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Il Pil arranca: +0,5 nel 2024. Su la disoccupazione
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Introduzione
Niente Assegno di disoccupazione a chi si assenta dal posto di lavoro, senza giustificazione, per oltre 15 giorni, facendosi così licenziare. D’ora in poi, questa casistica, vale come "dimissioni volontarie". La norma, ribattezzata "anti-furbetti della Naspi", era stata inserita nel decreto “Collegato lavoro” dell’ultima legge di Bilancio ed è poi diventata realtà con un messaggio dell’Inps, che fornisce tutte le istruzioni del caso ad aziende e dipendenti. Ecco cosa cambia e quali sono le nuove regole
Quello che devi sapere
Quando si prende la Naspi
- Prima di tutto, va chiarito che, per prendere la Naspi, bisogna perdere il lavoro per cause indipendenti dalla propria volontà. Significa che per le dimissioni volontarie la Naspi non è prevista, a meno che non siano dimissioni per giusta causa.
- Per ottenere l’indennità per disoccupati Inps bisogna quindi perdere di lavoro per licenziamento (individuale, collettivo, disciplinare), per risoluzione consensuale o per scadenza del contratto a termine.
Per approfondire:
Lo stratagemma
- Il fenomeno delle assenze per 15 giorni per poi farsi licenziare è difficilmente quantificabile, ma è comunque stato segnalato dai tecnici dell’Istituto di previdenza e denunciato anche da alcuni datori di lavoro negli ultimi anni. I lavoratori coinvolti si sarebbero fatti licenziare, magari per poi farsi riassumere in nero per altri lavori, potendo così percepire la Naspi, da sommare al nuovo stipendio “nascosto”. Da ricordare che quest’anno la Naspi arriva a un massimo di 1550,42 euro per 24 mesi
Le assenze, il provvedimento disciplinare e il licenziamento
- Ma come funzionava il meccanismo messo in atto dai “furbetti”? Alcuni lavoratori, anche appena assunti, si sarebbero assentati per giorni. Superati i 15 giorni, o un certo limite definito dal contratto collettivo di riferimento, scattava l’avvio di un provvedimento disciplinare, che poteva portare al licenziamento per giusta causa. Questa configurazione è una di quelle che dà diritto a chiedere la Naspi, a differenza invece di quanto accade con le dimissioni volontarie.
- Secondo l’Inps, però, spesso erano le stesse aziende a cedere alla richiesta dei lavoratori o a proporre loro il meccanismo delle assenze, per far prendere loro l’assegno di disoccupazione. Ad ogni modo, ogni società che licenzia qualcuno, di norma, deve anche versare all’Inps il ticket di licenziamento, che può arrivare anche fino a 2 mila euro.
La segnalazione delle aziende
- Sempre secondo le nuove disposizioni, il datore di lavoro ha ora l’onere di segnalare via Pec l’assenza prolungata di un lavoratore all’Ispettorato territoriale del lavoro, che poi deve procedere con le ulteriori verifiche. Come chiarito dall’Inps, quindi, solo dopo la comunicazione il rapporto di lavoro si intende risolto con effetto immediato e senza la necessità di dover completare la procedura telematica di dimissioni. Inoltre, se il lavoratore dimostra l’impossibilità, per causa di forza maggiore o per fatto imputabile al datore di lavoro, di comunicare i motivi che giustificano la sua assenza, oppure nel caso in cui l’Ispettorato accerti la falsità della comunicazione del datore di lavoro, le dimissioni diventano inefficaci.
Le nuove regole
- Proprio con l’obiettivo di fermare questo meccanismo, da quest’anno, il governo Meloni ha introdotto un’altra norma. Se ci si dimette volontariamente da un lavoro a tempo indeterminato, si viene assunti da un’altra azienda e poi licenziati da quest’ultima, si ottiene la Naspi solo a fronte di 13 settimane di contribuzione nell’ultimo anno (prima bastavano 13 settimane negli ultimi quattro anni). Con questo nuovo schema si vuole evitare che qualcuno si dimetta avendo magari l’accordo con un’altra azienda per farsi assumere e subito licenziare, così da prendere la Naspi.
- Questa misura "ha una finalità antielusiva", aveva detto già a fine 2024 la ministra del Lavoro Marina Calderone. "Per quanto riguarda la Naspi dopo essersi dimesso da un impiego e l'instaurazione di un rapporto di brevissima durata seguita da un licenziamento - ha spiegato -, ha una finalità antielusiva. Non è un riconoscimento della Naspi a seguito di dimissioni volontarie".
Le istruzioni dell'Inps
- Sul sito dell’Inps, riguardo alla Naspi, si legge: “Per accedere alla prestazione di disoccupazione NASpI, si deve presentare domanda all'Inps, in modo telematico ed entro 68 giorni dalla cessazione del rapporto di lavoro. La NASpI inizia a decorrere dall'ottavo giorno dopo la cessazione del lavoro, a meno che non si presenti la domanda dopo questa data. In questo caso partirà dal giorno successivo. In caso di malattia o infortunio, al momento della cessazione del lavoro, il termine è sospeso per la durata dell'evento. È importante allegare un certificato medico che attesti il riacquisto della capacità lavorativa al momento della domanda, per accelerare il processo di liquidazione”.
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