Zes, cos'è la Zona Economica Speciale per il Mezzogiorno e quali regioni ne fanno parte
EconomiaIntroduzione
“Abbiamo scelto di dare a questo territorio un'opportunità in più: il Consiglio dei ministri ha deciso di approvare la norma che consente di allargare la Zona Economica Speciale (ZES) anche alla Regione Marche e alla Regione Umbria”. Lo ha annunciato la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nelle scorse ore presentando proprio ad Ancona gli interventi del governo per le Marche, dove si voterà alla fine di settembre per le elezioni regionali, assieme al vicepremier, Antonio Tajani. “Grazie al governo ci sarà consentito di tornare ad essere una delle regioni più produttive d'Italia e d'Europa”, ha commentato il presidente della Regione Acquaroli. Critiche sono piovute dall’opposizione: “Le Marche non hanno bisogno di passerelle elettorali, ma di misure concrete, strutturali e durature. Serve un governo che non si ricordi della nostra regione solo quando si avvicinano le urne”, hanno dichiarato i deputati democratici marchigiani Manzi e Curti.
Quello che devi sapere
L’ingresso di Marche ed Umbria
- Dunque, anche Umbria e Marche saranno considerate ZES e le imprese del territorio potranno beneficiare di alcune agevolazioni. Ma cosa sono, nello specifico, le ZES? Come spiega il Dipartimento per le politiche di coesione e per il sud, il decreto-legge n. 124/2023 ha istituito, a partire dal 1° gennaio 2024, la Zona economica speciale per il Mezzogiorno - “ZES unica” che comprende (prima dell’ingresso di Marche ed Umbria) i territori delle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia, Sardegna e che va a sostituire quelle che erano considerate le Zone economiche speciali frammentate in diverse strutture amministrative.
PER APPROFONDIRE: Zes estesa a Marche-Umbria, cosa prevede il provvedimento e cosa cambia
Funzioni strategiche ed operative
- Alle dirette dipendenze del Ministro con la delega alla Coesione, era stata quindi istituita la Struttura di missione ZES a cui, si legge ancora, “è preposto un coordinatore, articolata in due direzioni generali ed in quattro uffici di livello dirigenziale non generale. La Struttura di missione è rinnovabile fino al 31 dicembre 2034 e ha i compiti di assicurare il supporto all'Autorità politica attraverso il coordinamento della segreteria tecnica con funzioni strategiche e operative, nonché all'aggiornamento del Piano Strategico ZES e promozione delle ZES. La Struttura di missione per la ZES è preposta a gestire le risorse destinate agli interventi strumentali alla realizzazione della Missione 5 Componente 3 (M5C3) – “Interventi speciali per la coesione territoriale” del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR)”.
L'impatto competitivo dell'intero Mezzogiorno
- La costituzione di un'unica ZES, spiegava il governo, mira a “massimizzare nello scenario internazionale l'impatto competitivo dell'intero Mezzogiorno con il suo già rilevante apparato produttivo, che rappresenta un potenziale da valorizzare nelle sue molteplici articolazioni settoriali e territoriali, con riconoscimento di eguali chance di sviluppo a tutti i territori dell'Italia meridionale e a tutte le imprese già insediate nel Sud, o che in esso volessero insediarsi. Ai fini di favorire una immediata e semplice conoscibilità della ZES unica e dei benefici fiscali riconosciuti alle imprese viene inoltre istituito il portale web della ZES unica nonché lo Sportello Unico Digitale ZES – S.U.D. ZES nel quale confluiranno gli sportelli unici digitali già attivati, nel sistema vigente, presso ciascun Commissario straordinario ZES, e che svolge le funzioni dello sportello unico per le attività produttive (SUAP)”.

Gli incentivi fiscali
- In poche parole, per zona ZES si intende un'area ben delineata e identificata. Le ZES non sono però solo una peculiarità italiana, ma sono considerate appunto quelle aree geografiche delimitate di uno Stato dove vengono concesse agevolazioni, incentivi fiscali e semplificazioni normative al fine di promuovere la crescita economica e sociale del territorio interessato.
Le ZES nel mondo
- Come detto, le ZES sono presenti anche in altre aree geografiche oltre al nostro Paese. Le prime era nate tra gli anni '60 e '70, sviluppandosi poi nel decennio successivo e registrando una decisa accelerazione tra gli anni '90 e quelli 2000. Ad oggi, esistono circa 6.000 ZES in circa 140 Paesi. La concentrazione più massiccia si ha in Cina, con circa il 50% del totale mondiale. In Europa, la maggior densità è in Polonia, dove la prima ZES è nata nel 1994, attraendo oltre 170 miliardi di euro di investimenti ed estendendo fino al 2026 le misure agevolative. Quella più sviluppata nel mondo è, invece, quella di Dubai.
Le ZES in Italia
- Nel nostro Paese, in particolare, le ZES sono state istituite nel 2017 con l’obiettivo di favorire lo sviluppo delle imprese presenti e l'insediamento di nuove attività nelle regioni del Mezzogiorno, anche grazie a semplificazioni degli adempimenti amministrativi e burocratici, agevolazioni fiscali e doganali. Ma per renderle operative è servito un processo piuttosto lungo. Prima erano divise in 8 macroaree poi, come accennato, dal 1° gennaio 2024, con il Decreto Sud è stata istituita una Zona Economica Speciale unica per il Mezzogiorno con l'idea di favorire una programmazione maggiormente integrata e coordinata ma, allo stesso tempo, conservare le specificità dei territori coinvolti.
Le richieste anche per Latina, Rieti e Frosinone
- Novità potrebbero riguardare anche il Lazio dove ci sono "le aree di crisi di Latina Frosinone e Rieti". Verrà chieesto "che possano rientrare" nella Zes, "avevamo presentato degli emendamenti anche nella scorsa finanziaria". Lo ha detto il vicesegretario della Lega, Claudio Durigon. Quanto alle polemiche sul tempismo della scelta da parte del governo (nelle Marche si vota a settembre), per Durigon "se le campagne elettorali servissero a creare cose positive ben vengano". La Zes - ha aggiunto - "deve essere utilizzata per dare risposte a tutte le aree di crisi e alle categorie dei settori in crisi, uno su tutti l'automotive".
L’obiettivo delle ZES
- Il fine ultimo delle ZES è quello di consentire lo sviluppo in alcune aree di aziende già operanti o favorire l'insediamento di nuove imprese in queste specifiche aree. Per esempio, i soggetti che investono nelle aree ZES possono ottenere varie forme di incentivi consistenti in agevolazioni di tipo fiscale, ma non solo.

I vantaggi delle imprese che operano nelle Zes
- Chi investe nelle ZES, come detto, può sfruttare alcuni vantaggi fiscali e normativi. Tra questi crediti d'imposta, riduzioni doganali, semplificazioni burocratiche e regolamenti più flessibili. Si può ottenere anche un sostegno alle esportazioni, tra cui gli incentivi per la produzione destinata ai mercati internazionali. Tra i vantaggi c’è anche l'applicazione di un credito d'imposta correlato alla quota del costo complessivo dei beni acquisiti.
Le condizioni per le aziende che scelgono le ZES
- Le condizioni fissate per ottenere agevolazioni investendo nelle ZES sono, di fatto, due. In primis le imprese devono mantenere le attività nella ZES per almeno cinque anni successivi al completamento dell'investimento oggetto delle agevolazioni, altrimenti vengono revocati i benefici concessi. In secondo luogo, poi, non devono essere in liquidazione o in fase di scioglimento.
Crediti di imposta per 2,551 miliardi
- Come sottolinea “Il Sole 24 Ore”, sotto il profilo delle agevolazioni fiscali rivolte alle imprese, è stato introdotto un contributo sotto forma di credito d’imposta a favore delle imprese che effettuano l’acquisizione di beni strumentali destinati a strutture produttive già esistenti o che vengono impiantate nella Zona economica speciale per il Mezzogiorno. Lo scorso anno sono stati quasi 7mila i soggetti che hanno richiesto il credito d’imposta per investimenti nella Zes unica, per un valore complessivo pari a 2,551 miliardi di euro, che verrà integralmente riconosciuto. Il credito, come spiegato, viene correlato all’ammontare degli investimenti realizzati dal 1° gennaio 2024 al 15 novembre 2024 nel limite massimo, per ciascun progetto di investimento, di 100 milioni di euro. Non sono agevolabili, riferisce ancora il quotidiano economico, “i progetti di investimento il cui costo complessivo sia di importo inferiore a 200mila euro”. Tra l’altro, la legge di bilancio di quest’anno ha permesso di allargare l’agevolazione agli investimenti realizzati dal 1° gennaio al 15 novembre 2025.