Ravvedimento speciale, il 20 dicembre scade ultima rata. A quanto ammonta e come funziona

Economia
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Introduzione

Termine ultimo fra due settimane per l’ultima rata del ravvedimento speciale, che permette ai contribuenti di sanare le violazioni relative alle dichiarazioni dei redditi relative al 2022 e agli anni precedenti. Ecco cosa sapere.

Quello che devi sapere

Come funziona

  • Il ravvedimento speciale permette a tutti coloro che lo hanno richiesto di mettersi in regola pagando sanzioni ridotte a un diciottesimo, a prescindere dal momento dell’adesione e dal periodo d’imposta oggetto della regolarizzazione

 

Per approfondire: Fisco, le scadenze di dicembre 2024. Ecco il calendario completo

Quando è stato introdotto

  • La strada del ravvedimento speciale è stata tracciata dalla tregua fiscale inserita nella Legge di Bilancio 2023: con una serie di interventi, il canale d’accesso è stato riaperto, con un’ultima chance fino al 31 maggio scorso, e ampliato anche al periodo d’imposta 2022, inizialmente escluso

Le istruzioni sul pagamento

Attenzione ai conti da fare sul pagamento, perché il calcolo delle rate da pagare non è uguale per tutti ma segue regole diverse in base all’anno oggetto di regolarizzazione:

  • Nel caso delle violazioni relative al 2021 e agli anni precedenti, ogni versamento rateale è pari a un ottavo del totale dovuto;
  • Per quanto riguarda il 2022, un anno regolato con un intervento ad hoc, l’importo da versare per regolarizzare le dichiarazioni è suddiviso in quattro tranche
  • In tutti i casi sono dovuti interessi nella misura del 2% annuo

Come si effettua il versamento

  • I contribuenti che usufruiscono del ravvedimento speciale devono effettuare il versamento utilizzando il Modello F24. I codici tributo corretti da inserire nel documento sono stati individuati attraverso la Risoluzione n. 6/2023 dell’Agenzia delle Entrate, con i soggetti che hanno già dei crediti che possono utilizzarli per compensare quanto dovuto, come prevede la circolare n. 2/E del 27 gennaio 2024 diramata dal Fisco

Quando non si paga

  • Ma cosa succede se non si paga? Nel caso in cui il contribuente dovesse saltare il pagamento dell’ultima rata non perderà i benefici sanzionatori, ma non potrà più accedere al beneficio della rateazione: l’amministrazione tributaria iscriverà a ruolo l’importo residuo a titolo di imposta e interessi e provvederà a irrogare le sanzioni previste dalla legge per l’omesso versamento

Le violazioni sanabili

  • Attraverso il ravvedimento speciale è possibile regolarizzare:
  1. Tutte le violazioni che possono essere oggetto di ravvedimento operoso (articolo 13, Dlgs 472/1997), in relazione ai periodi d’imposta 2022 e precedenti, purché la dichiarazione del relativo periodo d’imposta sia stata validamente presentata
  2. Le irregolarità relative ai redditi di fonte estera, all’imposta sul valore delle attività finanziarie estere (IVAFE) e all’imposta sul valore degli immobili situati all’estero (IVIE) che non siano individuabili con i controlli automatizzati delle dichiarazioni (articolo 36-bis, Dpr 600/1973), anche se relative ad attività finanziarie e patrimoniali costituite o detenute fuori dal territorio dello Stato, nonostante la violazione degli obblighi di monitoraggio (articolo 4, Dl 167/1990)

Le violazioni non sanabili

  • Non sono invece sanabili le irregolarità emerse dal controllo automatizzato delle dichiarazioni, le violazioni di natura formale e quelle relative alle irregolarità dovute agli obblighi di monitoraggio degli investimenti detenuti all’estero

Il concordato preventivo biennale

  • Chi non ha avuto la possibilità di accedere alla Tregua Fiscale 2023 può optare per il concordato preventivo biennale, che però scadrà nei prossimi giorni. Si tratta di una proposta che il Fisco fa al contribuente: in cambio di una determinata percentuale di reddito da versare in tasse, se si accetta, si avrà il vantaggio di avere meno controlli e anche vantaggi fiscali. Si tratta di uno strumento che può interessare soprattutto i professionisti certi di guadagnare più di quanto previsto dal Fisco negli anni successivi e le partite Iva che vogliono far emergere legalmente i redditi non dichiarati tra il 2018 e il 2022

La scadenza del concordato preventivo biennale

  • La scadenza è fissata al prossimo 12 dicembre dopo che una prima finestra si era chiusa lo scorso 31 ottobre, tra le proteste soprattutto dei commercialisti che hanno a più riprese chiesto una riapertura dei termini

I numeri

  • Dopo la prima scadenza del 31 ottobre, sui numeri del concordato preventivo biennale il viceministro dell'Economia Maurizio Leo ha spiegato che "sono 160mila le partite Iva che avevano un voto di inaffidabilità totale o quasi al fisco, con voti Isa tra l'1 e l'8, e che adesso invece hanno accettato la proposta per posizionarsi al 10 e che possiamo ritenere soggetti fiscalmente più che affidabili. Un risultato che ritengo di particolare rilievo proprio perché, per la prima volta e in un colpo solo, fermo restando i controlli delle Entrate e quelli della Guardia di Finanza, abbiamo portato fuori dal perimetro dell'evasione fiscale 160mila soggetti per farli rientrare in quello della legalità, un risultato straordinario, senza precedenti". Ma non solo. "L'altro aspetto da sottolineare con soddisfazione è che con il concordato abbiamo fatto emergere oltre 8,5 miliardi di base imponibile ai fini delle imposte dirette (Irpef e Ires) e altri 6,3 miliardi come valore della produzione ai fini dell'Irap. Da questi dati scaturisce questo primo risultato, di circa 1,3 miliardi nel biennio con l'applicazione delle imposte sostitutive previste dal concordato e che garantiscono intanto oltre 425 milioni per il 2024 e 865 milioni per il 2025", ha aggiunto Leo

 

Per approfondire: Concordato preventivo biennale, riaperti i termini: si può aderire entro il 12 dicembre