Manovra, modifiche in vista su pressing dei partiti

Economia
Simone Spina

Simone Spina

Il nuovo meccanismo degli sconti fiscali, ma anche l'utilizzo del concordato per le Partite Iva, passando per gli stipendi dei manager pubblici e la tassa sui guadagni realizzati coi Bitcoin. Sono tante le correzioni avanzate dai vari settori della maggioranza sul progetto della Legge di Bilancio varato dal governo

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Il pressing sulla manovra è già iniziato. I fronti aperti sono numerosi e in Parlamento potrebbero arrivare modifiche a quanto varato dal governo. Non sono in discussione i pilastri della nuova legge di Bilancio, a partire dalla conferma degli sgravi ai dipendenti e alla riduzione dell’Irpef, due misure che assorbono oltre la metà del valore complessivo (30 miliardi) della legge di Bilancio.

Detrazioni, nuovo meccanismo da mettere a punto

Ci sono però ancora molti aspetti da mettere a punto, come quello della revisione degli sconti fiscali alle famiglie, che porterebbe benefici a chi ha redditi bassi e tanti figli, penalizzando chi vive da solo e chi ha guadagni più alti. Ci sono poi aspetti sui quali i partiti della maggioranza hanno acceso un faro.

Sanatoria Partite Iva, cosa fare con i soldi ricavati

E’ il caso del concordato preventivo, previsto in un provvedimento collegato alla manovra. A fine mese si saprà quante Partite Iva aderiranno alla sanatoria che cancella i controlli fiscali per un certo periodo di tempo (futuro e passato) in cambio di un versamento forfettario. Questi soldi per Forza Italia dovrebbero essere utilizzati per un taglio delle imposte a lavoratori e pensionati del ceto medio, ma la Lega spinge perché si vada incontro anche ai lavoratori autonomi, innalzando la soglia (da 85 a 100mila euro) della flat tax al 15 per cento. 

Tassa criptovalute, la Lega frena

Il partito di Salvini, poi, punta ad ammorbidire la nuova tassazione sui bitcoin, che il governo vuole inasprire, elevando (dal 26 al 42 per cento) il prelievo su chi guadagna comprando e vedendo criptovalute. Sotto la lente anche il taglio degli stipendi dei manager pubblici e degli altri enti che prendono finanziamenti statali.

Stipendi manager pubblici più bassi

Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti è stato chiaro: non si dovranno superare i 160 mila euro lordi l’anno, il che vuol dire che i dirigenti che prendono il massimo (240mila euro) perderebbe un terzo della paga. La misura fa parte dei sacrifici chiesti da Palazzo Chigi, che colpisce innanzitutto i ministeri (escluso quello della Sanità), che dovranno risparmiare 3,5 miliardi col rischio di ridurre alcuni servizi, e banche e assicurazioni, chiamate a un contributo di simile entità. 

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