Vini dealcolati, arriva la bozza del decreto Accise. I produttori: "Troppa burocrazia"

Economia
©Pixabay

Introduzione

Il testo del decreto Accise proposto dal Ministero dell'Economia potrebbe avviare la produzione in Italia dei cosiddetti "vini dealcolati", cioè a contenuto ridotto di etanolo (tasso inferiore a 0,5% vol). La norma prevede che possano ridurre il titolo alcolometrico i produttori di vino che operano in regime di deposito fiscale. L'alcol etilico ottenuto verrà sottoposto ad accisa.

 

Un provvedimento che non piace al segretario generale di Unione italiana vini (Uiv) Paolo Castelletti, perché "farà finire sul nascere la filiera italiana" ponendo "limiti produttivi e un carico burocratico alle cantine tali da scoraggiare ogni investimento".

Quello che devi sapere

La bozza del decreto Accise

  • La bozza del decreto Accise proposto dal Ministero dell'Economia e delle Finanze potrebbe avviare la produzione made in Italy dei cosiddetti "vini dealcolati", previa autorizzazione dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli. La norma prevista all'articolo 33-ter prevede che possono essere autorizzati a ridurre il titolo alcolometrico quei produttori di vino che operano in regime di deposito fiscale e che l'alcol etilico ottenuto, raccolto in un recipiente sigillato dall'Agenzia delle dogane e dei monopoli, sia sottoposto ad accisa. Un dettaglio visto con molta preoccupazione dal mondo del vino italiano.

Su Insider: L'economia cinese è nei guai. Ma sono anche affari nostri

Cos'è il "vino dealcolato"

  • Prima di entrare nel vivo della questione, cerchiamo di capire cos'è il "vino dealcolato" o "dealcolizzato". Partiamo dalle basi: in Italia, affinché un prodotto possa essere definito "vino", deve avere un titolo alcolometrico di minimo 8,5 gradi. A prevederlo è il Testo Unico del Vino, datato 2016. E in caso di un valore minore, quali sono le definizioni in uso? I prodotti con un tasso di alcol più basso (fino a 0,5% vol, valore minimo) sono vini "parzialmente dealcolizzati". E se invece il contenuto di etanolo è ulteriormente inferiore, se non addirittura nullo? Sotto lo 0,5% vol, si parla di vini "dealcolizzati", come spiegato dal Regolamento Ue 2021/2117. Ma cosa cambia rispetto al vino "normale", sia in termini di produzione che di gusto?

I metodi di produzione

  • Elena Dogliotti, biologa nutrizionista e supervisore scientifico per la Fondazione Umberto Veronesi, spiega che "il vino dealcolato si ottiene a partire da un vino reale. I metodi più comuni per togliere l'alcol sono la distillazione sottovuoto e l'osmosi inversa", dice l'esperta. Tali prodotti non vanno confusi "con bevande, spesso fermentate, che cercano di ricordare alcuni sapori del vino ma sono prodotte a partire da materie prime completamente diverse. In questo caso la gradazione alcolica, seppur minima, è comunque presente per via della fermentazione degli zuccheri". La produzione e il conseguente consumo di vino dealcolato sono già ben avviati in Spagna, Germania e Francia

La differenza di gusto

  • E dal punto di vista del gusto? Come scrive la Fondazione Veronesi, esso "può essere più o meno simile a quello del vino normale" a seconda del "processo produttivo" e della "percezione sensoriale dei diversi soggetti che si troveranno ad assaggiarlo". Insomma, dipende da bevitore a bevitore. E per recuperare questo gap sensoriale col vino tradizionale, c'è il rischio - spiega Dogliotti - che i produttori di vino dealcolato "possano aggiungere zuccheri, aromi artificiali, stabilizzanti o altri additivi che potrebbero essere dannosi per la salute". Il consiglio della biologa è quello di leggere l'etichetta del prodotto e comunque di non abusarne anche se non contiene etanolo

Gli aspetti positivi

  • Sul sito della Fondazione Veronesi, Dogliotti sottolinea comunque gli aspetti positivi del vino dealcolato, in cui "la componente fenolica, ovvero i composti che sono associati a benefici per la salute, sono conservati". Ma allora cosa viene perso? "A perdersi è la composizione volatile, molto labile, che conferisce il tipico aroma e la palatabilità al prodotto", spiega ancora la biologa nutrizionista. Il vino dealcolato può anche rappresentare una valida alternativa alle bevande analcoliche o, in generale, essere perfette per chi non ama particolarmente l'alcol o non può berlo per qualunque motivo

"Rischiamo lo stop sul nascere"

  • Torniamo alla norma voluta dal Ministero dell'Economia e alle relative polemiche sulle accise. Secondo Paolo Castelletti, segretario generale di Unione italiana Vivi (Uiv), si tratta di un provvedimento che "farà finire sul nascere la filiera italiana dei vini dealcolati" perché "pone dei limiti produttivi e un carico burocratico alle cantine tali da scoraggiare ogni investimento in questo innovativo business". In sostanza, viene spiegato, la filiera rischia lo stop sul nascere perché si rinuncerebbe alla produzione dentro i confini nazionali per portare tir di mosto in Germania, Spagna o Francia, per poi riportare in cantina l'alcol etilico ricavato. Il tutto, viene ulteriormente spiegato, con aggravio dei costi, perdita di competitività e di sostenibilità economica e ambientale

"Una norma beffa"

  • "Il Mef non otterrebbe alcun ricavo", sostiene Castelletti. "Nessun imprenditore investirà un milione di euro per produrre al massimo 50 ettolitri di alcol anidro, ovvero 500 hl di vino", all'anno (come previsto dal decreto. "Un limite scoraggiante. Una beffa - spiega il segretario di Uiv - dal momento che era in dirittura d'arrivo un decreto del Ministero dell'Agricoltura, frutto di dialogo e concertazione con la filiera enologica, che portava fuori i dealcolati dal sistema delle accise e non rendeva oneroso lo smaltimento della soluzione idroalcolica avendo come unico limite quello di essere applicato solo ai vini generici e varietali, non a quelli Dop e Igt, in una soluzione condivisa al Tavolo di filiera". E ora? "L'unica speranza è che il Ministero dell'Agricoltura si confronti e trovi una quadra col Mef. È quanto chiederà al ministro Lollobrigida il nostro presidente Frescobaldi in un incontro durante Vinitaly Usa a Chicago".

Per approfondire: Dormire tra i vigneti, i wine resort più esclusivi d'Italia