Introduzione
In Parlamento è entrato nel vivo l’esame della Legge di Bilancio approvata dal Consiglio dei Ministri il 15 ottobre scorso. Sul fronte previdenziale, i vincoli finanziari accantonano, per il momento, l’ipotesi di una riforma organica e ad animare il dibattito nella maggioranza è soprattutto l’entità di aumento sui trattamenti minimi.
Quello che devi sapere
Aumento pensioni minime
- Per il prossimo anno, gli assegni più bassi passeranno da 614,77 a 617,89 euro, pari al +2,2%, mentre nel 2026 l'aumento scenderà all'1,3%. Cresce tuttavia la spinta per innalzare gli importi. Se l’indicizzazione del 2025 sarà dell’1%, l'assegno minimo è destinato a salire di 3 euro per effetto di una perequazione ridotta rispetto al 2,7% applicato quest’anno. In ogni caso, il governo sottolinea che senza le misure inserite nell’attuale disegno di Legge di Bilancio le pensioni più basse sarebbero scese dagli attuali 614 a 604 euro mensili.
Per approfondire: "La rubrica di Carlo Cottarelli: Come è cambiato il rapporto tra le agenzie di rating e l'Italia"
Il nodo risorse
- Obiettivo di buona parte della maggioranza è portare le "minime" a 620 euro ma non si esclude che la soglia possa salire fino a 630. L'eventuale modifica, che interessa una platea di 1,8 milioni di pensionati, richiede tuttavia risorse aggiuntive alla dotazione attuale che per il prossimo anno si attesta a 290 milioni. Nel 2026 poi i fondi scenderanno ancora, a 176 milioni di euro
Il dibattito nella maggioranza
- Se per Forza Italia il ritocco delle pensioni minime ha la precedenza, la Lega punta di più sul rafforzamento della previdenza complementare utile a migliorare la copertura pensionistica degli under 35
Anticipo pensionistico donne
- Tra le principali novità inserite nella Legge di Bilancio c’è la possibilità per le madri lavoratrici con almeno 4 figli di anticipare di 16 mesi l’uscita dal lavoro tramite la pensione di vecchiaia. In sostanza viene eliminato il limite dei 12 mesi attualmente in vigore. L'abbassamento della soglia anagrafica è riservata a coloro che hanno iniziato l’attività dal 1996 e che ricadono per intero nel sistema contributivo
Bonus Maroni
- Nella manovra trova spazio la detassazione dal prossimo anno del cosiddetto Bonus Maroni (dal nome dell’ex ministro del Welfare Roberto Maroni scomparso nel 2022), l’incentivo rivolto ai lavoratori che decidono di proseguire l’attività pur essendo in possesso dei requisiti per l’uscita anticipata prevista da Quota 103
Come funziona
- Per i dipendenti con almeno 62 anni di età che maturano 41 di contributi, il Bonus Maroni consente di ricevere in busta paga l’accredito contributivo tolto dalla quota a proprio carico. Il datore di lavoro verserà la quota (pari al 9,19%) direttamente nella retribuzione del dipendente che potrà beneficiare di un aumento netto di stipendio fino al raggiungimento della pensione di vecchiaia. Il bonus scatta anche in caso di uscita anticipata con 42 anni e 10 mesi di contributi (41 e 10 mesi per le donne) a prescindere dall'età anagrafica
Limiti di pensionamento
- Per i dipendenti pubblici, la manovra introduce la possibilità di prolungare la permanenza al lavoro oltre i limiti attuali, previa intesa con l'amministrazione di appartenenza. La norma contempla la possibilità di restare più a lungo in ufficio per svolgere in particolare attività di tutoraggio e affiancamento ai neoassunti ma pone un tetto del 10% rispetto alla facoltà assunzionali dell'ente. In ogni caso non si potrà rimanere in servizio oltre i 70 anni, ad eccezione di categorie specifiche come magistrati, avvocati e procuratori dello Stato per i quali le Pa ritengano necessario continuare ad avvalersi
Pensionati all'estero
- Per i pensionati italiani che risiedono all'estero, dal prossimo anno scatta la stretta sull'indicizzazione. Nel 2025 gli assegni non vedranno un aumento per effetto della rivalutazione sull'inflazione, ad eccezione dei trattamenti minimi
Indicizzazione a tre livelli
- Per tutti gli altri pensionati, residenti in Italia, il 2025 vedrà la fine del meccanismo di rivalutazione attuale in favore di un ritorno al dispositivo "a tre livelli" introdotto con la legge 388/2000. L'adeguamento sull'inflazione sarà totale per gli assegni fino a 4 volte il trattamento minimo, calerà al 90% per quelli compresi tra 4 e 5 volte il minimo e al 75% per gli importi superiori
Quota 103, Ape Sociale, Opzione Donna
- Nel 2025 la manovra conferma gli attuali strumenti per l'uscita anticipata dal lavoro da Ape Sociale e Opzione Donna e Quota 103. Anche per il prossimo anno si potrà uscire dal lavoro con 62 anni d'età e 41 di versamenti tramite tuttavia un ricalcolo contributivo del trattamento
Fondi pensione
- Sul fronte dei fondi pensione, i lavoratori che hanno iniziato l'attività dal 1° gennaio 1996 potranno utilizzare l’eventuale rendita della pensione integrativa per raggiungere la soglia minima dell'assegno sociale, requisito necessario per il pensionamento con 67 anni d’età e almeno 20 di contribuzione. Resta invece esclusa, per il momento, l'ipotesi di far slittare in automatico il Tfr nei fondi pensione complementari salvo esplicita opposizione da parte del lavoratore secondo il principio del "silenzio-assenso".
Per approfondire: Tfr nei fondi pensione, a quanto ammonterebbe la rendita? I calcoli