
Introduzione
In Italia a febbraio il tasso di occupazione è stato al 63% e quello di disoccupazione è sceso ai minimi dopo aprile 2007, al 5,9%. Gli occupati raggiungono quota 24 milioni 332mila, mentre i disoccupati si attestano a un milione 517mila, circa la metà di quelli che erano stati registrati nel 2016. Aumenta però il numero di inattivi, cioè le persone che non lavorano e non cercano un lavoro: rispetto a gennaio sono saliti di 33mila unità (sono soprattutto giovani under 34) e hanno superato quota 12,2 milioni.
Lo dicono i dati Istat, che in merito alla crescita occupazionale illustrano anche come questo quadro sia molto diverso in base alle classi d’età. Da una parte, dal 2004 al 2024 si segnala un calo di oltre due milioni di occupati tra i giovani di 15-34 anni e di quasi un milione tra i 35 e 49 anni. Dall’altra, si nota un aumento degli over 50, pari a quasi 5 milioni. Ci si trova quindi di fronte all’invecchiamento della forza lavoro, con effetti sull’età pensionabile
Quello che devi sapere
Perché la forza lavoro invecchia
- "L'invecchiamento della forza lavoro - rileva l'Istat - risente chiaramente della dinamica demografica, a cui si aggiungono altri fattori. I giovani, sempre meno presenti per via del progressivo calo delle nascite, sono anche più interessati dal prolungamento dei percorsi di istruzione, che posticipa l'ingresso nel mercato del lavoro; le classi di età più avanzate, sempre più numerose nella popolazione - tra gli over 55 si concentra infatti la generazione dei baby-boomers - sono anche più occupate poiché composte via via da coorti sempre più istruite, che partecipano di più al mercato del lavoro (specialmente le donne) e permangono più a lungo nell'occupazione per via delle riforme al sistema pensionistico che hanno reso più stringenti i requisiti per l'accesso alla pensione"
Per approfondire: Lavoro femminile, incentivi per l’assunzione di donne nei settori carenti. Ecco quali sono
Il ruolo della legge Fornero
- Secondo Marco Seghezzi, presidente di Adapt, associazione di studi sul lavoro fondata da Marco Biagi, l’incremento di over 50 è in gran parte determinato dalla legge Fornero, con lavoratori che restano più a lungo sul mercato
67 anni e tre mesi fino a gennaio 2027
- L’età di pensionamento potrebbe crescere in linea con l’aumento della speranza di vita. Come ricorda Il Corriere della Sera, il prossimo scatto dovrebbe partire dal primo gennaio 2027, con 3 mesi in più per andare in pensione di vecchiaia (67 anni e tre mesi) e in pensione anticipata (43 anni e un mese di contributi, un anno in meno per le donne)
Le proiezioni con l’attuale modalità di progressione
- La legge prevede poi di adeguare questi limiti ogni due anni: con questa stessa progressione – facendo fede all’ultimo scenario demografico dell’Istat – l’età per la pensione di vecchiaia dovrebbe superare i 68 anni nel 2037 e i 69 anni nel 2051. Si arriverebbe a 70 anni nel 2067 e nel 2068, per poi sfiorare i 71 – 70,8 mesi – nel 2084
Un milione di espatriati in 10 anni: per un terzo sono giovani
- Intanto, sempre più italiani scelgono di trasferisi all'estero. "Nel decennio 2013-2022 sono costantemente aumentati i giovani italiani che hanno trasferito all’estero la residenza; molto meno numerosi sono stati invece i rientri in patria. In questo periodo, di oltre un milione di cittadini espatriati, un terzo (352mila) aveva un’età compresa tra i 25 e i 34 anni e, tra questi, oltre 132mila (37,7%) erano in possesso della laurea al momento della partenza", ha spiegato il presidente dell'Istat Francesco Maria Chelli
Differenza fra rimpatri ed espatri in negativo
- "D’altro canto - ha proseguito - i rimpatri di giovani della stessa fascia d’età sono stati circa 104mila, di cui oltre 45mila laureati: la differenza tra i rimpatri e gli espatri dei giovani laureati è costantemente negativa e restituisce una perdita complessiva per l’intero periodo di oltre 87mila giovani laureati. In particolare, nel solo 2022, il saldo è negativo nella misura di 12mila individui; nello stesso anno i giovani laureati emigrati si sono diretti prevalentemente in Germania (3 mila) e nel Regno Unito (2,6 mila)
Record di emigrazioni dall’Italia: 156mila persone
- "Nel 2024 le emigrazioni dall'Italia hanno toccato il nuovo record di 156mila individui", prosegue l'Istat. "Tra il 2014 e il 2024 si contano oltre 1,2 milioni di espatri, a fronte di 573mila rimpatri; i saldi migratori dei cittadini italiani sono quindi sempre negativi e la perdita complessiva di popolazione italiana dovuta ai trasferimenti con l’estero è pari a 670mila unità"
L'Europa è la destinazione principale
- L'Istat rileva inoltre che "nel biennio 2022-23 l’Europa si conferma la principale area di destinazione delle emigrazioni dei cittadini italiani (75,7% degli espatri): Regno Unito, Germania, Francia, Svizzera e Spagna accolgono complessivamente il 55% degli espatri dall’Italia. Tra le destinazioni extra-europee, spiccano i paesi dell'America Latina, che accolgono il 10,7% degli espatri, in parte per effetto dei nuovi cittadini italiani che, dopo aver ottenuto la cittadinanza, tornano nei loro paesi di origine"
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