Allarme Ue sui chip, a rischio la produzione delle auto. Cosa sta succedendo

Economia
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Introduzione

La carenza dei componenti rischia di fermare le catene di montaggio dell’industria automobilistica europea. È questione di giorni. A denunciarlo è stata l'Acea, l'associazione dei costruttori europei, secondo cui "le scorte di riserva dei chip stanno finendo" e la produzione è "a rischio immediato". Alla base della crisi c'è lo scontro commerciale esploso dopo la decisione olandese di porre sotto controllo il produttore di chip Nexperia, di proprietà cinese. Pechino ha reagito vietando le riesportazioni verso l'Europa

Quello che devi sapere

Il caso Nexperia

L'allarme arriva dopo la decisione del governo olandese sull’azienda Nexperia, colosso controllato dalla cinese Wingtech che detiene un’ampia quota di mercato globale dei semiconduttori. I Paesi Bassi hanno deciso di riprendersi il controllo di Nexperia, che produce lastrine di semiconduttori poi spedite in Cina per il confezionamento e alcuni test prima di essere rimandati in Europa. La Cina ha reagito all'azione dei Paesi Bassi immediatamente, vietando le ri-esportazioni verso l'Europa della maggior parte dei prodotti finiti di Nexperia. 

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L'impatto sul settore automobilistico europeo

L'impatto della ritorsione di Pechino sulla catena produttiva europea è pesante. Basti pensare che, in media, ci sono 500 chip Nexperia in un'auto tradizionale, se si guarda ai numeri della produzione Ue. I chip salgono poi a 1000 se si tratta di un'auto elettrica.

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Al lavoro la diplomazia

La direttrice generale dell'Acea, Sigrid de Vries, il 29 ottobre ha spiegato che “è urgente trovare una via diplomatica d'uscita". L'industria automobilistica europea, ha ricordato, "non può permettersi mesi di blocco prima che vengano attivate fonti alternative di approvvigionamento".

 

Intanto, la Commissione Ue è in contatto con le autorità olandesi e cinesi, sempre per cercare una soluzione. "Il commissario Sefcovic è in costante dialogo con entrambe le parti", ha spiegato il portavoce dell'esecutivo comunitario Olof Gill. "Il problema è serio e l'obiettivo è una soluzione rapida".

 

Per approfondire:

Guerra dei chip, Volkswagen costretta a sospendere produzione della Golf a Wolfsburg

La reazione italiana

L'allarme dei costruttori ha trovato eco in vari Stati membri dell’Ue. "Condivido l'appello dell'Acea", ha dichiarato il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, a margine di una missione a Bruxelles. "Occorre un Chips Act 2, per garantire l'autonomia strategica europea e la salvaguardia delle nostre filiere produttive. Con l'Alleanza dei semiconduttori stiamo lavorando proprio in questa direzione".

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I timori delle case automobilistiche

“Questa crisi dei chip mostra quanto fragile sia il nostro mondo. Riguarda chip semplicissimi, usati in tutti i settori, soprattutto nelle automobili”, aveva già avvertito, solo pochi giorni fa, Oliver Blume, amministratore delegato di Volkswagen.

 

Come scrive Reuters, Nissan Motor e Mercedes-Benz sono tra le case automobilistiche che stanno cercando di affrontare una situazione di approvvigionamento incerta, con Nissan che ha affermato di avere chip sufficienti fino alla prima settimana di novembre. "È un problema importante", ha dichiarato Guillaume Cartier, Chief Performance Officer della casa automobilistica, da Tokyo. "Per il momento non abbiamo una visibilità completa". Honda invece ha sospeso la produzione in uno stabilimento messicano martedì e ha iniziato ad adeguare la produzione negli Stati Uniti e in Canada.

La dipendenza europea dalla Cina per le materie prime critiche

Ma il problema dei chip si intreccia anche con quello dei minerali strategici e delle materie prime critiche, dove la dipendenza europea dalla Cina resta forte. Pechino ha introdotto nuovi controlli all'export di tecnologie legate ai minerali strategici e Bruxelles denuncia "danni economici e fermi produttivi" in diversi settori chiave, dall'elettronica alla difesa

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Il piano dell'Ue

I tempi sono strettissimi. Secondo alcune stime, l'anno prossimo in Europa serviranno 30 miliardi di semiconduttori che oggi non sono assicurati. E anche per questo la Commissione europea lavora per trovare un’indipendenza sempre maggiore da Pechino. La presidente Ursula von der Leyen ha già fatto sapere che l'Ue sta lavorando a un piano per “garantire fonti alternative di approvvigionamento nel breve, medio e lungo periodo". Il progetto includerà il riciclo di materiali critici fino al 95% e nuove alleanze con Paesi produttori come Ucraina, Australia, Canada, Cile e Kazakistan.

 

Secondo le anticipazioni, von der Leyen annuncerà anche una piattaforma comune per l'acquisto e lo stoccaggio di materie prime critiche, sulla scia del modello adottato per l'energia. Il pacchetto di misure dovrebbe essere presentato a metà novembre e includere anche la possibilità di attivare la legislazione d'emergenza che impedisce agli Stati membri di introdurre restrizioni interne in caso di crisi.

  

L'accordo Cina-Usa

Intanto, su un binario parallelo, ieri, 30 ottobre, la Cina ha concluso un accordo molto importante con gli Usa. Pechino sospenderà per un anno l'attuazione dei suoi ultimi controlli sulle esportazioni di minerali strategici, nonché delle speciali tasse portuali destinate alle navi statunitensi. Anche gli Usa, riporta la Cnn, sospenderanno per un anno le speciali tasse portuali imposte alle navi cinesi che attraccano nei porti americani. All'accordo si è arrivati dopo l'incontro tra il presidente americano, Donald Trump, e il leader cinese, Xi Jinping. 

 

Non solo.  "La Cina ha inoltre concordato - ha fatto sapere lo stesso Trump - di avviare il processo di acquisto di energia Usa. Potrebbe infatti aver luogo una transazione su larga scala per l'acquisto di petrolio e gas dal Grande Stato dell'Alaska. Chris Wright, Doug Burgum e i nostri rispettivi team energetici si incontreranno per valutare se sia possibile raggiungere un accordo energetico". 

 

Per approfondire:

Usa-Cina, Trump: "Incontro con Xi grande successo". Intesa su terre rare e riduzione dazi

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