Caffè, nuovi aumenti in arrivo. Pesano clima e speculazione

Economia
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Introduzione

Il caffè è sempre più caro. Pesano i danni provocati dal cambiamento climatico, ma anche lo stop del canale di Suez, con i prezzi che sono quadruplicati, e le speculazioni finanziarie.

 

Come ha spiegato nei giorni scorsi l’ad di Illycaffè, Cristina Scocchia, a breve i produttori potrebbero essere costretti a rivedere al rialzo i loro listini. Con il caffè al bar che potrebbe rincarare di circa il 15%

Quello che devi sapere

Gli aumenti previsti

  • Va tenuto presente che il caffè, negli ultimi anni, è già aumentato come costi. Nell’ultimo triennio ha già subito un +15%. “Dal nostro osservatorio – ha spiegato Scocchia ad AdnKronos/Labitalia - possiamo dire che la media nazionale è tra 1,20 e 1,50 euro per tazzina, a seconda che lo si consumi a Nord o a Sud, in una città grande rispetto a città di provincia”. E ora "tutte le indicazioni che abbiamo ci parlano di un aumento che potrebbe essere intorno al 15% ulteriore nei prossimi mesi". In concreto ciò significa che una tazzina di caffè potrebbe rincarare tra 20 e 40 centesimi arrivando in alcuni casi a sfiorare i due euro.

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Gli aumenti previsti

L'aumento del costo del caffè verde

  • Il costo della materia prima, ovvero il cosiddetto caffè verde, è rimasto stabile a 1-1,3 dollari per libra per 6 anni, tra il 2015 e il 2021. Poi però è raddoppiato in soli due anni, arrivando l'anno scorso a 2,5 dollari per libra. Fino ad arrivare a poche settimane fa, quando il caffè verde è arrivato a 4,3 dollari per libra (456,7 grammi), ovvero quasi quattro volte il livello toccato fino a tutto il 2021.

I motivi dei rincari

Ma quali sono le ragioni che stanno dietro ai rincari?

  • In primo luogo, il cambiamento climatico, con i fenomeni meteo avversi degli ultimi anni, piogge torrenziali, poi siccità, che hanno colpito Paesi chiave nella produzione come Brasile e Vietnam
  • Poi c’è il tema legato al canale di Suez, che per diversi mesi non è stato possibile attraversare e questo ha comportato 20 giorni in più di circumnavigazione dell'Africa. 
  • Dopodiché, le speculazioni, che sono state fortissime sul caffè verde.

La lettera aperta dalla famiglia Goppion

  • Parla dell’aumento dei prezzi anche una lettera aperta dalla famiglia Goppion, nome storico della torrefazione trevigiana, secondo la quale siamo davanti "a una trasformazione profonda del settore caffeicolo". "È giunta l’ora di approfondire la cultura del caffè, per giustificare e, ancor di più, comprendere i motivi della salita dei prezzi, triplicati in quattro anni. Il consumatore deve avere tutti gli strumenti e le informazioni necessari per riconoscere un caffè di qualità". 
  • A questo si aggiunge l’affermazione di nuovi consumatori di aree del mondo in cui la bevanda fino a pochi anni fa era sostanzialmente ignorata. Ci sono insomma milioni di nuovi estimatori dei chicchi delle qualità migliori nei quadranti asiatici e mediorientali che hanno fatto lievitare energicamente la domanda generando un ovvio innalzamento dei listini. Immancabilmente, poi, nel rimescolamento dei flussi, le “speculazioni provocate da fondi che divorano il mercato. Per dare un’idea, fino a pochi giorni fa il caffè si muoveva a poco oltre i 300 centesimi la libbra mentre ora, con le piogge in Brasile che non sono arrivate, sul mercato è già schizzato a quota 414”.

 

L'analisi dell'Associazione Caffè Trieste

  • Per l'Associazione Caffè Trieste i rincari iniziano "da lontano", fin dai Paesi di origine, e coinvolgono tutta la filiera. "Il caffè - ricorda l'associazione in una nota - è una commodity", tra "le più scambiate". "Il costo della materia prima, o caffè crudo, negli ultimi due anni è continuato a salire. Nel solo 2024 il prezzo medio è cresciuto del 70%. Nei primi 40 giorni del 2025 ha superato ogni livello precedente, aumentando per più del 30%, e superando l'asticella dei 440US$c/libbra, ovvero più del doppio dei 186.75US$c/libbra del gennaio 2024". 
  • I motivi sono da ricercare "nei Paesi d'origine, nelle perduranti condizioni climatiche sfavorevoli; in Europa, alle incipienti stringenti normative anti-deforestazione; ma anche alla speculazione finanziaria che queste situazioni di incertezza permettono". A questo si aggiungono "i paralleli rincari dei trasporti marittimi, l'allungamento dei tempi degli stessi, il rafforzamento del dollaro nei confronti dell'euro, l'aumento dei costi dell'energia, dei carburanti e dei materiali d'imballo; eventi che hanno posto in seria difficoltà il settore del caffè in senso lato". Questa "perdurante crisi mette in pericolo l'esistenza del settore in Italia, che rappresenta decine di migliaia di posti di lavoro".

E i dazi?

  • Da non sottovalutare nemmeno la tematica dei dazi. "Non si sa ancora se il caffè sarà una delle categorie merceologiche su cui i dazi verranno imposti, però è ovvio che noi abbiamo iniziato a pensare e già da diverse settimane, visto che il Presidente Trump aveva già annunciato questa sua intenzione in passato, a valutare la possibilità di produrre anche negli Stati Uniti, ovviamente esclusivamente per il mercato americano e questo per ridurre l'impatto di eventuali dazi su produzioni europee, come appunto la nostra. Ovviamente questa valutazione è in corso, vedremo nelle prossime settimane, nei prossimi mesi, non è una decisione che si prende su due piedi”, spiega Scocchia di Illycaffè. E l'ad sottolinea anche che "l'export verso gli Usa ad oggi per noi pesa il 20%. Abbiamo l'Italia che rimane il primo Paese col 30% circa del fatturato, il secondo Paese sono gli Stati Uniti, quindi per noi è molto importante, pesa un quinto dell'azienda".

Su Insider:

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