Voli low cost, compagnie in crisi: dalle rotte a lungo raggio ai costi extra, l’analisi
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Come rileva il Corriere della Sera, nell'ultimo anno diverse aziende del trasporto aereo che propongono voli a basso costo hanno modificato la propria strategia - dalla cancellazione di alcune tratte all'introduzione di servizi a pagamento - con lo scopo di incrementare le entrate finanziarie e provare a rilanciarsi sul mercato. Cosa sta succedendo?
Quello che devi sapere
La quota di mercato delle low cost
Negli ultimi 6 anni l’avanzata delle low cost è aumentata fino a toccare il 13% dell’offerta globale. Stando ai dati diffusi sulla piattaforma specializzata Cirium, lo scorso anno un sedile su tre sui voli di linea era venduto da compagnie “senza fronzoli”. A crescere sono di conseguenza anche le dimensioni delle aziende con Southwest, Ryanair, IndiGo e easyJet classificate tra i primi 10 vettori più grandi del mondo.
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L’Ad di United Airlines: “Modello low cost morto”
Dopo anni di crescita costante, tuttavia, le compagnie low cost mostrano segnali di difficoltà, ad eccezione delle “big” EasyJet e Ryanair. Un dato che secondo Scott Kirby, amministratore delegato di United Airlines, mette in discussione l’intero business. “Il modello low cost è morto. È un modello pessimo. Mi dispiace dirlo”, ha affermato durante un evento del Wall Street Journal.
Ceo Delta Air Lines: "Vettori che non arrivano in pareggio a rischio"
Kirby ha criticato soprattutto la strategia di vendita. “Il modello low cost era: fregare il cliente, ingannare le persone, convincerle a comprare e poi addebitar loro una valanga di commissioni extra che non si aspettavano con informazioni nascoste dietro un linguaggio legale incomprensibile”, ha detto. Sulla tenuta finanziaria delle compagnie un commento analogo è arrivato anche da Ed Bastian, ceo di Delta Air Lines. "I vettori che non riescono ad arrivare al pareggio non avranno l’opportunità di continuare a gestire i modelli di business che hanno attualmente", ha dichiarato.
La concorrenza dei vettori tradizionali
In primo luogo, gli esperti evidenziano come le aziende low cost abbiano perso terreno nei confronti dei vettori tradizionali che al contrario mostrano segnali in recupero dopo la pandemia. Sulle stesse rotte dove i due modelli concorrono, le compagnie di bandiera propongono ormai le stesse tariffe, anche a costo di non includere nel prezzo del biglietto servizi un tempo gratuiti come la possibilità di portare il bagaglio a mano.
Spirit: "A rischio solvibilità futura"
Una fase di “turbolenza” è quella attraversata anche dalla statunitense Spirit che nei giorni scorsi ha lanciato l’allarme sulla “propria solvibilità futura”. Sull’onda di dati insoddisfacenti agli occhi dei creditori, l’azienda con base in Florida ha annunciato un piano di ristrutturazione che prevede tra l’altro la vendita di velivoli, gate aeroportuali e tagli al personale. Dei 3 mila piloti, la compagnia conta di mettere in congedo 270 unità mentre altri 140 subiranno un declassamento da comandanti a primi ufficiali.
Rischio rincari sulle tratte
Secondo Tom Fitzgerald, l’analista di Td Cowen, nell’ipotesi di un fallimento di Spirit a pagare il conto saranno anche i consumatori con un aumento delle tariffe sulle direttrici un tempo coperte dalla compagnia. “Abbiamo analizzato l’andamento delle tariffe base domestiche medie per cinque rotte da Denver che Spirit ha abbandonato completamente dal secondo trimestre del 2024 (Los Angeles, Las Vegas, Houston, Miami, Fort Lauderdale). I dati mostrano che le tariffe base medie sono cresciute del 5,7% su base annua nei quattro trimestri successivi all’uscita di Spirit dal mercato”, ha scritto l'analista.
Southwest, stop al posto gratuito
Sempre negli Usa, la Southwest ha messo mano alla propria strategia, sotto la spinta dell'investitore Elliott Investment Management. Dopo oltre 50 anni, la compagnia di Dallas ha messo fine all’assegnazione random e gratuita dei posti a sedere in favore della scelta a pagamento. Nonostante il cambio di rotta, nel periodo gennaio-giugno 2025 l’azienda ha visto un crollo degli utili, passati in un anno da 6 a 2 milioni di dollari, a fronte di 13,7 miliardi di ricavi.
Play, fine della tratta Islanda-Usa
Difficoltà emergono tuttavia anche sulla capacità delle compagnie aeree low cost di offrire voli a lungo raggio competitivi senza registrare perdite. Come riporta il Corriere, nel primo semestre di quest’anno il vettore Play ha registrato un calo di 42,1 milioni di dollari. Un dato che l'ha costretto a interrompere il collegamento intercontinentale tra Islanda e Stati Uniti per concentrarsi sulle tratte europee. Sempre in ottica di fare cassa, un'altra compagnia nordica, la norvegese Norse Atlantic Airways, ha potenziato il prestito di suoi aerei ad altri vettori.
Wizz Air, addio al Golfo Persico
Sempre sul fronte dei voli medio-lunghi, l’ungherese Wizz Air ha annunciato la chiusura della filiale di Abu Dhabi archiviando dopo quasi 5 anni il tentativo di ritagliarsi una fetta di mercato negli Emirati Arabi Uniti. Allo stesso tempo la compagnia ha tagliato le ordinazioni di Airbus A321 Xlr, pensati per i voli intercontinentali, e aumentato la presenza nelle rotte tradizionali, dall’Est Europa all’Italia.
IndiGo in controtendenza
Nella fase di transizione delle compagnie low cost ci sono tuttavia eccezioni, a partire da IndiGo. L'azienda indiana con base a Gurgaon ha introdotto le tratte intercontinentali e la classe "premium" a conferma dei forti guadagni registrati negli ultimi anni. Nel primo semestre 2023 la compagnia IndiGo aveva inoltrato una "maxi" commessa di 500 aerei di linea portando il giro d'affari intorno ai 50 miliardi di dollari.
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