Stipendi statali, stop agli aumenti per 2.3 milioni di dipendenti: cosa cambia
EconomiaIntroduzione
Martedì 14 gennaio a causa di una spaccatura sindacale è saltato il tavolo relativo al contratto del personale sanitario impiegato nel pubblico, e da allora i rinnovi degli altri lavoratori delle Pa stanno attraversando diverse difficoltà. Oltre cinque miliardi di euro resteranno per ora inutilizzati e fermi nelle casse dello Stato. Erano invece destinati ai contratti di 2.3 milioni di persone suddivise in vari settori per gli anni 2025-2027.
Cgil e Uil sono le due sigle principali che hanno bloccato l’iter, perché puntano al recupero integrale del potere d’acquisto perso dai dipendenti pubblici con l’impennata dell’inflazione nel 2022 e nel 2023. Gli aumenti sono stati fermati proprio perché, dicono i sindacati, sono inferiori alle perdite di questo periodo.
Quello che devi sapere
Cosa non funzionava
- La bozza finale prevedeva un aumento lordo di 172 euro mensili per 13 mensilità e una serie di altre misure, anche normative. Secondo la Fp Cgil, il documento "non dava le risposte necessarie ai lavoratori: troppo poche le risorse per incrementare gli stipendi, nessuna risposta sulle indennità, un evidente messaggio ai lavoratori che per incrementare le proprie entrate dovevano essere disponibili a lavorare di più, strumenti insufficienti per la valorizzazione di carriera dei professionisti". Sulla stessa linea il Nursig up, che parla di contratto "decisamente inadeguato" e annuncia che non accetterà "compromessi al ribasso", mente la Uil Fpl chiede al governo di mettere in campo risorse adeguate per un contratto "dignitoso": "Le risorse stanziate sono del tutto insufficienti per recuperare il potere d'acquisto eroso negli anni. A fronte di un'inflazione che sfiora il 17% netto - evidenzia il sindacato - l'aumento complessivo proposto si ferma a un irrisorio 6% lordo"
Per approfondire: Contratto Sanità, manca accordo e salta la firma per il rinnovo. Cosa sta succedendo
“L’erogazione unilaterale è una sconfitta per tutti”
- "Ora bisogna fare ogni sforzo per riprendere quanto prima il dialogo, ma lo stallo non può essere infinito perché io questi soldi ai nostri lavoratori li voglio dare". Ha commentato in un'intervista a Il Sole 24 Ore il ministro della Pa Paolo Zangrillo. "C’è sempre la possibilità di un’erogazione unilaterale - aggiunge - Ma sarebbe una sconfitta per tutti, per i sindacati e per il nostro obiettivo di rimettere le persone al centro per riportare la Pa a essere un buon posto di lavoro". Prosegue: “Ho sempre preferito la concertazione – ha aggiunto – che pur qualche volta con fatica porta a soluzioni condivise. Troverei paradossale che i sindacati, o meglio quelli che a partire da Cgil e Uil hanno determinato lo stallo, preferiscano un’erogazione unilaterale automatica proprio nel momento in cui per la prima volta nella storia della Repubblica il Governo ha costruito le condizioni, e ha messo le risorse, per disegnare una prospettiva che guarda ai rinnovi dei contratti del futuro, fino al 2030"
I prossimi passi
- Gli aumenti per via normativa implicherebbero "la rinuncia alle tante novità che sono state negoziate con i sindacati. Solo per quel che riguarda la sanità, per esempio, l’introduzione del patrocinio legale, l’assistenza psicologica e la possibilità per l’azienda di costituirsi parte civile quando si verificano le aggressioni". "Ora - dice poi - bisogna far passare questi giorni tumultuosi". Giovedì "Dovrebbe arrivare la certificazione della Corte dei conti e quindi la firma definitiva del nuovo contratto per le Funzioni centrali (l'unico su cui si è fino ad ora trovato un accordo, ndr). Con l’entrata in vigore del contratto convocherò i sindacati come mi ero impegnato a fare, e quella potrebbe essere la prima occasione per capire come ripartire. Spero che si manifesti una disponibilità. Ma so anche perfettamente che se, come sospetto, il 'no' è politico, gli spazi si riducono drasticamente"
Delusione da parte dell’Aran
- Secondo il presidente Aran - Agenzia Rappresentanza Negoziale Pubbliche Amministrazioni - Antonio Naddeo "c'erano tutte le condizioni per firmare e avviare rapidamente anche la trattativa per il successivo contratto 2025-2027". Quello che ora si prospetta è invece un periodo di incertezza. Lo stesso Naddeo afferma che "è difficile capire cosa succederà, perché in queste due intense giornate di contrattazione abbiamo esplorato tutte le vie per giungere a un accordo". Eppure, conclude, "il nuovo contratto aggiungeva e non toglieva, sia in termini di risorse sia di innovazioni"
L’unico accordo approvato
- Al momento, come accennato, è stato approvato il contratto che riguarda i 194mila dipendenti delle Funzioni centrali, che lavorano cioè nei ministeri, nelle agenzie fiscali e all’Inps. Si attende ora il via libera da parte della Corte dei Conti, che dovrebbe arrivare nella giornata di giovedì. Nel contratto saranno inserite anche alcune norme mai sperimentate prima, come i buoni pasti per le giornate di smart working. A partire da febbraio si attendono gli aumenti previsti e gli arretrati
Per approfondire: Cgil: 118mila lavoratori coinvolti in crisi industriali, governo distante dal Paese reale