Imu, Milano-Roma e non solo: le città in cui si paga di più e quelle dove costa meno

Economia
©IPA/Fotogramma

Introduzione

La mappa dell'Imu, in Italia, rappresenta un vero e proprio mosaico di cifre differenti, una sorta di "lotteria fiscale" che scaturisce da valori "obsoleti" e da aliquote locali "che alimentano ingiustizie e disuguaglianze". A sostenerlo è la Uil che, proprio nell'ottica della scadenza prevista per il pagamento della Imposta Municipale Unica fissata al 16 dicembre, ha fatto riferimento ad un sistema "diseguale e confuso" all'interno del quale, a parità di condizioni economiche, il prelievo varia in maniera evidente da un Comune ad un altro e tra differenti categorie catastali.

Quello che devi sapere

Gli italiani coinvolti dal pagamento

Come chiarisce anche il Mef, l'Imu è l’imposta "dovuta per il possesso di fabbricati, escluse le abitazioni principali classificate nelle categorie catastali diverse da A/1, A/8 e A/9, di aree fabbricabili e di terreni agricoli ed è dovuta dal proprietario o dal titolare di altro diritto reale (usufrutto, uso, abitazione, enfiteusi, superficie), dal concessionario nel caso di concessione di aree demaniali e dal locatario in caso di leasing". In questo senso si versa sulle prime case solo se di lusso, sulle seconde case, sugli immobili commerciali, sui fabbricati e sui terreni. I proprietari chiamati alla cassa sono oltre 26 milioni in Italia e per il 41%, ricorda la Uil, sono "lavoratrici e lavoratori dipendenti e pensionati". Il gettito complessivo annuo è pari a 19,4 miliardi di euro. 

 

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Le città dove si paga di più

Proprio stando a quanto emerso da uno studio condotto dal servizio Stato sociale, politiche fiscali e previdenziali, immigrazione dello stesso sindacato, a fronte di una media nazionale di 977 euro, l'Imu sulle seconde case pesa soprattutto sui proprietari che abitano nelle grandi città del Centro Nord. Ecco quanto emerso:

  • a Roma si pagano 3.499 euro
  • a Milano 2.957
  • a Venezia 2.335
  • a Torino 1.984
  • a Firenze 1.973

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Le città "più economiche"

Come segnalato dalla Uil, le cifre cambiano profondamente a seconda della città di riferimento e, all'opposto, ecco quelle in cui la spesa per l'Imu risulta più bassa per il 2025:
 
  • a Palermo si pagano 391 euro
  • a Pesaro 394 euro
  • a Cosenza il costo è pari a 395
  • ad Enna sono da pagare, invece, 460 euro

 

Serve "maggiore progressività"

"I dati restituiscono un quadro iniquo" Questo il commento allo studio da parte del segretario confederale Santo Biondo. "Servono valori che rispecchino il mercato, con verifiche periodiche e criteri omogenei su tutto il territorio nazionale", ha spiegato. Il tutto, ha aggiunto, mantenendo il gettito complessivo invariato."Urge maggiore progressività: chi possiede patrimoni immobiliari di alto valore, case di lusso o immobili lasciati vuoti deve contribuire di più, mentre chi ha redditi medio-bassi, famiglie numerose o affitta a canone concordato deve beneficiare di sconti automatici e tutele certe", ha sottolineato ancora Biondo. 

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I dati utilizzati per la ricerca

Il sindacato, tra l'altro, ha spiegato come ai fini della ricerca, facendo riferimento agli estimi catastali di ogni provincia, sia stata calcolata la rendita media degli immobili per cui è dovuta l’Imu. Fatta questa elaborazione, come previsto dalla normativa vigente, questa rendita media è stata rivalutata del 5% e moltiplicata per il coefficiente di riferimento. A questo valore, poi, sono state applicate le aliquote estrapolate dalle delibere comunali pubblicate sul sito del Dipartimento delle Finanze. L'Uil, come già accennato, ha poi ribadito che l'imposta municipale propria "non è dovuta sull'abitazione principale (a meno che non rientri tra le abitazioni di lusso delle categorie A/1, A/8 o A/9), ma su seconde case, immobili commerciali, aree edificabili e terreni agricoli". 

Una "lotteria fiscale"

Sempre secondo Biondo, i dati emersi dallo studio parlano di una sorta di “lotteria fiscale”, derivante da valori obsoleti. Invece, ha riferito, il calcolo andrfebbe realizzato su "valori che rispecchino il mercato, con verifiche periodiche e criteri omogenei su tutto il territorio nazionale". La revisione, ha argomentato ancora Biondo, "dovrebbe essere a gettito complessivo invariato: si aggiornano le basi imponibili, si abbassa l’aliquota di riferimento e si correggono le storture, senza gravare su chi già paga il giusto" Inoltre, dal suo punto di vista, il segretario ha definito "intangibile l’esenzione sulla prima casa non di lusso", spiegando come "sia necessario uniformare le detrazioni comunali, per garantire pari trattamento ai cittadini con la stessa condizione economica, ovunque risiedano. Serve poi una regola nazionale chiara che definisca un range di aliquote entro cui i Comuni possano muoversi, con l’obbligo di spiegare pubblicamente ogni aumento. Meno discrezionalità e più responsabilità: se si alza l’aliquota, si deve dire con chiarezza per quali servizi e con quali risultati".

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La proposta

Per migliorare la situazione, secondo Biondo sarebbe opportuna "l’istituzione di una banca dati unificata (catasto, anagrafe, utenze e locazioni) come strumento essenziale per stanare le false pertinenze e gli immobili fittiziamente inutilizzati”. Questo perchp "recuperare la base imponibile significa alleggerire chi oggi paga per tutti. Inoltre, occorre una strategia unitaria che deve comprendere Imu, canone concordato, rigenerazione urbana e social housing per garantire meno penalità sugli affitti calmierati e più incentivi per chi ristruttura e rimette sul mercato l’invenduto e lo sfitto". Nel dettaglio e in conclusione, una riforma del catasto rappresenterebbe "il punto di partenza di un nuovo patto di fiducia tra Stato e cittadini che fornisca basi imponibili giuste, aliquote trasparenti e servizi misurabili. Solo così, si può chiedere a tutte e tutti di fare la propria parte senza sentirsi esattori di ingiustizie. La vera riforma fiscale inizia dal catasto: se non misuri bene, non puoi tassare bene. È una scelta di giustizia, equità e modernizzazione che il Paese deve avere il coraggio di fare, adesso”.

Attenzione al calcolo del saldo

Sempre sul tema, è intervenuta Confedilizia che ha invitato a fare attenzione al calcolo del saldo. Infatti, se sulla prima rata del 16 giugno, venivano applicate le aliquote e le detrazioni dei dodici mesi dell'anno precedente, senza particolari novità, per il prossimo versamento, invece, il calcolo del conguaglio va fatto sulla base delle aliquote che da quest'anno i Comuni devono individuare solamente tra le fattispecie tipizzate dal decreto ministeriale del 7 luglio 2023. In sostanza, a partire dal 2025 i Comuni non possono più diversificare liberamente le aliquote dell'Imu, ma possono solo fissarle approvando il prospetto delle aliquote redatto tramite l'apposita applicazione informatica disponibile sul portale del federalismo fiscale.

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