Etichette anti shrinkflation, Italia sotto procedura d'infrazione Ue: ecco perché
EconomiaNumerosi prodotti hanno subito la riduzione delle quantità di prodotto vendute nelle confezioni senza una analoga riduzione di prezzo al pubblico. Secondo la Commissione europea il nostro Paese non ha adottato misure proporzionate, ostacolando il mercato interno. Ora Roma ha due mesi per rispondere
La Commissione europea ha deciso di intervenire ufficialmente nei confronti dell'Italia, avviando una procedura d'infrazione legata alla recente normativa sull’etichettatura dei prodotti. Il nostro Paese è accusato di aver violato le norme Ue sulla libera circolazione delle merci introducendo l'etichetta obbligatoria per indicare i prodotti colpiti dalla shrinkflation, la pratica usata dalle aziende per ridurre la quantità di un prodotto mantenendo lo stesso prezzo così da mascherare l'aumento dei costi dovuto all'inflazione.
Due mesi per rispondere all'Unione europea
Secondo Bruxelles, la misura italiana "non è proporzionata" in quanto "sono disponibili altre opzioni meno restrittive" e i requisiti nazionali sull'etichettatura "costituiscono un importante ostacolo al mercato interno". L'Italia ha ora due mesi per rispondere e affrontare le carenze sollevate. Secondo quanto sottolineato dal Codacons, le etichette contro la shrinkflation adottate dall'Italia sono tardive e ormai poco utili ai consumatori, in quanto numerosi prodotti sono stati già colpiti dal riporzionamento. Il Codacons è stata la prima associazione ad aver denunciato la "shrinkflation".

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La Shrinkflation coinvolge una enorme quantità di prodotti
Il fenomeno coinvolge una quantità enorme di prodotti, dagli alimentari (gelati, patatine, biscotti, pasta, ecc.) ai prodotti per la casa (detersivi e simili), passando per quelli per l'igiene personale (carta igienica, fazzolettini di carta, dentifrici, shampoo, ecc.), e che determina una vera e propria inflazione occulta a danno dei consumatori i quali, a parità di spesa, si ritrovano meno quantità di beni nei carrelli. Le recenti misure inserite nel Ddl concorrenza, seppur corrette nella forma e nelle intenzioni, appaiono poco utili - denuncia sempre il Codacons. Obbligare solo adesso i produttori a indicare in etichetta le riduzioni delle quantità di prodotto, quando le confezioni sono state oramai già tagliate nel corso degli ultimi anni danneggiando i consumatori, equivale a chiudere la stalla quando i buoi sono già scappati, spiega il Codacons.
