L’acronimo sta per Organization of Petroleum Exporting Countries e ne fanno parte le maggiori nazioni esportatrici. Fondata nel 1960 a Baghdad, il suo scopo è quello di coordinare le politiche legate all’oro nero a livello mondiale
"Organization of Petroleum Exporting Countries", ovvero Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio. È questo il significato dell’acronimo Opec, fondata nel settembre del 1960 a Baghdad, in Iraq, dai principali produttori del cosiddetto "oro nero" con lo scopo di gestire le politiche legate al petrolio a livello mondiale svolgendo una importante funzione di mediazione fra i loro interessi e le flessioni di prezzo del greggio. E non solo: i Paesi che ne fanno parte hanno anche stabilito accordi che prevedono aiuti di tipo economico e tecnico. Ma da gennaio 2019 non ne farà più parte il Qatar.
Chi fa parte dell’Opec
I Paesi che nel 1960 fondarono l’Opec erano cinque: Iraq, Iran, Kuwait, Arabia Saudita e Venezuela. In seguito sono state numerose le adesioni, anche se alcuni Paesi hanno poi lasciato l’organizzazione. Alle nazioni fondatrici, si sono aggiunti il Qatar nel 1961, Indonesia e Libia nel 1962, gli Emirati Arabi Uniti nel 1967, l’Algeria nel 1969, la Nigeria nel 1971, l’Ecuador nel 1973 e il Gabon due anni dopo. È invece del 2007 l’ultima nuova entrata nell’Opec e si tratta dell’Angola. Il Gabon e l’Indonesia hanno lasciato rispettivamente nel 1992 e nel 2007, salvo poi rientrare nel 2016. Il Qatar, invece, ha annunciato che lascerà l’organizzazione nel dicembre 2018. Per quanto riguarda la sede, in un primo momento era stata stabilita a Ginevra, ma a partire dall’1 settembre 1965 è stata trasferita a Vienna. Oggi circa il 78% delle riserve accertate di petrolio al mondo, nonché la metà di quelle di gas naturale, si trovano in territori Opec. È stato così calcolato che i membri di questa organizzazione siano i fornitori di circa 4/10 della produzione complessiva di petrolio e di quasi 2/5 di quella che deriva da gas naturale.
L’importanza storica dell’Opec
Anche da un punto di vista storico e politico l’Opec ha avuto un ruolo rilevante fin dalla sua fondazione. La funzione internazionale è stata subito chiara nel momento della prima grande crisi, avvenuta nell’ottobre del 1973, fra l’organizzazione e i Paesi consumatori di petrolio. In particolare nel contesto della guerra arabo-israeliana del Kippur, che scatenò l’embargo petrolifero contro Stati Uniti, l’Olanda e la Danimarca. Una crisi che provocò anche la vertiginosa crescita del prezzo del greggio da 3,01 a 11,65 dollari al barile. Anche negli anni seguenti le dinamiche storiche e politiche hanno dimostrato come l’Opec fosse un’organizzazione particolarmente influente. Tra gli eventi decisivi nella storia dell’Opec ci sono gli accordi del 1983 e 1984 (in cui vennero introdotte forme di autodisciplina e furono stabilite quote massime di produzione per ciascun Paese), la crisi del Golfo del 1990 (che causò l’interruzione temporanea di questi accordi dovuta all’occupazione del Kuwait da parte dell’Iraq), il blocco delle esportazioni di petrolio dall’Iraq dopo la guerra del Golfo e la scomparsa dell’Unione Sovietica con le conseguenti oscillazioni nella produzione di petrolio dei territori che le appartenevano. Inoltre, tra la seconda metà degli anni ’90 e gli inizi del nuovo millennio, l’Opec è stata costretta a rivedere più volte gli accordi sulla produzione per garantire un mercato petrolifero più stabile. L’obiettivo era quello di contenere il prezzo dell’oro nero dato il notevole aumento di richiesta da parte dei Paesi emergenti come la Cina.