Manovra, torna l’ipotesi del silenzio-assenso per trasferire il Tfr ai fondi pensione

Economia

Introduzione

A un mese e mezzo dal varo in Consiglio dei ministri, la manovra entra nel vivo dei lavori alla Camera. Da calendario le votazioni sugli emendamenti in commissione Bilancio dovrebbero iniziare da martedì 10 dicembre mentre il testo approderà in Aula a Montecitorio nel pomeriggio di lunedì 16 dicembre. Tra le tante proposte con cui il Parlamento punta a modificare la legge di Bilancio c’è anche quella per un nuovo semestre di silenzio-assenso per destinare il Tfr alla previdenza complementare. Ecco cosa può succedere.

Quello che devi sapere

La proposta

  • Sono circa 250 gli emendamenti “super segnalati” e pronti alla sfida del voto in commissione, con l’occhio vigile del Mef, pronto a fermare qualunque proposta non abbia le adeguate coperture. Ha però molte chance di passare la proposta della maggioranza per un nuovo semestre di silenzio-assenso per scegliere di spostare il trattamento di fine rapporto dall'azienda alla previdenza complementare. Un intervento su cui spingono molto FdI, Lega e Noi Moderati. Tra i firmatari dell'emendamento c’è anche il presidente della commissione Lavoro Walter Rizzetto.

Per approfondire: Tfr in azienda o in un fondo pensione? La proposta del silenzio assenso e cosa cambia

Gli emendamenti

  • A metà novembre erano stati riammessi gli emendamenti sul tema, presentati dalle tre forze politiche. Nella motivazione della riammissione si spiegava: “Recando disposizioni in materia di opzione tra il mantenimento del trattamento di fine rapporto presso il datore di lavoro e il conferimento di quest'ultimo a forme di previdenza complementare, reca un intervento coerente rispetto alle misure in materia di previdenza complementare contenute nell'articolo 28 del disegno di legge”

Cosa è il Tfr

  • Il Tfr è un compenso differito, erogato dopo la fine del rapporto di lavoro. Fa parte integrante del salario lordo, ma non è disponibile subito. Il datore di lavoro lo trattiene e ne è responsabile. Il concetto del “trattamento di fine rapporto” venne introdotto già nel 1927, poi è cambiato negli anni. Al momento si calcola sommando per ciascun anno di servizio una quota pari all’importo della retribuzione dovuta per lo stesso anno divisa per 13,5. Il Tfr è incrementato su base composta, al 31 dicembre di ogni anno, con applicazione di un tasso costituito dall’1,5% in misura fissa e dal 75% dell’aumento dell’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai ed impiegati rispetto al mese di dicembre dell’anno precedente

La previdenza integrativa

  • Il quadro attuale non garantisce più pensioni vicine a quasi l’80% del proprio ultimo stipendio. Quindi si è sviluppato un sistema di previdenza integrativa e l‘obiettivo del governo è quello di potenziare queste forme complementari. Nasce così la previsione del versamento delle quote di Tfr ai fondi pensione anche mediante il “silenzio-assenso”

Come funzionano i Fondi pensione

  • La previdenza complementare integra la pensione, tenendo da parte risparmi ma con la possibilità di accedervi prima del raggiungimento dei requisiti pensionistici. Le somme accumulate rimangono insomma nella disponibilità dell’iscritto che quindi le può richiedere. Chiunque può aprire un Fondo pensione, usufruendo anche di vantaggi fiscali come la deducibilità dei contributi versati e la tassazione agevolata in fase di erogazione. I Fondi sono spesso gestiti dalle categorie dei lavoratori ma in passato anche dall’Inps che tratteneva il Tfr di coloro che non avessero scelto il proprio Fondo. Questa soluzione è stata quasi subito accantonata dallo stesso Istituto previdenziale verso cui continuano invece a confluire i trattamenti di fine rapporto non utilizzati ai Fondi

Le cifre

  • Come spiega Il Sole 24 Ore, “dal 2007 al Fondo di Tesoreria dell’Ente sono confluiti 98,5 miliardi, circa sei miliardi l’anno, di risorse del trattamento di fine rapporto lasciato nelle grandi aziende dai lavoratori”. Ora quindi l’ipotesi della riapertura del semestre di silenzio-assenso per destinare in automatico il Tfr ai Fondi pensione rischia di frenare il flusso di risorse per l’Ente

La posizione dell’Inps

  • L’Inps ritiene importante discutere della possibilità di dotarsi nuovamente di un proprio Fondo complementare, come quello creato nel 2007, all’epoca del lancio del settore con la norma del silenzio-assenso. Non fu un successo e la manovra 2018 aveva previsto la soppressione di FondInps e il passaggio delle posizioni individuali in un altro Fondo

Brambilla: “Basta con Tfr all'Inps, sì al silenzio-assenso”

  • Il presidente di Itinerari Previdenziali Alberto Brambilla, autore della legge quadro del 2005, in una recente intervista a La Stampa ha detto: "Basta Tfr all'Inps, bisogna finirla. È una vergogna, è solo una tassa implicita sulle piccole imprese, che praticamente non possono utilizzare queste risorse e che anziché finanziare l'economia reale finiscono solo nella spesa corrente dell'Inps. La politica ha sempre fatto la guerra alla previdenza complementare. Il risultato è che ora abbiamo il rapporto tra patrimonio dei fondi pensione e prodotto interno lordo che arriva a malapena al 10%, mentre la media europea supera il 75%". L'ipotesi di un nuovo semestre di silenzio-assenso "è un meccanismo che sostengo da sempre, per la verità l'ho inventato io scrivendo la legge 252. Peccato che sia stato previsto una solo volta, nel 2007, e neanche per sei mesi ma solo per quattro. Però ha comunque prodotto buoni risultati visto che abbiamo più che raddoppiato il numero degli iscritti ai fondi". La scelta della previdenza integrativa è inevitabile? "Non solo è inevitabile ma va rafforzata e sistemata. Perché i nostri fondi pensione sono gli unici in Europa ad essere tassati annualmente al 20% e non al momento del riscatto".

Per approfondire: Tfr nei fondi pensione, a quanto ammonterebbe la rendita? I calcoli