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Dazi, governo a caccia di nuovi lidi per il Made in Italy

Economia
Simone Spina

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I titoli di Sky TG24 del 21 marzo: edizione delle 13
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I titoli di Sky TG24 del 21 marzo: edizione delle 13
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E' il Piano d'Azione per l'export. L'idea: sostenere le imprese che vogliono espandere i commerci nei mercati emergenti. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani: "Non vuol dire che non si debba parlare con gli Usa, sarebbe un errore". Secondo l'Istat sono oltre 23mila le aziende italiane che andrebbero in difficoltà con nuove tasse Usa alla dogana

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Con i dazi americani che incombono sull’Europa il governo punta a cercare di espandere le esportazioni italiane in lidi meno battuti. "Messico, Canada, Brasile, Arabia Saudita, India, Sudafrica", elenca il ministro degli Esteri Antonio Tajani, che - nel presentare il Piano d’Azione della Farnesina a Roma - punta a sostenere le nostre imprese, confermando l’obiettivo di far crescere a 700 miliardi di euro (da 623,5) il valore di beni e servizi venduti oltre confine entro la fine della 2027.

La mano del governo a chi commercia con l'estero

Una scommessa ambiziosa per l’Italia, dove l’export vale il 40 per cento del Prodotto Interno Lordo, ma che l’anno scorso è rimasto al palo (per valore: -0,4%). Il piano prevede il supporto finanziario alle aziende interessate, con garanzie pubbliche per incentivare gli investimenti e allargare il perimetro ai mercati emergenti dove ci sarebbe spazio per piazzare il Made in Italy.

Filo diretto con le imprese

In questo senso, si pensa anche di facilitare l’ingresso nella grande distribuzione e nel commercio elettronico con accordi con chi opera in questi settori. E sarà creata un’unità apposita al ministero degli Esteri che darà – si promette - risposte alle aziende sui dazi. 

Dialogo con gli Usa

“Tutto questo non vuol dire che non si debba parlare con gli Usa, sarebbe un errore”, precisa Tajani, consapevole che l’America di Donald Trump vale oltre il 10 per cento del nostro commercio estero. Una fetta importante che, con tariffe alla dogana, potrebbe mettere in difficoltà oltre 23mila imprese, che danno lavoro a 416mila persone e impegnate – ci dice l’Istat - nella farmaceutica, meccanica, auto, gioielleria, mobili e alimentari come vino e olio. Tutti prodotti che, con l’aumento delle tariffe, rischiano di costare troppo per i consumatori d’Oltreoceano.

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