Lavoro, dai manager ai tecnici: quando le competenze digitali contano più della laurea
Economia
NEWS
I.A., Kak a Sky TG24: siamo a rischio "open washing"
00:01:23 min
Introduzione
Le competenze digitali avanzate aumentano la possibilità di trovare lavoro, sia per ruoli manageriali sia tecnici, influenzando la valutazione dei reclutatori più del possesso della laurea (+3%).
Lo rivela un'indagine comparata tra Italia, Germania e Regno Unito condotta da Fbk e Università di Trento. Secondo lo studio, inoltre, nel Regno Unito le capacità informatiche contano più della laurea, mentre il titolo terziario paga ancora in Germania e, soprattutto, in Italia (4,58%)
Quello che devi sapere
Le abilità richieste
- Le competenze digitali devono andare oltre l'uso aziendale dei sistemi operativi, dei social network e di internet: devono essere "abilità specifiche". Tra queste, l'indagine individua la capacità di usare linguaggi di programmazione avanzata, di utilizzo di software scientifico-statistici, di gestione di progetti e social media, di piattaforme di cloud computing e di tecnologie di elaborazione dei Big data, di conoscenza di algoritmi, strutture dati e basi dei sistemi distribuiti
Per approfondire: Lavoro, nel 2025 +10% di opportunità in ambito tech. Ecco i professionisti più richiesti
Come si è svolto lo studio
- I gruppi di lavoro del Centro per la ricerca valutativa sulle politiche pubbliche della Fondazione Bruno Kessler (Fbk) e del Dipartimento di sociologia e ricerca sociale dell'Università di Trento hanno coinvolto per ciascuno oltre 700 reclutatori e dirigenti del ramo delle risorse umane ai quali è stato chiesto di giudicare quattro diversi profili professionali e tre differenti livelli di padronanza delle competenze digitali (avanzato, intermedio e base)
“Entro il 2030 l’IA sarà 3,5% del Pil mondiale”
- "Lungi dal creare disoccupazione tecnologica, l'innovazione e le competenze digitali aiutano a creare lavoro qualificato e a favorire il matching fra domanda e offerta di lavoro", ha osservato Paolo Barbieri, professore di sociologia economica all'Università di Trento e coordinatore Csis, promotore della ricerca, assieme al professor Antonio Schizzerotto. "Entro il 2030 l'intelligenza artificiale varrà il 3,5% del Pil mondiale, mentre aumenteranno i posti di lavoro in settori quali artificial intelligence, big data, coding, cybersecurity, internet of things e sviluppo di applicazioni mobili", ha sintetizzato Alessio Tomelleri, ricercatore di Fbk-Irvapp
Italia 19esima su 27 per digitalizzazione
- Il rapporto 2024 dell’Osservatorio Agenda Digitale ha stilato la classifica dei Paesi più digitalizzati all’interno dell’Unione Europea. L’Italia rimane abbastanza bassa: è 19esima su 27. Perde così tre posizioni rispetto ai dati raccolti a fine 2022. Secondo il rapporto, che si chiama “Italia digitale: dalla semina al raccolto”, l’Italia è diciottesima per maturità delle nostre infrastrutture digitali; undicesima sul fronte della digitalizzazione delle imprese; ventiduesima per diffusione di competenze digitali; e ventunesima per digitalizzazione della Pa. In particolare, l’Italia è sotto la media europea come competenze di base, con solo il 46% degli italiani fra i 16 e i 74 anni ha competenze digitali di base contro il 56% della media europea. Il problema, però, è il digital divide territoriale, con le forti differenze che caratterizzano i territori che sono difficili da colmare anche a causa dell'assenza di adeguate agende digitali regionali o, più precisamente, di un adeguato raccordo tra le agende digitali regionali
Fondi spesi male o non spesi
- Sul piano delle risorse, è fondamentale impiegare nei tempi previsti tutti i fondi del Pnrr, integrandoli con le altre risorse disponibili per sostenere la trasformazione digitale del Paese, ed è importante abbinare a tali risorse altre non a prestito e dedicate a iniziative di innovazione e cooperazione. A oggi, però, gran parte dei fondi del Pnrr sono spesi male o non spesi, con le Regioni che hanno allocato alla trasformazione digitale solo 1,9 miliardi dei 48 a loro disposizione
Il gap di genere
- C’è anche da segnalare un già noto divario di genere: in Italia, le ragazze tra i 25 e i 34 anni con una laurea nelle materie Stem, cioè scienza, tecnologia, ingegneria e matematica, sono solo il 16,8%. Meno della metà dei ragazzi, che arrivano al 37%. È il dato riportato da Save the Children, sulla base del rapporto Istat 2024, e diffuso nei giorni scorsi alla vigilia della Giornata Internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza. L'organizzazione rileva l’importanza di abbattere questa differenza
Il mercato dell’IA cresce
- Al contempo, il mercato dell'intelligenza artificiale in Italia "conferma una dinamica di forte crescita, con un valore consolidato nel 2023 di 674 milioni di euro, registrando un significativo +55% rispetto al 2022". Emerge dal report "Il Mercato dell'IA in Italia" pubblicato da Anitec-Assinform, l’associazione di Confindustria che raggruppa le principali aziende dell’Ict, che evidenzia quanto le previsioni per il 2024 siano "altrettanto positive, con una stima di crescita del 34,8% che porterà il mercato a toccare i 909 milioni di euro e 1,802 miliardi di euro nel 2027". Tuttavia, "l'analisi evidenzia profonde disomogeneità strutturali", in particolare con un divario nell'adozione tra grandi imprese e pmi. A guidare l'adozione di IA è il settore bancario con investimenti pari a 173,6 milioni di euro, mentre il comparto Telco & Media ha raggiunto i 161,6 milioni di euro
Per approfondire: Grok 3, Elon Musk rilascia oggi sul mercato il suo nuovo chatbot AI. Cosa sappiamo