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Il piano di Stellantis per l'Italia non cancella tutte le incognite

Economia

Simone Spina

Investimenti, nuovi modelli e tutti gli stabilimenti attivi. L'impegno della multinazionale per il nostro Paese convince il governo dopo mesi di tensioni. Ma le variabili in gioco sono tante: bisogna risollevare le vendite, arginare la concorrenza cinese, superare le difficoltà legate al passaggio all'elettrico, sperare che l'Europa congeli le multe ai costruttori che non tagliano le emissioni inquinanti e augurarsi che i fondi pubblici per il settore delle quattroruote siano sufficienti

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Passi avanti ce ne sono stati: Stellantis ha messo sul tavolo una serie di garanzie su investimenti, fabbriche e nuovi modelli. Ma il futuro dell’Auto in Italia rimane incerto. E l’incognita maggiore, come ha sottolineato Jean-Philippe Imparato, numero uno per l’Europa della multinazionale delle quattroruote, resta il mercato.

Risollevare le vendite

Le vendite sono in profondo calo negli ultimi mesi. Non solo nel nostro Paese ma in tutto il Vecchio Continente, dove, quella che resta una delle principali industrie che dà lavoro, è alle prese con il difficile passaggio dai motori a benzina e diesel a quelli elettrici e con l’agguerrita concorrenza cinese.

Fabbriche attive, ma quanta cassa integrazione?

Due miliardi, quest’anno, per gli stabilimenti italiani, che - ha promesso Stellantis - rimarranno tutti attivi, confermando che non ci saranno licenziamenti ma senza citare la cassa integrazione, alla quale spesso si ricorre nelle fabbriche dove sono impiegati oltre 40mila dipendenti. Sei miliardi, sempre nel 2025, per acquisti da fornitori italiani.

Un altro anno difficile

Una rassicurazione che soddisfa (come il resto del piano) il governo, dopo mesi di tensioni. Il prossimo sarà comunque un anno duro: la produzione dovrebbe riprendere marciare a buon ritmo solo nel 2026, ma dell’obiettivo di un milione di veicoli l’anno sfornati in Italia, sul quale Palazzo Chigi aveva insistito, non se n’è parlato.

Investimenti e nuovi modelli

Stellantis, che esclude una fusione con Renault in un momento in cui i matrimoni – come quello al quale si starebbero preparando Honda e Nissan - potrebbero essere una soluzione alle difficoltà, ha precisato che in Italia metterà i soldi di tasca propria.

Il sostegno (ridotto) dello Stato

Ma lo Stato aprirà il portafoglio: 1,6 miliardi nel prossimo triennio, dei quali 1,1 utilizzabili nel 2025. Denari destinati principalmente alle aziende che producono componenti per le macchine e che non compensano il taglio dei fondi (assegnati in passato) deciso con la manovra.

Rischio multe per chi non taglia le emissioni

Da Bruxelles, intanto, si attendono risposte: Roma, Parigi e Berlino chiedono di bloccare le multe miliardarie che da gennaio colpirebbero i costruttori che non si adegueranno ai nuovi limiti sulle emissioni. Una stretta che rappresenta un ulteriore tappa verso l’addio ai motori più inquinanti prevista nel 2035