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Decontribuzione Sud, Svimez: "Con lo stop del Governo 25mila posti di lavoro a rischio"

Economia

L'associazione nel suo Rapporto 2024 parla del peso dei tagli al sostegno ai redditi, in regioni dove la ripresa del lavoro negli ultimi anni non è bastata a ridurre la povertà. Sempre più spesso, infatti, vive in indigenza anche chi ha un impiego

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L'economia del Sud Italia sta rallentando. Anche nel 2024 continuerà a crescere, come accaduto l'anno precedente, registrando un ritmo superiore rispetto al Nord. Tuttavia, il tasso di crescita sarà inferiore rispetto all'anno precedente, e dal 2025 il Mezzogiorno tornerà a essere superato dall'economia del Settentrione. È la fotografia scattata dalla Svimez, l'associazione per lo svuluppo dell'industria, nel suo Rapporto 2024, in cui si spiega come giochi a sfavore anche la legge di bilancio che taglierà le risorse per il Mezzogiorno di 5,3 miliardi di euro in tre anni. Il mancato rinnovo di Decontribuzione Sud a favore delle imprese private rischia di costare, da solo, 25 mila posti di lavoro e due decimi di crescita del Pil meridionale, secondo le stime.

Nel dettaglio

Pesano poi i tagli al sostegno ai redditi, in regioni dove la ripresa del lavoro negli ultimi anni non è bastata a ridurre la povertà. Anzi, sempre più spesso vive in indigenza anche chi ha un impiego, come 1,4 milioni di lavoratori poveri. Le retribuzioni sono spesso basse, tra part time involontari, contratti precari e lavoro nero, e i salari reali si sono ridotti del 5,7% al Sud, tra il quarto trimestre 2019 e la prima metà del 2024, più che nel resto del Paese. Anche per questo, chi può, continua a emigrare, e negli ultimi dieci anni sono ormai quasi 200 mila i giovani laureati che si sono trasferiti al Nord. La Svimez parla di "degiovanimento e fuga dei giovani", tanto che le scuole primarie sono a rischio chiusura in 3 mila comuni per mancanza di bambini. E anche quando gli alunni ci sono, gli edifici scolastici non sono adeguati e non offrono il tempo pieno: meno di un bimbo su tre nel Mezzogiorno ha accesso a una mensa scolastica e meno di uno su due a una palestra.

La situazione nel Mezzogiorno

Più in dettaglio, le previsioni del rapporto Svimez mostrano il Pil del Sud in aumento dello 0,9% nel 2024, dello 0,7% nel 2025 e dello 0,8% nel 2026 e quello del Centro Nord a +0,7% quest'anno e poi a +1% e +1,1% nei due successivi, prospettive definite "pesanti" per entrambi le aree. Tanto che la legge sull'autonomia differenziata, per il presidente della Svimez, Adriano Giannola è "la fuga disperata del Nord per la sua crisi" e "dice: prendo tutto e scappo". Dopo la pronuncia della Corte costituzionale, secondo l'associazione, la riforma va fermata. Il Mezzogiorno non è un problema in via di soluzione, ha osservato Giannola, ma con il Pnrr, che sta dando un contributo decisivo alla crescita, ha fatto vedere che "è ancora vivo" e chiede solo una strategia "intelligente". Non è un "deserto industriale", come dimostra il fatto che vi sono state prodotte il 90% delle automobili italiane nei primi 9 mesi del 2024. Ma anche questo settore, su cui si gioca il futuro industriale, è in crisi e dalle fabbriche meridionali, a partire da Melfi, sono usciti 100 mila auto in meno dello scorso anno. Il Mezzogiorno è una "priorità assoluta" per il governo, ha assicurato il ministro per la Protezione civile e le politiche del mare, Nello Musumeci, ma ha aggiunto che "non sempre vuole cambiare" tra "fatalismo, rassegnazione, riluttanza verso la formazione e familismo esasperato". È questo un quadro che appartiene al passato secondo il presidente dell'Anci, Gaetano Manfredi, che ha descritto "un nuovo Mezzogiorno tanto impegnato, con tanti giovani di qualità e tanti bravi amministratori". Il presidente della Cei, il cardinale Matteo Zuppi, ha sottolineato l'importanza dell'uguaglianza dei diritti e della difesa del sistema sanitario: "al Centro Nord la speranza di vita è maggiore che al Sud e non va bene", ha detto. 

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