Pensione anticipata a 64 anni, ipotesi Tfr al posto della liquidazione: a chi converrebbe

Economia
©IPA/Fotogramma

Introduzione

Stando alla proposta avanzata dal sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon (Lega) in vista del cantiere sulla prossima Legge di bilancio, i lavoratori dipendenti che maturano determinati requisiti potranno fare richiesta all’Inps di trasformare il trattamento di fine rapporto (Tfr) in una rendita mensile. ll "tesoretto" servirebbe per accedere prima alla pensione, a patto di soddisfare alcuni requisiti. Ecco quali

Quello che devi sapere

A cosa serve il Tfr?

Spesso definito come liquidazione o buonauscita, il Tfr è una quota di denaro che il dipendente accantona mensilmente per tutta la durata del rapporto di lavoro. A mettere da parte presso l'Inps la somma, da corrispondere sempre alla fine del rapporto per licenziamento, dimissioni o pensionamento, sono i lavoratori che operano nelle aziende private con più di 50 unità e i dipendenti del pubblico impiego. Mentre la stessa quota viene trattenuta presso le aziende più piccole, con meno di 50 addetti, come forma di autofinanziamento.

 

Per approfondire: La rubrica di Carlo Cottarelli: “Dazi, trova le differenze: tutti gli squilibri nell'accordo tra Ue-Usa”

A cosa serve il Tfr?

Cosa prevede la proposta Durigon

Una prima novità riguarderebbe l’accesso al nuovo canale di pensionamento anticipato esteso sia ai lavoratori che hanno maturato contributi previdenziali dopo la riforma che nel 1996 ha introdotto il sistema contributivo sia a quelli che hanno iniziato l’attività nel sistema misto, retributivo-contributivo. Per entrambe le categorie, il raggiungimento della finestra a 64 anni dipende dall’entità dell’assegno mensile che dovrà essere superiore a 3 volte il minimo sociale, pari a 1.616 euro.

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I requisiti attuali

Ad oggi la legge consente di accedere all’opzione di uscita anticipata senza toccare il Tfr solo ai lavoratori che hanno raggiunto la soglia minima di importo e maturato almeno 20 anni interamente nel sistema contributivo. La proposta leghista apre al raggiungimento della soglia minima di 3 volte l’assegno sociale tramite il Tfr, una quota mensile da integrare alla pensione ordinaria.

Almeno 25 anni di contributi

Nel caso in cui la somma tra Tfr “disciolto” e assegno ordinario superi i 1.616 euro mensili, l’Inps potrebbe dunque autorizzare l’uscita anticipata a 64 anni. Si alza invece l’asticella per quanto riguarda gli anni di contributi versati che in questo caso passerebbero da 20 a 25 maturati, come detto, sia interamente nel sistema contributivo sia in quello misto.

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Tfr e fondi pensione

Negli ultimi anni, le misure sulle pensioni anticipate hanno aperto alla possibilità di utilizzare l’eventuale somma maturata attraverso l’iscrizione a un fondo di previdenza integrativa. Stando alla proposta attuale, non è previsto il divieto di cumulo tra Tfr e fondi pensione per raggiungere la soglia minima.

Come viene calcolata la pensione

Un ulteriore elemento per capire a chi converrebbe riguarda il meccanismo di calcolo. Come per altri strumenti di uscita anticipata, l’eventuale trasformazione del Tfr verrebbe considerata con i parametri del sistema contributivo, anche per quei lavoratori che hanno operato in parte nel sistema misto.

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Tassazione agevolata

Novità in vista anche sul fronte degli incentivi con una tassazione agevolata sul Tfr. In assenza di un’erogazione “una tantum” al termine del rapporto di lavoro, la proposta Durigon punta sull’introduzione di sgravi mensili, sulla falsa riga di quanto già previsto per i fondi di previdenza complementare. 

L’onere finanziario

Resta da valutare l’impatto che la misura avrebbe sulle casse dello Stato alla luce di un prevedibile incremento della platea di lavoratori in uscita a 64 anni. Il sottosegretario in quota Carroccio ha ricordato come l’eventuale accesso al canale di pensionamento avverrebbe “su base volontaria” non comportando alcun obbligo e restando una “libera scelta del lavoratore”.

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Critiche di opposizioni e sindacati

In attesa di capire come si comporrà il capitolo previdenziale in manovra, la proposta ha innescato una levata di scudi da parte delle opposizioni. “Sulle pensioni si sta giocando una partita tutta interna al governo. Una cosa è certa: il Tfr è dei lavoratori, non di Durigon”, così Arturo Scotto (Pd). Critiche arrivano anche dai sindacati: "Il governo aveva fatto promesse roboanti e adesso scopriamo che la pensione se la devono pagare i lavoratori con il loro trattamento di fine rapporto. Siamo contrari", ha affermato Lara Ghiglione, segretaria confederale Cgil.

Stop aumento età pensionamento

La previdenza si conferma dunque uno dei temi caldi della prossima manovra. Come emerso nei giorni scorsi, il governo sembra orientato alla sterilizzazione dell'età pensionabile, che senza alcun intervento aumenterebbe di tre mesi nel 2027. Quindi si punta a non far scattare dal 2027 l'innalzamento dell'età pensionistica a 67 anni e 3 mesi in base all'aumento dell'aspettativa di vita. "Ho già parlato con il ministro Giorgetti incontrando la sua disponibilità a inserire il provvedimento all'interno della Legge di bilancio”, ha detto Durigon a margine del meeting di Cl a Rimini. Il presidente dell'Inps, Gabriele Fava, ha replicato: "È il legislatore che decide su questi temi, sono di sua competenza. Quindi, noi come Inps, come soggetto attuatore, ci atteniamo scrupolosamente e cercheremo di attuare le linee legislative nel miglior modo possibile".

 

Per approfondire: Pensioni, il piano per l’uscita a 64 anni e il Tfr all’Inps. Cosa prevede

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