Università e lavoro, Psicologia: i laureati crescono, i salari no

Ci sono tanti ambiti nei quali la pandemia ha segnato un prima e un dopo. Uno di questi è quello della salute mentale. In seguito al periodo del Covid, con le restrizioni che lo hanno accompagnato, molti indicatori di disagio hanno fatto segnare un deciso balzo in alto, particolarmente tra i giovani, spesso all’interno di una tendenza che già mostrava un rialzo. Tutto questo per dire che viviamo in un’epoca nella quale sembra esserci più bisogno che mai di professionisti preparati ad affrontare le difficoltà psicologiche delle persone e aiutarle a ritrovare il proprio benessere mentale. Tra queste figure c’è sicuramente lo psicologo, un percorso scelto da un numero crescente di studenti. Secondo i dati del Ministero dell’Università e della Ricerca, negli ultimi sette anni abbiamo assistito a un aumento percentuale dei laureati in questa disciplina pari al 35%. Spiegato in altri termini: nel 2024, ultimo anno per cui sono disponibili dati completi, hanno conseguito una laurea magistrale biennale in Psicologia oltre un terzo di studenti in più rispetto al 2018. Ma quali prospettive occupazionali attendono questa quota crescente di giovani una volta che approdano nel mercato del lavoro? Proviamo a scoprirlo con l’aiuto di AlmaLaurea, il consorzio interuniversitario che elabora statistiche sull’università italiana. LAVORO E UNIVERSITÀ: GLI APPROFONDIMENTI IN PROGRAMMA Economia Giurisprudenza Ingegneria Medicina Informatica Architettura Formazione primaria Psicologia Politico-sociale Settore scientifico Tassi di occupazione Sono tanti, dicevamo. Di sicuro molti di più rispetto a qualche tempo fa. Di certo in costante aumento anno dopo anno. Tanto da giustificare un supplemento di ansia nella consueta domanda: ma poi troveranno lavoro? La risposta, almeno secondo i dati di AlmaLaurea, è rassicurante: a tre anni dalla discussione della tesi risulta infatti occupato l’84% dei laureati in Psicologia. Se si allunga la prospettiva a 5 anni, la percentuale sale di due punti percentuali. Comunque sia, siamo vicini ai nove laureati su dieci che possono dirsi “occupati”. Non si toccano le vette di Ingegneria, Informatica ed Economia e neanche di Formazione primaria. Tuttavia, non siamo neanche troppo lontani. Abbastanza vicini, invece, per affermare che trovare un posto di lavoro non è un problema, o almeno non è il problema principale per chi ha scelto questo percorso. Stipendio Milleduecentottanta euro netti al mese. Da qualunque punto di vista li si guardi non sono tanti. Anche dal punto di vista di qualcuno che si sia laureato da non troppo tempo. Soprattutto se ha effettuato almeno cinque anni di studio, un tirocinio e svolge un ruolo delicato che comporta notevoli responsabilità. Eppure proprio questa, 1.280 euro, è la cifra netta mensile che incassa un laureato in Psicologia a tre anni dal termine degli studi. Si tratta di una delle più basse tra i laureati di tutte le discipline che abbiamo fin qui esaminato nel corso di questa serie di approfondimenti dedicati all’università e all'occupazione. Va un po’ meglio solo se allarghiamo la finestra temporale fino ai cinque anni. In questo caso, il salario medio netto sale fino a 1.542 euro al mese. Questo piccolo salto in un biennio è in parte dovuto all’aumento della quota di laureati che in questo periodo riesce a svolgere un’attività professionale autonoma. Il lavoro “in proprio” passa infatti dal 32,6% dei laureati a tre anni dal diploma al 46,4% dopo cinque anni dal conseguimento del titolo. Nello stesso spazio di tempo si riduce la quota di coloro che lavorano nel non profit e cresce quella di chi è occupato nel settore privato . Questioni di genere E se lo stipendio per gli psicologi in generale è un problema, lo è ancora di più per le psicologhe. Nel settore infatti i maschi guadagnano mediamente di più. Il fenomeno, come abbiamo visto, non riguarda solo questo indirizzo di studi ma è generalizzato in tutte le discipline. Solo che in Psicologia è forse ancora più eclatante dal momento che si tratta di ambiti nei quali la grande maggioranza di coloro che si laureano è donna. E la brutta notizia per quanto riguarda Psicologia è che, soprattutto a tre anni dall’ottenimento della laurea, il divario di genere a favore dei maschi è uno dei più alti: oltre il 12% di differenza, pari a quasi 160 euro netti al mese. Va un po’ meglio, ma assolutamente non bene per chi ha a cuore la parità, a 5 anni dalla fine degli studi: in questo caso gli euro scendono poco sotto i 150 e la percentuale diventa di poco inferiore al 10%. Efficacia Ma quanto sono convinti degli studi effettuati i laureati in Psicologia una volta che trovano lavoro? Abbastanza ma potrebbe andare meglio. Se infatti si chiede agli psicologi entrati nel mondo del lavoro se ritengono “efficace” o “molto efficace” la loro laurea nell’attività lavorativa quotidiana a rispondere affermativamente è il 71% degli intervistati. Vale a dire un po’ meno di tre su quattro. Che non è poco ma non è neanche moltissimo a confronto con altre discipline.

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Raffaele Mastrolonardo