Introduzione
Il sostegno futuro dell'Unione Europea all'Ucraina passa (anche) dall'utilizzo degli asset russi. Si tratta di soldi investiti da grandi oligarchi e piccoli risparmiatori russi per acquistare titoli di Stato occidentali in stato di congelamento dal 1° marzo 2022, pochi giorni dopo l'inizio dell'aggressione da parte di Mosca, come parte del primo pacchetto di sanzioni europee. Ecco a quanto ammontano e cosa sapere
Quello che devi sapere
Cosa sono gli asset e quanto valgono
Non solo titoli di Stato. Nell'elenco degli asset russi rientrano anche obbligazioni, quote societarie e riserve monetarie della Banca Centrale della Federazione Russa. Di questo tema si è parlato anche nell'ultima puntata di Numeri, approfondimento di Sky TG24: il valore complessivo di questi beni congelati sfiora i 330 miliardi di euro, di cui la maggior parte - 210 miliardi - si trovano all'interno dell'Unione europea.
Per approfondire:
La rubrica di Carlo Cottarelli: “Tutto quello che sappiamo sugli effetti di un anno di Trumponomics”
Dove sono custoditi
La quota principale di asset, circa 190 miliardi, viene custodita in Belgio. A detenere la restante parte sono banche specializzate sparse tra Francia, Svizzera, Lussemburgo, Stati Uniti e altri Paesi.
Il ruolo di Euroclear
Nata nel 1968 come branca della banca d'affari statunitense JP Morgan, Euroclear è specializzata nella gestione delle obbligazioni sul mercato europeo. Nel 2024 ha superato i 40mila miliardi di euro in deposito, in crescita dell'8% sull'anno precedente, diventando uno "snodo" nelle transazioni finanziarie globali.
L'intesa del G7 del 2024 a Borgo Egnazia
Da marzo 2022 Euroclear custodisce i fondi russi insieme ad altre finanziarie, come le londinesi Hong Kong and Shanghai Banking Corporation (Hsbc) e Barings. Si tratta di soldi congelati ma non confiscati in base al diritto internazionale il cui deposito negli anni ha generato miliardi in rendimenti. Nel 2024 il G7 di Borgo Egnazia, in Puglia, ha dato disco verde all'Extraordinary Revenue Acceleration, piano per dirottare il 75% degli interessi maturati in un fondo speciale destinato alla ricostruzione dell'Ucraina. La restante quota di profitto, pari al 25% verrebbe invece versata al fisco belga.
Il fondo per la ricostruzione ucraina
L'utilizzo dei profitti mira al rimborso del prestito da 50 miliardi di dollari frutto di un accordo tra Stati Uniti, Unione Europea, Uk, Canada e Giappone. I primi 20 miliardi sono stati sbloccati da Washington nelle ultime settimane di amministrazione Biden, altrettanti sono stati versati ad aprile 2025 da Bruxelles. Mentre Londra, Ottawa e Tokyo hanno contribuito con 3 miliardi ciascuno. Il progetto ha visto una conferma in occasione del G7 di Kananaskis del giugno 2025. I pagamenti da parte di Euroclear procedono tuttavia a rilento: 9 miliardi versati in due anni.
Il dibattito sull'uso futuro degli asset
Con il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca e le crescenti difficoltà, sia finanziarie sia sul campo, il dibattito sugli asset russi congelati è tornato di attualità tanto che i leader europei si confrontano sulla possibilità di utilizzarli come garanzia per i prestiti da inviare a Kiev alla soglia del quarto anno di guerra.
L'ipotesi di un maxi-bond Ue
Tra le ipotesi più accreditate spicca la collocazione da parte della Commissione Europea presso Euroclear di un maxi-bond da 90 miliardi di euro mirato a garantire, per un paio di anni, liquidità all'Ucraina per far fronte alle spese urgenti, dalle forniture di armi alla riparazione delle infrastrutture danneggiate dagli attacchi russi. Con la recrudescenza del conflitto non è escluso che il valore dell'obbligazione possa lievitare. Come affermato da Kaja Kallas, Alto rappresentante per la Politica Estera dell'Ue, un'altra possibilità, più immediata, passa dell'emissione di eurobond, sulla falsa riga dei finanziamenti destinati ai Pnrr nazionali, un'ipotesi scartata per l'ostilità dei Paesi "frugali", dall'Olanda all'Austria e alla Svezia.
I timori del Belgio
La questione, nella quale si intrecciano interessi finanziari e geopolitici, è particolarmente delicata anche dal punto di vista legale. Il Belgio, in particolare, dove ha sede Euroclear, teme le ritorsioni russe. Nell'ipotesi in cui Bruxelles decidesse di andare fino in fondo la Banca Centrale di Mosca, forte dei 75 miliardi di riserve congelate, ha già paventato una pioggia di ricorsi presso le corti internazionali anche a nome degli investitori privati.
Per approfondire: Asset russi, timore per ritorsioni di Mosca: qual è la situazione dei capitali stranieri?
I Paesi favorevoli allo sblocco
Francia, Germania e Polonia sono tra i Paesi Ue che premono per un utilizzo attivo degli asset russi anche come strumento di pressione per spingere Mosca ad accettare il piano di pace. Secondo tale ipotesi Kiev si impegnerebbe a restituire il prestito all'Unione una volta ricevute le riparazioni di guerra dalla Russia.
Ungheria contraria, Italia cauta
Sull'altro fronte Paesi come Ungheria, Repubblica Ceca e Bulgaria hanno espresso dubbi sull'opportunità di ricorrere agli asset di Mosca. Perplessità sono state sollevate anche dall'Italia che pur comprendendo l'urgenza chiede di valutare un'alternativa. Fuori dall'Unione Europea, Trump si è proposto di gestire il dossier, nonostante gli Usa detengano una quota minima di asset russi, circa 5 miliardi di dollari. Mentre nel Regno Unito, il governo Starmer trasferirà a Kiev 2,5 miliardi di sterline frutto della vendita del Chelsea del patron russo Abramovich.
Per approfondire: Consiglio europeo, Merz: "Su asset russi troveremo una soluzione". Orban: "Idea stupida"