Alla scoperta dei mille usi della seta

È il Ceo dell’azienda italiana, e a conduzione familiare, Cosetex, tre generazioni nel campo del tessile e soprattutto nella seta, una fibra che Cosetex rende ancora più pregiata grazie a tecnologie innovative. Lo abbiamo incontrato a Milano durante i due giorni Denim Premiere Vision. Ma perché un produttore di seta era ad una fiera del denim? Silvio Mandelli che cos’è Cosetex e cosa fate? Cosetex è un’azienda familiare di piccole e medie dimensioni, un’azienda storica arrivata ormai alla terza generazione che sviluppa tutti i progetti legati alla seta. Mio nonno raccoglieva i cascami di seta e produceva bozzoli nella zona del lecchese, milanese, bergamasco e portava tutti i bozzoli con il suo carretto a Milano a venderla dove adesso è stato fatto un nuovo progetto del cortile della seta, ecco quello era proprio il mercato della seta dove vendeva mio nonno. Ci siamo specializzati in tutto quello che è l’ambito seta e principalmente nei cascami, che sono tutti quei sottoprodotti che derivano dalla lavorazione del filo continuo di seta e dalle successive lavorazioni alle quali la seta viene sottoposta per ottenere dei semi lavorati dei sottoprodotti per ottenere la materia prima della filatura in fibra discontinua e quindi l’abbinamento della seta con altre fibre nobili come può essere il cachemire, l’alpaca, la lana, la vicuña oppure con il cotone e le fibre sintetiche per la produzione di filo, questo è fondamentalmente il nostro core business. C’è una netta differenza tra la produzione di fibra di seta continua e fibra di seta discontinua, in cosa consistono le differenze? Sono due mondi completamente differenti anche se trattano la stessa fibra perché le caratteristiche tecniche, chimiche e fisiche della seta rimangono le stesse. La fibra discontinua deriva dal bozzolo che non è più utile alla trattura e quindi alla produzione della fibra continua per diverse ragioni: dalla qualità del bozzolo a ragioni di carattere tecnico di non riuscire a portare a termine la trattura da quel bozzolo e quindi non riuscire ad estrarre la fibra continua. Dopo una serie di trasformazioni si arriva alla produzione di un fiocco e quindi alla produzione di altre fibre che hanno delle caratteristiche chimiche simili ma nello stesso tempo si differenziano in termini di brillantezza, di colore, di sofficità e di performance, di confort, mantenimento di calore e traspirabilità. Una fibra discontinua è una fibra che è in grado di mantenere al suo interno maggiore quantità di aria, per esempio, e quindi è molto utilizzata e performante nell’ambito delle imbottiture, che è un po' il campo in cui ci siamo specializzati. Prima di arrivare a parlare del prodotto finito dobbiamo cercare di far chiarezza proprio sull’estrazione della fibra di seta. Le maggiori critiche mosse ai produttori di seta la definiscono una fibra “cruenta". La fibra discontinua non riguarda direttamente quella che è la tecnica della produzione del filo continuo, la produzione del filo continuo necessità di un bozzolo integro, e per avere un bozzolo integro l’animale all’interno deve essere ucciso. La fibra discontinua invece parte da un presupposto nettamente diverso cioè quello di non avere necessità della continuità del filo e come tale può utilizzare in particolari casi, delle produzioni da bozzoli che vengono utilizzati proprio per la riproduzione di nuove uova e utilizzati per prodotti che sono realmente cruelty free nel senso che il baco viene lasciato trasformare in farfalla e quindi uscire. Poi ci sono una serie di bozzoli di diversa qualità e di diversa natura che sono già di per sé cruelty free, ad esempio quella che è chiamata la Peace Silk Ahimsa una seta selvatica che già di per sé il baco non prevede di andare a chiudere il suo bozzolo ecco perché non può essere utilizzato per la fibra continua. Poi bisognerebbe entrare nel merito di quello che è l’animale e nella sua percezione di dolore, il lepidottero bombyx mori della seta è un animale addomesticato che non potrebbe esistere senza l’ausilio dell’uomo, è stato nel corso degli anni oggetto di combinazioni genetiche al fine di renderlo più producibile in diverse parti del mondo e tendenzialmente riesce a svilupparsi solo con la presenza dell’uomo, non ha un apparato neurologico tale da percepire dolore, tant’è che subisce nella sua vita varie metamorfosi della sua struttura che non sarebbero compatibili con la percezione di dolore. Una volta che sfarfalla e si trasforma in farfalla, appunto, muore entro 24/48 ore dopo essersi accoppiata e aver depositato le uova, non ha apparato digerente e quindi non si alimenta. Non c’è una moria di lepidotteri maggiore di quello che ci può essere durante l’aratura di un campo per coltivare. I due mondi, fibra continua e discontinua, sono due mondi attigui ma, anche da questo punto di vista, molto differenti. È importante non definire la seta come una fibra cruenta tout court ma capire che cosa realmente succede e da quel momento ognuno può farsi la propria idea. Comprare responsabilmente diventa una scelta di sostenibilità? Non esiste una responsabilità di scelta se non si parte dalla conoscenza. Quello che stiamo cercando di fare è proprio veicolare un messaggio su cosa sia la seta, sulle differenze che ci sono tra la seta e le altre fibre soprattutto con le fibre sintetiche, differenze che sono notevoli, ma anche con le fibre naturali facendo in modo che ci sia una reale conoscenza, anche in campo tessile, delle differenze sostanziali che ci sono tra una fibra e fibra. Una viscosa non è una fibra naturale anche se il marketing cerca di raccontarla come tale, la fibra di legno non esiste! Una viscosa parte da una cellulosa che viene modificata chimicamente, si crea una pasta e da lì un filo. Se si va ad analizzare la fibra di viscosa non si troverà al suo interno nessuna componente naturale dal quale si è partiti perché è estratta da una trasformazione chimica, sono due ambiti ognuno dei quali ha un suo fondamento e un suo diritto, l’importante è conoscerne le differenze. Che cosa producete in Cosetex? Noi forniamo la fibra in seta ai produttori di filato principalmente, e seguiamo tutto l’ambito della filatura consigliando la corretta tipologia di seta, perché all’interno della fibra discontinua ci sono una miriade di possibilità in termini di lunghezza, di qualità, consigliando quelle che sono le migliori fibre di seta da utilizzare per ottenere un determinato filato o un determinato effetto sul filato. Avendo accumulato così tanta esperienza abbiamo iniziato a perlustrare la possibilità di veicolare un determinato messaggio e ad utilizzare la seta in ambiti differenti che rimangono ambiti di nicchia ma attigui l’uno all’altro e allo stesso tempo con caratteristiche ben precise. Abbiamo creato per esempio delle imbottiture di seta perché abbiamo visto che la seta pur essendo considerata nell’immaginario una fibra estiva, è in realtà una fibra invernale con delle caratteristiche peculiari che ne fanno un’ideale fibra per le imbottiture. La seta è una fibra termoregolante perché il bozzolo è un riparo nel quale l’animale deve mantenere una temperatura costante indipendentemente dalle condizioni esterne, poter respirare e traspirare ed essere protetto. Se consideriamo queste caratteristiche termoregolazione, mantenimento di calore e traspirabilità è evidente che il passaggio all’imbottitura è immediato. Abbiamo creato e brevettato un’imbottitura in 100% seta che ha dei livelli di confort termo fisiologico di correlazione tra resistenza all’evaporazione e resistenza termica che sono nettamente superiori a quanto già presente sul mercato. In un range da 0 a 1, dove 1 rappresenta l’aria, la seta ha un valore da 0.80 a 0,84, la piuma ha uno 0,40-0,45 il poliestere hanno un valore di 0,20, un’imbottitura in poliestere per esempio mantiene il calore generato dal corpo ma non lascia traspirare. Quindi con l’imbottitura in seta non si avrà mai quella sensazione di eccessivo calore ma è assolutamente termoregolante. Da qui siamo partiti per realizzare una serie di prodotti per il sistema: dal letto dal piumone al topper e al cuscino, una serie di prodotti T.Silk Collection che sono di alto livello, di alta performance in 100% seta per garantire le performance qualitative della seta e per mantenere una visione di eco design in 100% il che vuol dire che a fine vita il prodotto può essere realmente riciclato e riutilizzato. Ma arriviamo all’ultima novità in fatto di prodotti, una novità che potremmo definire “la strana coppia”, di che si tratta? Ho visto una volta un’intervista a Luigi Caccia e mi sono trovato subito in una sintonia di visioni. La visione del concetto di sostenibilità quando questa è effettivamente dimostrabile, il concetto di andare un po' controcorrente, il concetto valorizzare il prodotto, perché la nostra idea in tutto quello che facciamo è effettivamente quello di dare valore alla seta non quello di sminuirla. E così ci siamo messi in contatto e abbiamo detto perché non facciamo qualcosa insieme? Dobbiamo ricordare che Luigi Caccia è il fondatore, con la sorella Ilaria, di PureDenim, azienda specializzata nella produzione di denim sostenibile. Quindi la strana coppia è formata da denim e seta… Di per sé il connubio tra denim e seta non è una scoperta ma è una rivisitazione e rivalutazione di quella che è la nostra storia. Mio nonno aveva i piumoni con l’imbottitura di seta erano gli scarti della seta ma all’epoca non si buttava via niente. Così come il denim originariamente anche nella tradizione giapponese era un denim di seta. Abbiamo ritrovato nei nostri archivi dei denim fatti in seta che risalgono a 50 o 60 anni fa. Abbiamo proposto questa cosa a PureDenim e da lì abbiamo iniziato questo percorso. Da parte nostra abbiamo percepito quelle che erano le necessità di un mondo denim a noi sconosciuto, parlando molto di quelle che erano le visioni di PureDenim e quello che noi intendevamo, cioè come vedevamo la seta all’interno del mondo denim, e abbiamo iniziato con la creazione di una serie di semilavorati quindi di filati adatti per quello che si voleva creare. Un prodotto che fosse in seta ma nella quale la seta non avesse quella presenza ingombrante della sua lucidità, perché in alcuni casi questo effetto lucido, soprattutto nel mondo denim che è un mondo più giovanile, poteva dare un certo fastidio. Quindi abbiamo creato, utilizzando le caratteristiche della fibra discontinua, un filato che è nettamente meno lucido e lo abbiamo abbinato alla produzione di PureDenim, alla filosofia dell’utilizzo minore possibile di sostanze chimiche fino ad azzerarle, mantenere la naturalità, fino ad arrivare a un prodotto che sia seta a contatto della pelle e quindi nel mondo denim una fibra che a contatto della pelle è sicuramente naturale e curativa, perché la seta è una fibra a estrusione e non ha sulla sua superficie nessun tipo di protuberanze o scaglie, come avviene per esempio con la lana, e quindi nei microsfregamenti non procura nessun problema alla pelle ma anzi è curativa. La seta viene utilizzata nel trattamento delle dermatiti topiche, per intenderci. Un prodotto, inoltre, che potesse dare una caratterizzazione di termoregolazione, quindi un denim che, pur avendo la sua consistenza e il suo peso, fosse in grado di essere leggero, morbido, di garantire la sua traspirabilità, garantire confort ed è venuta fuori una bellissima esperienza e una bellissima collezione di cinque o sei tipologie di capi dal jeans, alle camicie ai prodotti a più basso peso. Un prodotto nuovo, con una valenza tecnico-qualitativa d’impatto e una visione realmente sostenibile, le lavorazioni che attua PureDenim con la seta ne fanno veramente un prodotto che ha un impatto bassissimo dal punto di vista delle risorse utilizzate e che una volta lavato non rilascia microplastiche e, concluso il suo ciclo di vita, può essere è facilmente riciclabile e riutilizzabile. È un plus per tutti questi motivi e poi non dimentichiamo la parte glamour che la fibra di seta ha nel mondo della moda e in certe fasce di mercato.

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