Guerra commerciale e dazi Usa-Ue, ecco quali sono i prodotti made in Italy a rischio

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Introduzione

La guerra commerciale a colpi di dazi tra gli Stati Uniti e l’Unione europea rischia di avere pesanti conseguenze sul made in Italy. Che l’allerta sia altissima - dopo le tariffe imposte su acciaio e alluminio dagli Usa, la risposta della Commissione Ue e la promessa di Donald Trump di rispondere - lo testimoniano anche le parole del ministro dell’Economia. Giancarlo Giorgetti, rispondendo ieri al question time alla Camera, ha detto che "è innegabile che la politica di introduzione di dazi annunciata dall'amministrazione americana potrebbe danneggiare l'economia italiana come quella europea e con effetto a catena il commercio globale".

 

Il ministro dell’Economia ha aggiunto che "se fossi in grado di dirimere l'incertezza che in questo momento grava in termini geo-economici e geopolitici mi candiderei a diventare santo subito. Nessuno sa oggettivamente quello che ci aspetta". Ma quello che sembra probabile è che i dazi minacciati dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump rischino di penalizzare le produzioni made in Italy più competitive per il rapporto qualità-prezzo, e non le nicchie del lusso.

Quello che devi sapere

I prodotti made in Italy a rischio

  • Uno studio realizzato da Nomisma per Cia-Agricoltori Italiani ha mostrato come - nel caso in cui la guerra commerciale tra Stati Uniti ed Unione Europea dovesse continuare - a soffrire potrebbero essere soprattutto alcuni dei prodotti più diffusi del settore agroalimentare italiano. Tra questi, per esempio, svetta il pecorino romano: è infatti consumato perlopiù grattugiato ed quindi più facilmente sostituibile con prodotti similiari in caso di forte rialzo dei listini.

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Olio, aceto e vino

  • Inoltre, con l'eventuale crescita delle barriere commerciali nel mercato statunitense, tra i prodotti più vulnerabili ci sarebbero anche il sidro di mele, gli oli e gli aceti. A soffrire sarebbero anche vini Dop con prezzi di fascia media, come il prosecco: la corsa agli acquisti negli Stati Uniti, secondo la stima dell’Unione Italiana Vini, registrerebbe "quasi il 98% delle bottiglie italiane". Secondo l'Osservatorio Uiv, l'ultimo bimestre 2024 si è chiuso con un exploit di crescita del 20% del volume dell'export rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.

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I costi della guerra commerciale

  • In ogni caso, considerando l'ipotesi di dazi al 25%, il danno per il settore del vino italiano potrebbe essere di circa 470 milioni di euro solo per gli effetti diretti della domanda dagli Stati Uniti, senza contare quelli indiretti sull'export globale che spostano il conto a quasi un miliardo di euro. Per il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini "urge un'azione diplomatica forte per trovare una soluzione e non compromettere i traguardi raggiunti finora. L'export agroalimentare negli Usa è cresciuto del 158% in dieci anni e oggi gli Stati Uniti rappresentano il secondo mercato di riferimento mondiale per cibo e vino made in Italy, con 7,8 miliardi di euro messi a segno nel 2024".

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La posizione del governo

  • Il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida ha detto che "sui dazi Usa condividiamo ogni strada che venga percorsa insieme dall'Unione europea. Stiamo collaborando per avere una posizione unitaria dell'Ue". A provare a calmare gli animi è stato anche il vicepremier e leade della Lega Matteo Salvini, che ha ricordato come "sia con Trump che con Biden l'Italia ebbe non la fortuna, ma l'abilità di contrattare, ed alcuni prodotti, ad esempio il vino, furono esentati dai dazi".

Pd chiede un piano strategico nazionale

  • Il capogruppo del Partito democratico in commissione Agricoltura e segretario di Presidenza della Camera, Stefano Vaccari, ha invece chiesto per il comparto agricolo un piano strategico nazionale. Intanto la Arnaldo Caprai di Montefalco, uno dei produttori più noti di Sagrantino, ha già spostato negli Stati Uniti tutto il prodotto necessario a coprire il proprio mercato Usa fino al primo trimestre 2026. 

"Attendersi contrazione consumi Usa"

  • L’azienda veneta Pasqua Vini invece ha deciso di diversificare in più mercati e posizionarsi nell'alto di gamma, proponendo di far assorbire eventuali dazi "un terzo dal produttore, un terzo dal dealer e un terzo dal cliente per quelli di fascia alta". Il presidente di Assoenologi Riccardo Cotarella ha detto che "il vino italiano ha un grande appeal negli Stati Uniti, è un'icona al pari del Parmigiano e, quindi difficilmente i consumatori rinunceranno alle nostre bottiglie, anche se inevitabilmente una contrazione dei consumi ce la dovremmo attendere".

Tajani: "Dazi preoccupanti ma governo ha un piano"

  • In ogni caso l’attenzione del governo italiano su quanto potrebbe accadere è alta. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani, in un video pubblicato su X prima di partire per il G7 Esteri in Canada, ha parlato di "notizie preoccupanti" che "arrivano anche sul fronte commerciale, però ci auguriamo che alla fine si possa trovare una soluzione anche per quanto riguarda i dazi. Il governo è pronto con un suo piano, lavoriamo insieme all'Unione europea, ma noi siamo pronti a tutelare nel modo migliore possibile le nostre imprese. Il giorno 21 ci sarà infatti una riunione con le imprese alle quali spiegheremo quali sono le idee e le proposte del governo per meglio tutelarle sul palcoscenico internazionale".

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