rider, che oggi sono considerati autonomi, dovranno essere stabilizzati come lavoratori parasubordinati con molte garanzie del lavoro subordinato. Anche perché secondo i Pm l’unica autonomia oggi consiste nello scegliere la fascia oraria in cui lavorare, mentre c’è una costante pressione ad accettare le corse per non essere retrocessi, a essere puntuali e rapidi anche a rischio di fare un incidente pur di fare in fretta. Il tutto per un guadagno mensile che difficilmente supera i 600 euro mensili.
Poche norme e un contratto nazionale contestato
Assodelivery, che riunisce Deliveroo, Glovo e Uber Eats, sostiene di avere sempre operato nel rispetto delle norme. Ma il problema è proprio che finora le norme erano poche e spesso stabilite dalle sentenze dei tribunali
Tanto che le condizioni di lavoro possono essere molto differenti da una società all'altra
Fino a settembre scorso la regolazione del lavoro dei riders è stata affidata alle sentenze dei tribunali, poi è arrivato il contratto nazionale (firmato però solo da Assodelivery - esclusa quindi Just Eat per la quale bisogna fare un discorso a parte, e un sindacato, l’UGL, e contestato da Cgil, Cisl e Uil).
In base al contratto il lavoro rimane a cottimo, basato sull’algoritmo che affida le consegne. È prevista una paga oraria con maggiorazioni in determinate condizioni, e l'assicurazione sanitaria. I rider però continuano a essere inquadrati come lavoratori autonomi. Alla luce dell'inchiesta della procura di Milano questo contratto probabilmente andrà riscritto.
Il caso Just Eat: trasformerà i riders in dipendenti
Intanto Just Eat, una delle società sotto inchiesta, ha da tempo annunciato che da quest’anno trasformerà i contratti di lavoro. I suoi riders diventeranno lavoratori dipendenti con contratto di lavoro subordinato, paga oraria di 9 euro all’ora e tutte le tutele di questo tipo di contratti: ferie, malattia, maternità, indennità per lavoro notturno festivi, copertura assicurativa e previdenziale