Concordato preventivo biennale, riaperti i termini: si può aderire entro il 12 dicembre
EconomiaIntroduzione
Il concordato preventivo biennale è un patto con lo Stato rivolto agli autonomi e messo in campo dal governo anche con l'obiettivo di portare risorse fresche alla Manovra. I termini per aderire sono scaduti lo scorso 31 ottobre. Tuttavia, da giorni si parlava dell’ipotesi di una riapertura dei termini: il decreto legge ad hoc è arrivato oggi in Consiglio dei ministri. Ecco cosa sappiamo.
Quello che devi sapere
La riapertura dei termini
- Come ventilato nei giorni scorsi, ci sarà una riapertura dei termini del concordato preventivo biennale: il decreto legge che contiene la misura è arrivato sul tavolo del Consiglio dei ministri che si è riunito oggi. La nuova scadenza sarà il 12 dicembre 2024. Il provvedimento dovrebbe poi confluire come emendamento nel decreto fiscale, che è all'esame della commissione Bilancio del Senato.
Per approfondire: Concordato preventivo biennale, cosa sapere
Cos’è il concordato biennale
- Il concordato preventivo biennale è l’opzione che consente a lavoratori autonomi e partite Iva di congelare tasse e controlli per i prossimi due anni, aderendo al patto con il fisco e pagando una somma pattuita. La scadenza per aderire è scaduta lo scorso 31 ottobre. Con questo nuovo strumento fiscale, il governo punta a recuperare un po' di risorse da spendere in Manovra, in particolare per alleggerire la pressione fiscale al ceto medio. Dall'esito del concordato dipenderà, infatti, anche l'entità di alcune possibili modifiche alla Legge di bilancio, a partire dall'ipotesi di abbassamento dal 35 al 33% dell'aliquota del secondo scaglione Irpef. Tutto dipende, però, dal gettito che il concordato produrrà
Riapertura e non proroga
- Il concordato biennale, come detto, avrà una seconda vita. Chiusa la prima fase il 31 ottobre, per i contribuenti si apre una seconda finestra con altre scadenze e nuovi incassi. Attenzione: non sarà una proroga, ma una riapertura dei termini. La differenza è dirimente e solo apparentemente tecnica. Dietro, infatti, c'è la possibilità o meno di disporre, subito, di fondi per la terza Manovra del governo Meloni. E con una destinazione prioritaria, com'è la promessa riduzione delle aliquote Irpef. Al contrario la proroga, sebbene potenzialmente più generosa di risorse, avrebbe fatto slittare il conteggio e soprattutto l'uso di quanto incassato dall'Agenzia delle Entrate finora
Le adesioni
- Per conoscere il gettito della prima fase del concordato bisognerà aspettare i conteggi dell'Agenzia delle Entrare, che dovrebbero essere resi noti in questi giorni. Sulla prima tranche, calcoli dei commercialisti partono da una stima del 10% di adesioni da parte dei contribuenti potenzialmente coinvolti (la platea degli aventi diritto è di 4,7 milioni). Tra i più ottimisti c'è chi arriva a sfiorare la percentuale del 20%. Al momento, però, non ci sono certezze su numeri e soldi. Probabilmente sarà difficile raggiungere l'incasso inizialmente ventilato di 2 miliardi di euro
Le stime del viceministro Leo
- Lo scorso 5 novembre, parlando ai microfoni di Rainews24, il viceministro dell'Economia Maurizio Leo aveva detto: “Sembra che il concordato è andato bene, ci sono tutte le condizioni per portare a casa un risultato sicuramente interessante". Leo aveva confermato che il gettito sarà messo “al servizio della maggioranza e del governo, per misure a favore delle fasce più deboli, del ceto medio o per altri interventi. Sarà poi il governo a decidere". Riguardo alle cifre, parlando poi con il Sole 24 Ore, aveva detto che dovrebbe fruttare alle casse dello Stato oltre 1,3 miliardi di euro. "Stiamo ancora elaborando le adesioni che si sono chiuse il 31 ottobre scorso”, aveva precisato, ma “stando ai primi carotaggi l'incasso attuale si attesta a più di 1,3 miliardi di euro”. Le partite Iva tra soggetti Isa e forfettari che hanno aderito alla misura sarebbero quindi oltre 500mila. E secondo i primi dati, riportava ancora il quotidiano, "già ora su 2,7 milioni di contribuenti soggetti all'indice di affidabilità fiscale, oltre il 15% e quindi 403mila imprese hanno accettato il patto proposto dall'Agenzia delle Entrate"
La riapertura
- Il viceministro Leo si era anche detto favorevole alla riapertura dei termini. “Per me la riapertura è auspicabile ma a condizione che ci sia il via libera collegiale del governo e della maggioranza e che porti a un effettivo giovamento alla finanza pubblica”, aveva detto. Aveva poi precisato che la nuova finestra per il concordato preventivo si riaprirà soltanto per quei contribuenti che hanno presentato entro il 31 ottobre la dichiarazione dei redditi ma non hanno aderito al concordato. Un vincolo necessario per non complicare il nuovo calendario fiscale del 2025
I numeri
- Per quanto riguarda l'operazione che si è chiusa il 31 ottobre, Leo ha spiegato che "sono 160mila le partite Iva che avevano un voto di inaffidabilità totale o quasi al fisco, con voti Isa tra l'1 e l'8, e che adesso invece hanno accettato la proposta per posizionarsi al 10 e che possiamo ritenere soggetti fiscalmente più che affidabili. Un risultato che ritengo di particolare rilievo proprio perché, per la prima volta e in un colpo solo, fermo restando i controlli delle Entrate e quelli della Guardia di Finanza, abbiamo portato fuori dal perimetro dell'evasione fiscale 160mila soggetti per farli rientrare in quello della legalità, un risultato straordinario, senza precedenti”. Ma non solo. “L'altro aspetto da sottolineare con soddisfazione – aveva aggiunto Leo – è che con il concordato abbiamo fatto emergere oltre 8,5 miliardi di base imponibile ai fini delle imposte dirette (Irpef e Ires) e altri 6,3 miliardi come valore della produzione ai fini dell'Irap. Da questi dati scaturisce questo primo risultato, di circa 1,3 miliardi nel biennio con l'applicazione delle imposte sostitutive previste dal concordato e che garantiscono intanto oltre 425 milioni per il 2024 e 865 milioni per il 2025”
Politica divisa
- Il concordato bis, comunque, ha diviso la politica. Per la maggioranza, infatti, andrebbe avanti la campagna “Fisco amico” voluta da Palazzo Chigi per far emergere l'evasione con l'alternativa soft degli adeguamenti spontanei. Contrarissime, invece, le opposizioni. Si passerebbe da “un condonaccio all'italiana” a “una cosa penosa, la resa totale del fisco”, ha denunciato Antonio Misiani, responsabile economico del Pd. E Mario Turco, senatore del M5s, ha aggiunto: "È un condono preventivo. Aderisce chi ha la certezza di avere redditi maggiori nel prossimo biennio, così da bypassare tasse e controlli. Il risultato è un minor gettito e un probabile danno erariale”. Più tranchant Avs: "Il governo si candida al primato dei fallimenti"
Commercialisti d’accordo
- L'opzione del “concordato bis” ha raccolto il consenso dei commercialisti. “È un'opportunità", ha sintetizzato il Consiglio nazionale dei commercialisti. Per il presidente dell'associazione che rappresenta oltre 120mila professionisti del settore, Elbano de Nuccio: "Sicuramente rappresenterebbe un'opportunità per chi non ha avuto il tempo materiale per fare le dovute riflessioni” e quindi per regolarizzarsi versando la somma concordata
Le stime dei commercialisti
- La Fondazione nazionale dei commercialisti, poi, ha effettuato una simulazione sugli effetti di un “taglio” delle tasse con i proventi del nuovo strumento scaduto il 31 ottobre scorso. Per dare una sforbiciata di due punti percentuali all'Irpef dei contribuenti, con un calo dal 35% al 33%, “servirebbero circa 2,5 miliardi”, mentre "con gli incassi derivanti dal concordato preventivo biennale, attualmente stimati in 1,3 miliardi, sarebbe possibile ridurre l'aliquota di un solo punto percentuale, dal 35% al 34%", con "un'operazione che costerebbe circa 1,2 miliardi". Per i professionisti, se si arrivasse al taglio di due punti percentuali dell'Irpef, ciò riguarderebbe una platea dei beneficiari "ampia, pari a circa 11 milioni di contribuenti"
I temi in Cdm
- Oltre al decreto di legge per la riapertura dei termini di adesione al concordato preventivo biennale, all'ordine del giorno del Cdm c'erano anche altri provvedimenti, come un disegno di legge sulla Croce rossa e il regolamento del Liceo del Made in Italy. All'esame, tra l'altro, anche un disegno di legge per la ratifica dell'accordo tra Italia e Moldova in materia di sicurezza sociale siglato il 31 ottobre scorso. Sul tavolo anche un decreto legislativo per l'attuazione della direttiva europea sullo scambio di informazioni tra le autorità degli Stati membri di contrasto alle attività criminali. Esaminato in via preliminare anche un decreto legislativo del ministero della Difesa per disciplinare le particolari limitazioni all'esercizio dell'attività di carattere sindacale da parte del personale impiegato in attività operativa, addestrativa, formativa ed esercitativa, anche fuori dal territorio nazionale.