Spid, quali servizi diventano a pagamento oggi: costo, abbonamento, recesso. Cosa sapere

Economia
Ansa e Ipa

Introduzione

InfoCert ha deciso di seguire l’esempio di quanto fatto nei mesi scorsi da Aruba, un altro importante identity provider, annunciando che il suo servizio da oggi non è più gratuito. Da tempo intanto il governo punta a pensionare lo Spid a favore di un servizio nazionale da far confluire in IT-Wallet. Ecco cosa sapere

Quello che devi sapere

L’annuncio

InfoCert, parte del gruppo Tinexta, ha deciso di seguire l’esempio di quanto fatto nei mesi scorsi da Aruba, un altro importante identity provider, annunciando che il suo servizio per lo Spid a partire da oggi verrà a costare 5,98 euro (Iva inclusa) all’anno.

 

Per approfondire:

Spid, Aruba e Infocert a pagamento, Poste resta gratis. Ipotesi ricorsi: cosa succede

Le modalità di abbonamento

Il rinnovo a pagamento di Infocert non è automatico: chi non esprime il consenso non vedrà addebitato nulla, ma non potrà utilizzare il servizio. Come si legge nella mail che Infocert ha mandato ai suoi utenti, viene sottolineato come Infocert abbia “offerto lo Spid gratuitamenteper 10 anni andando a “promuovere l’accesso alla digitalizzazione” per i cittadini italiani.

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Le modalità di recesso

Per recedere dal contratto con Infocert è possibile:

  • inviare una PEC all’indirizzo revoca.spid@legalmail.it;
  • inviare una raccomandata a/r all’indirizzo InfoCert S.p.A., – Direzione Generale e Amministrativa – Piazzale Flaminio 1/B 00196 Roma.

Per maggiori dettagli è possibile consultare il sito ufficiale di Infocert (disponibile all’indirizzo infocert.it), da cui è anche possibile accedere a una web chat con l’assistenza, oppure chiamare al call center dell’azienda, che risponde al numero 049 78 49 360

Il rapporto tra lo Stato e i gestori di Spid

I rapporti tra lo Stato e i gestori delle identità elettroniche è da sempre piuttosto complesso. Alla fine del 2022 infatti le convenzioni tra lo Stato e i gestori privati di Spid (come Poste Italiane, Aruba, InfoCert, Sielte e altri) sono scadute. Per evitare interruzioni nel servizio, l’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID) ha prorogato d’ufficio gli accordi fino all’aprile 2023. Nel frattempo, i gestori hanno richiesto un sostegno economico per coprire i costi operativi e di manutenzione del sistema. Il governo ha promesso un finanziamento di 40 milioni di euro, inserito in un emendamento al decreto sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che però non è stato subito erogato. Le aziende hanno firmato le nuove convenzioni nell’ottobre 2023, ma il decreto attuativo per lo sblocco dei fondi è stato firmato solo nel marzo 2025, dopo due anni di attesa.

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Convenzioni dello Spid in scadenza

Le società stanno facendo pressing per sbloccare i finanziamenti dello Stato, anche se è chiaro che nonostante i fondi in arrivo, chi ha scelto di farsi pagare non tornerà certo indietro. Va detto che le convenzioni dello Spid sono in scadenza. Quelle attuali finiscono a ottobre e dal 9 luglio è iniziato il periodo di tre mesi rispetto alla data finale, nei quali è previsto l'avvio dei negoziati per il rinnovo.

L’interesse del governo

Stando a quanto indicato nel PNRR a ottobre, infatti, scadono le convenzioni con i gestori ma il governo Meloni non può chiudere visto che proprio nel Piano nazionale di ripresa e resilienza c'è l'obiettivo del raggiungimento del 70% dei cittadini dotati di identità digitale entro giugno 2026. Un traguardo raggiunto anche grazie allo SPID, che conta quasi 40,5 milioni di identità emesse.

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Gli altri operatori

Delle oltre 40 milioni di identità digitali attive in Italia, più del 70% è gestito da PosteID. Finché Poste Italiane manterrà la gratuità del servizio, l’impatto per i cittadini resterà limitato. Ma, nel caso in cui questo assetto dovesse mutare, si aprirebbe lo scenario peggiore per coloro che ne usufruiscono: vedrebbero un bene pubblico, utilizzato per aiutare cittadini e impiegati nell’accesso a dati e documenti, trasformato in un prodotto commerciale vero e proprio. A oggi, a parte Aruba e InfoCert, gli altri Spid continuano a essere gratuiti.

Il governo punta a potenziare la Cie

L'intenzione del Dipartimento per la trasformazione digitale, guidato dal sottosegretario Alessio Butti, è di rinnovare per almeno altri due anni. Da quando ha la delega all’innovazione, Butti non ha mai nascosto di puntare con decisione alla Carta di identità elettronica (Cie). Emessa dal Ministero dell’Interno in collaborazione con il dipartimento per la Trasformazione digitale e realizzato dal Poligrafico e Zecca dello Stato, ha un costo fisso (a differenza di SPID, che dipende dalle politiche dei gestori) e codici pin e puk per l'accesso. È inoltre presente anche un’app, CieId, che consente di usarla anche in assenza del lettore nfc (near field connection) e il cui uso è stato sostenuto dal governo: in questo modo si è passati dai 5,5 milioni di attivazioni di CieId di maggio 2024 ai 6,1 milioni di novembre fino ai 7,3 milioni al 16 maggio 2025, un dato quest’ultimo segnalato dal Dipartimento della Trasformazione Digitale a Wired. Di riflesso, il rapporto di utilizzo tra Cie e Spid sta cambiando rapidamente: se prima viaggiava su 1 a 20, ora si sarebbe attestato sull' 1 a 10 nell'ultimo anno. 

 

Per approfondire: Truffa dello Spid, un falso sms dell’Inps per duplicare l'identità digitale. Cosa sapere

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