Nel 2023 calo sia degli infortuni che dei decessi sul posto di lavoro. Il report precisa che lo scorso anno si sono registrate oltre 590mila denunce di infortunio, in calo del 16,1% rispetto alle circa 704mila del 2022 (113mila casi in meno) e dell’8,4% rispetto alle quasi 645mila del 2019
I dati sulle denunce di infortunio nel 2023 hanno registrato, rispetto all’anno precedente, una diminuzione sia dei casi in complesso, sia degli infortuni mortali. Le denunce rilevate sono state oltre 590 mila (-16,1% rispetto alle circa 704 mila del 2022) di cui 1.147 con esito mortale (-9,5% rispetto alle 1.268 del 2022). Questa è la fotografia scattata dall’Inail nella sua Relazione annuale relativa al 2023.
I numeri
Nel 2023 gli infortuni riconosciuti sul lavoro sono stati 375.578 (il 64% delle denunce), di cui il 18,1% fuori dall’azienda cioè “in occasione di lavoro con mezzo di trasporto” o in itinere. Restano da definire ancora 29 mila casi in istruttoria. Gli infortuni mortali accertati sul lavoro sono stati 550 (il 48% delle denunce), di cui il 52,2% fuori dall’azienda; 51 i casi ancora in istruttoria. Le denunce di malattie professionali nel 2023 sono state oltre 72 mila (+19,8% rispetto al 2022). Un aumento comunque atteso dopo la forte flessione che, a causa della pandemia da Covid-19, ha caratterizzato il 2020 (circa 45 mila le denunce pervenute) e in minor misura il 2021 (con poco più di 55 mila casi).
approfondimento
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Gli altri dati
Le malattie professionali riconosciute nel 2023 sono state 27.581, oltre 5 mila le pratiche ancora in istruttoria. Il quadro completo dell’andamento degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali è contenuto nel “Focus” di cui in prosieguo, nel quale si dà conto degli andamenti rilevati nel quinquennio 2019-2023, analizzati utilizzando valori numerici assoluti, in grado di fornire una prima indicazione sulla dimensione del fenomeno. Inoltre, viene fornita un’analisi basata su opportuni indicatori di rischio fondati sul rapporto tra infortuni indennizzati e addetti/anno elaborati dall’Istituto e un confronto dei tassi standardizzati di incidenza infortunistica con i Paesi europei che per sistemi assicurativi, copertura e trasmissione dei dati possono essere considerati simili all’Italia.