Pensioni, sostenibilità a rischio con inverno demografico

Economia
Simone Spina

Simone Spina

La spesa per le previdenza resta elevata e nel lungo periodo il sistema potrebbe risentirne, a causa soprattutto dell'invecchiamento della popolazione e del calo delle nascite. L'età media di uscita dal lavoro è di poco più di 64 anni, grazie ai vari sistemi di anticipo. E' quanto emerge dall'ultimo rapporto dell'Inps

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Con un’Italia sempre più anziana e con più culle che rimangono vuote, c’è da chiedersi per quanto tempo il nostro sistema pensionistico reggerà. Risponde il presidente dell'Inps Gabriele Fava: “Il sistema è in equilibrio, è sostenibile, quindi guardiamo al futuro con maggior intenzione di fare meglio”. Tranquillità per i prossimi anni, ma quando si parla di pensioni bisogna anche ragionare sulle lunghe distanze, in modo da limitare i rischi paventati nell’ultima relazione dell’Istituto di Previdenza.

Spesa per pensioni elevata

Si legge nel XXII Rapporto dell'Inps: "L’aumento dell’età della popolazione e il calo delle nascite, non compensati dall’immigrazione, sta determinando un peggioramento tra pensionati e contribuenti". Se c’è meno gente che lavora potrebbe diventare più difficile pagare gli assegni di chi è in pensione. Siamo quelli che spendiamo di più in Europa (in proporzione al Pil) dopo la Grecia, considerando anche che l’Inps eroga un’ampia serie di aiuti per garantire il welfare.

A che età si lascia il lavoro

L’età di pensionamento è fissata per legge a 67 anni (tra le più alte nell’Unione) ma in realtà in media si lascia il lavoro a 64,2 per effetto dei vari sistemi di anticipo, che riguardano chi ha iniziato la carriera quando era molto giovane e dei meccanismi delle varie Quote, rese peraltro più stringenti a partire dal 2022.

Giù il potere d'acquisto

Gli assegni l’anno scorso sono cresciuti per adeguarli al caro vita, ma rimanendo al di sotto dell’inflazione, rosicchiando così il potere d’acquisto come avvenuto per gli stipendi di operai e impiegati. L’aumento dell’occupazione al massimo storico fa bene alle casse dell’Inps (ci sono più contributi).

Giovani e donne restano indietro

Restano larghe sacche di precarietà e rimaniamo indietro rispetto al resto d’Europa soprattutto per giovani e donne. Che rispetto agli uomini hanno pensioni e paghe più basse, inoltre con la nascita di un figlio hanno più probabilità di lasciare il lavoro e, se mantengono il posto, il loro stipendio aumenterà meno di quello dei colleghi maschi.

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