Cop29, il paradosso dell’Azerbaijan: il 92% dell’export del Paese riguarda gas e petrolio
EconomiaAl via a Baku la conferenza annuale dell'Onu sul clima. Sul tavolo l’aggiornamento del fondo per gli aiuti ai Paesi vulnerabili e il monito del segretario generale Antonio Guterres: "Coloro che cercano disperatamente di ritardare l'inevitabile fine dei combustibili fossili perderanno". Ma la Nazione ospitante costruisce circa metà del suo Pil sulle fonti fossili. Di questo si è parlato nella puntata dell’11 novembre di "Numeri", approfondimento di Sky TG24
La Cop29, la conferenza annuale dell'Onu sul clima, ha aperto i battenti ieri a Baku, capitale dell'Azerbaijan. L'obiettivo quest'anno è aggiornare il fondo da 100 miliardi di dollari all'anno di aiuti ai Paesi vulnerabili, previsto dall'Accordo di Parigi e in scadenza nel 2025: si dovrà quindi decidere la nuova somma che dovranno versare i Paesi donatori, le modalità di erogazione e i controlli sull'utilizzo. Sullo sfondo però c’è qualche paradosso che riguarda l’economia della nazione ospitante: di questo si è parlato nella puntata dell’11 novembre di Numeri, approfondimento di Sky TG24.
Le fonti fossili valgono metà del Pil dell'Azerbaijan
Già l’anno scorso la Cop28 era in un petro-Stato, gli Emirati Arabi Uniti, e quest’anno è di nuovo così: sul totale delle esportazioni dell'Azerbaijan, il 92% riguarda gas e petrolio e solo l’8% altri prodotti, e il Paese costruisce circa metà del suo Pil sulle fonti fossili.
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Guterres: "Chi cerca di ritardare la fine dei combustibili fossili perderà"
"Coloro che cercano disperatamente di ritardare l'inevitabile fine dei combustibili fossili perderanno - ha dichiarato in apertura della conferenza il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres - L'economia è contro di loro". E proprio nel giorno dell'inaugurazione della Cop29, l'Organizzazione meteorologica mondiale (Wmo) ha annunciato che il 2024 si avvia a diventare l'anno più caldo mai registrato, e il primo in cui si sforerà il limite di 1,5 gradi di riscaldamento sui livelli pre-industriali. "Le alluvioni da record, il caldo mortale, la siccità sono sfortunatamente la nostra nuova realtà", ha commentato la segretaria della Wmo, Celeste Saulo. Mentre l'Agenzia internazionale per le rinnovabili, l'Irena, ha calcolato che gli obiettivi attuali di decarbonizzazione degli Stati del mondo possono generare al 2030 solo metà della crescita delle fonti rinnovabili necessaria per mantenere il riscaldamento globale entro 1,5 gradi dai livelli pre-industriali: servirebbero dunque investimenti per la cifra astronomica di 31.500 miliardi di dollari fra il 2024 e il 2030.