Black friday e inflazione: negli Usa i più poveri non comprano più

Il malessere legato al costo della vita negli Stati Uniti è sempre più diffuso, come dimostra il crescente utilizzo della parola “affordability” da parte dei politici democratici e repubblicani. Una recente indagine del Washington Post sugli acquisti effettuati dagli americani nel periodo compreso tra il Black Friday e il Cyber Monday, dimostra infatti che il disagio economico è più concreto che mai, anche se riguarda soprattutto le famiglie con i redditi più bassi. I dati analizzati dal quotidiano della capitale, basati sul monitoraggio di milioni di transazioni effettuate con carte di credito e debito, mostrano che le famiglie americane più ricche hanno addirittura speso il 2,8% in più rispetto all’anno scorso, mentre quelle più povere hanno ridotto gli acquisti in misura quasi diametralmente opposta . Ciò rappresenta un’inversione di tendenza rispetto alle dinamiche osservate nel 2024, quando l’aumento della spesa aveva riguardato tutte le fasce di reddito, con i più poveri che rispetto all’anno precedente avevano addirittura registrato un incremento maggiore di quello relativo ai più ricchi . Bisogna oltretutto ricordare che quello in questione è un periodo di promozioni, durante il quale moltissime aziende propongono offerte e prezzi ribassati. I dati celano dunque una doppia verità: chi ha redditi alti ha usufruito più dell’anno scorso degli sconti, mentre le famiglie con redditi bassi non solo non sono nemmeno riuscite a fare altrettanto, ma hanno ridotto la loro partecipazione alle promozioni, rinunciando anche del tutto allo shopping natalizio anticipato. Secondo gli analisti, il persistere dell’inflazione e il costo elevato dei beni essenziali hanno reso impossibile per molti approfittare del periodo del Black Friday per fare scorte, comprare prodotti non essenziali o acquistare regali, come succedeva in passato. Il risultato è una stagione di consumi che, nel complesso, non appare negativa, ma è trainata quasi esclusivamente dalle fasce più abbienti della popolazione. Gli economisti parlano di una “biforcazione” dei consumatori sempre più accentuata: da un lato, il potere d’acquisto dei redditi bassi è schiacciato dall’aumento delle spese essenziali, come bollette, beni alimentari e affitti; dall’altro, i cittadini più ricchi continuano a spendere con relativa facilità, favoriti dalla crescita del valore delle case, dai buoni rendimenti dei mercati finanziari e da un aumento dei redditi molto più sostenuto rispetto al resto della popolazione. Questa disuguaglianza si riflette anche nei dati più generali sull’economia statunitense, che indicano come di recente la quota di spesa attribuibile al 10% più ricco della popolazione abbia raggiunto livelli senza precedenti, arrivando a rappresentare quasi la metà dei consumi totali. Gli effetti negativi sul consenso per Donald Trump sono già sotto gli occhi di tutti: la popolarità del presidente è al suo minimo dall’inizio del mandato e il motivo principale è proprio l’inflazione. Trump l’anno scorso aveva vinto le elezioni promettendo proprio di abbassare i prezzi e conquistando così centinaia di migliaia di voti soprattutto tra le fasce di popolazione meno abbienti, scontente dell’operato di Joe Biden dopo tre anni di inflazione alle stelle. Per ora, tuttavia, il presidente non solo non è riuscito a mantenere la promessa, ma ha addirittura peggiorato la situazione, introducendo dazi commerciali che hanno finito per riversarsi sul consumatore finale.

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Black friday e inflazione: negli Usa i più poveri non comprano più

Gianluca De Feo