Industria, quota sul Pil scende a 18,1%: su dati del terzo trimestre pesa crisi dell'auto

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Secondo i conti trimestrali diffusi dall'Istat con le stime definitive sulle dinamiche di luglio, agosto e settembre, durante l'estate l'industria ha generato valore aggiunto per 78,639 miliardi. Alla crisi dell'industria, che quest'anno ha registrato un -2,9% rispetto allo stesso periodo del 2019, si aggiunge anche quella dell'agricoltura (-3,9% rispetto al 2019). Secondo Il Sole 24 Ore, la crisi dell'auto quest'anno “fermerà la produzione sotto al 50% dell'obiettivo di un milione di vetture"

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In Italia la quota dell'industria sul Pil continua a scendere. Secondo i conti trimestrali diffusi dall'Istat con le stime definitive sulle dinamiche di luglio, agosto e settembre, durante l'estate l'industria, cioè il settore secondario escluse le costruzioni, ha generato valore aggiunto per 78,639 miliardi. Il dato si ferma allo 0,9% sotto i livelli dei tre mesi precedenti, mentre rispetto allo stesso periodo del 2023, la flessione è dell'1,7%. 

La crisi dell'industria

Come specifica Il Sole 24 Ore, a evidenziare lo “scivolamento” della produzione manifatturiera in Italia sono soprattutto gli andamenti di lungo periodo. Alla crisi dell'industria, che quest'anno ha registrato un -2,9% rispetto allo stesso periodo del 2019, si aggiunge anche quella dell'agricoltura: -3,9% rispetto al 2019. Anche la quota sul Pil è diminuita: oggi si attesta al 18,2%, mentre nel 2019 era a 19,9%.  

La crisi dell'auto

Come specifica ancora il quotidiano economico, la crisi dell'auto in Italia quest'anno “fermerà la produzione sotto al 50% dell'obiettivo di un milione di vetture rilanciato a più riprese dal Governo”. L'aumento di costruzioni e servizi, +6,6% rispetto al 2019, ha infatti “compensato la caduta progressiva della manifattura”, oscurandone “gli effetti sul piano statistico” ma “non su quello pratico”, riferisce ancora Il Sole. "La dinamica dell’edilizia, pur vivacissima con un +44,2% rispetto al 2019, è stata spinta da un superbonus che ha colpito i conti pubblici molto più profondamente di quanto abbia beneficiato quelli privati".

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