"Nel 2024 si sono prodotti meno di 10 milioni di grandi elettrodomestici del bianco in Italia, nel 2000 erano 30 milioni. Anno dopo anno lo storico settore dell’elettrodomestico si sta sfaldando, ma crediamo che ci siano ancora le condizioni per rilanciare la produzione" Massimiliano Nobis, segretario nazionale Fim Cisl
Proclamate otto ore di sciopero nazionale in Beko per il 30 gennaio 2025. Lo annunciano Fim, Fiom, Uilm e Uglm come protesta contro l'inaccettabile piano di chiusure presentato per l'Italia. In occasione dell'incontro convocato dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy, il Mimit, i sindacati fanno sapere “si terrà anche un presidio, davanti al Mimit, in cui parteciperanno tutti i lavoratori provenienti da tutte le fabbriche e gli uffici italiani di Beko”. “Chiediamo a Beko di modificare radicalmente il piano industriale, e al governo di intervenire concretamente con tutti gli strumenti disponibili”. I sindacati, in particolare, chiedono l'uso del golden power fino a prevedere l'ingresso diretto dello Stato a garanzia degli stabilimenti, dell'occupazione e di un settore strategico. “Invitiamo tutti i lavoratori a unirsi alla lotta per scongiurare chiusure e licenziamenti, e chiedere il rilancio del comparto degli elettrodomestici", concludono Fim, Fiom, Uilm e Uglm.
Il caso Beko Europe
Il caso di Beko Europe è noto: dopo l’acquisizione di Whirlpool Emea la multinazionale turca ha annunciato il licenziamento di 2000 dipendenti su 4.400 e la chiusura di due stabilimenti a Comunanza e Siena, in aggiunta alla riduzione produttiva a Cassinetta e al taglio di 718 impiegati anche nei ruoli strategici come la ricerca e la qualità. “Urge la convocazione al Mimit del tavolo di settore", ha comunicato ieri sera in una nota il segretario nazionale Fim Cisl, Massimiliano Nobis. “Il documento di Fim Fiom-Uilm di analisi, proposte e richieste per la salvaguardia e il rilancio dell’industria dell’elettrodomestico, presentato al Mimit il 22 febbraio 2024, è ancora fermo sul tavolo ministeriale. Da quasi un anno le nostre proposte sono rimaste lettera morta”.
