Introduzione
Gli istituti europei escono dalla stagione dei tassi alti con i bilanci rimpolpati, un capitale complessivamente "solido" e una qualità dei prestiti "robusta". Lo ha detto la Bce, la Banca centrale europea, che però ha anche precisato di non essere intenzionata ad abbassare la guardia. Anzi, alza lievemente i requisiti patrimoniali in vista del 2025, che porta con sé una serie di rischi: dal quadro geopolitico sempre più incerto al commercio globale, fino al real estate commerciale.
Questo emerge dal processo di revisione e valutazione prudenziale (supervisory review and evaluation process, Srep) stilato dall'Eurotower per il 2024 insieme alle priorità di vigilanza per il 2025-27. Infine la Bce ha anche aggiornato la classifica degli istituti bancari considerati più solidi secondo i requisiti di capitali individuali. In Italia spiccano soprattutto Credem, Mediolanum e Banca Intesa.
Quello che devi sapere
Come funziona il monitoraggio Bce
- La Bce prende in considerazione per il proprio monitoraggio il Pillar 2 Requirement (P2R), cioè il requisito di secondo pilastro: si tratta di un requisito patrimoniale specifico della banca che si unisce al requisito di primo pilastro, cioè il patrimoniale minimo, in alcuni casi. È giuridicamente vincolante: gli istituti bancari sono sottoposti a vigilanza e sanzioni se non lo rispettano. Per capire la valutazione della Bce bisogna chiarire che un P2R basso indica – in genere – maggiore solidità: l’istituto in questione deve infatti mantenere un livello di capitale supplementare inferiore per far fronte ai rischi
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Credem
- Per il quinto anno di fila, fra le banche con il P2R più basso – e quindi fra quelle ritenute più solide – c’è Credem, che registra un valore pari all’1%. Seguono Intesa Sanpaolo e Banca Mediolanum (quinte a livello europeo) pari con 1,5%. Poco dopo c’è Mediobanca, sedicesima in Europa, con 1,75%. Al 33esimo posto Unicredit e Fineco, con il 2%. Valori superiori al 2% li hanno Banco Bpm (2,52%), Bper (2,25%), Mps (2,75%), Iccrea (2,80%) e Banca Popolare di Sondrio (2,79%)
Il trend dei pagamenti digitali
- Dal sondaggio annuale Bce, inoltre, emerge anche come nell'Eurozona i pagamenti digitali crescano, seppure a un tasso meno impetuoso del passato. Dopo il balzo post pandemia infatti il trend è diventato più graduale, spinto dall'innovazione tecnologica che ha portato sicurezza e rapidità e dai cambiamenti nell'offerta. Quando si va a pagare in un negozio, al bar, in un'officina o al supermercato nella zona euro si utilizza oramai quasi una volta su due (48%) una carta o una app. Una quota che scende al 38% in Italia dove comunque negli ultimi due anni il contante ha perso diverse posizioni (-9%)
Il contante resiste
- I pagamenti digitali sono quote consistenti considerando che non tengono conto di quelli per beni e servizi acquistati online. Complice anche la diffusione del commercio elettronico e la possibilità di pagare digitalmente bollette. Il contante però resiste. La maggioranza delle persone intervistate dal report (62%) ritiene importante comunque avere i contanti come opzione di pagamento. L'indagine infatti nota come il 55% preferisca nei negozi pagare con la carta, un numero che è rimasto stabile. Anche per questo, la Bce è impegnata a "proteggere la libertà dei consumatori" di "pagare in digitale o contanti", "ora e nel futuro" anche con lo sviluppo dell'euro digitale" afferma il componente del baord della Bce Piero Cipollone: "Ci stiamo dedicando ad assicurare opzioni di pagamenti sicure, efficienti e inclusive"
Scenari nel 2025
- Nonostante la tenuta delle banche europee, che un decennio dopo l'avvio della vigilanza unica sono "una fonte affidabile di finanziamento", la Bce mantiene alta l'attenzione e si prepara a un 2025 complesso, con il prossimo insediamento di Trump che ha ulteriormente infiammato le quotazioni di Borsa verso nuovi massimi storici negli Usa, e con un livello di incertezza ben rappresentato dalle attività crypto. Se finora l'approccio a livello G20 era di massima prudenza se non di manifesta ostilità visti i rischi elevati, il nuovo presidente Usa vuole metterle fra le riserve della Fed: "Dovremo vedere la direzione" dei negoziati, spiega la presidente del Consiglio di vigilanza, Claudia Buch. Nel 2025, poi, una serie di nodi promettono di arrivare al pettine, dalla guerra in Ucraina alla promessa di nuovi dazi che rischia di trasformarsi in escalation. Fra i problemi interni, poi, c'è l'esposizione alla proprietà immobiliare commerciale che ha pesato, sotto forma di una valutazione peggiore, sull'11% delle banche vigilate. E anche se i crediti deteriorati sono sui minimi storici", la Bce promette "una gestione proattiva del rischio"
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