Lavoro, dalla settimana corta al diritto allo smart working: le norme allo studio in Uk

Economia
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Introduzione

Il Regno Unito si sta preparando a una rivoluzione in ambito lavorativo. Il governo guidato da Sir Keir Starmer vuole infatti introdurre una serie di misure per evitare possibili abusi delle aziende sui dipendenti e favorire un miglior rapporto tra lavoro e vita privata. Allo studio c'è il "working from home" di default, cioè lo smart working da elargire obbligatoriamente, e il diritto alla disconnessione fuori dall'ufficio. Non solo: un altro obiettivo dei Labour è l'introduzione della "settimana lavorativa corta" (quattro giorni anziché cinque) e uno scudo contro i licenziamenti facili.

 

Londra intende "migliorare la produttività" sul lavoro, spiega il portavoce di Starmer. "I datori sanno che per restare motivati e produttivi i dipendenti hanno bisogno di staccare la spina. La 'cultura del presenteismo' danneggia la produttività", aggiunge. In attesa che la riforma venga presentata a inizio ottobre a Westminster, ci sono già le prime critiche: da una parte le aziende, che temono un boom di cause e uno stallo nel mercato del lavoro, dall'altra i quotidiani conservatori che gridano alla "minaccia per l'economia, la produttività e l'etica del lavoro".

Quello che devi sapere

Una rivoluzione

  • Nel Regno Unito, a partire dal prossimo ottobre, il mondo del lavoro potrebbe subire una rivoluzione. In campo c’è il "working from home" di default, ossia lo smart working da elargire obbligatoriamente al dipendente, nonché il diritto alla disconnessione fuori dall’orario di lavoro. Non solo: l’obiettivo del governo inglese sarebbe anche quello di introdurre la "settimana corta", ossia quattro giorni di lavoro anziché cinque

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Il "working from home" /1

  • Partiamo dal primo punto, il "working from home". Chiamato impropriamente in Italia "smart working", si intende la possibilità da parte del dipendente di lavorare da casa o da remoto senza essere fisicamente presente in azienda. Diventata un'assoluta priorità dopo la pandemia di Covid-19, anche nel Regno Unito si discute per renderla strutturale

Il "working from home" /2

  • A gettare in tal senso l'amo è stato il ministro britannico dello Sviluppo economico Jonathan Reynolds in un'intervista al Times. L'esponente del governo di Sir Keir Starmer ha spiegato che la nuova legge sul lavoro targata Labour è destinata a rendere tale misura obbligatoria per il datore, in modo tale da garantire di default al dipendente modalità alternative di lavoro

Il "working from home" /3

  • Diverse aziende stanno ormai obbligando i dipendenti a tornare in presenza, a meno che ci siano particolari esigenze da valutare caso per caso. Reynolds ha già fatto capire chiaramente di non essere affatto d'accordo con questo trend: "Il working from home dà benefici al lavoratore, aiuta la produttività nonché l'occupazione nelle zone più svantaggiate del nostro Paese. Non si può obbligare tutti ad andare in ufficio"

Il diritto alla disconnessione

  • Il secondo punto riguarda il diritto alla disconnessione, anch'esso di default. Con questa locuzione si intede il diritto per il lavoratore di non essere costantemente reperibile: in sostanza, può non rispondere alle comunicazioni di lavoro durante i periodi di riposo. Si tratta di un altro tema diventato primario dopo il boom del lavoro agile in tempi di pandemia. "Su questo punto siamo indietro rispetto a Paesi come l'Irlanda e il Belgio. Dobbiamo migliorare in tal senso", ha detto il ministro Reynolds

Gli obiettivi /1

  • Su questi due punti cardine della riforma è intervenuto il portavoce di Starmer, esplicitando le intenzioni del primo ministro. "L'obiettivo è migliorare la produttività. I datori di lavoro che si comportano bene sanno che per restare motivati e produttivi i dipendenti hanno bisogno di staccare la spina. La 'cultura del presenteismo' può danneggiare la produttività", intesa come restare più tempo a lavoro ben oltre gli orari previsti dalla propria azienda o anche presentarsi in sede nonostante le condizioni di salute non lo permettano (cioè in caso di malattia)

Gli obiettivi /2

  • "Si tratta di assicurare il giusto equilibrio tra sfruttare al meglio le pratiche di lavoro flessibile che abbiamo imparato a conoscere dopo la pandemia e avere accordi quadro appropriati per garantire che le persone possano rimanere produttive", ha aggiuto il portavoce di Starmer, specificando che non ci sarà un approccio unico per tutti, dato che ogni azienda ha esigenze diverse

Gli obiettivi /3

  • In ogni caso, spiega ancora il portavoce del primo ministro, "la cultura del presenteismo è dannosa sia in relazione al lavoro realizzato oltre l’orario prestabilito, sia in una misura tale da provocare il burnout". Non bisogna, insomma, "confondere i confini tra lavoro e vita privata, ma garantire alle persone tempo per riposare". Una concezione che è diventata di cruciale importanza con la pandemia, che "ha portato a un cambiamento radicale nelle tecnologie, consentendo pratiche di lavoro più flessibili e da remoto, che hanno permesso a sempre più persone di lavorare senza dover essere in ufficio"

La "settimana corta" /1

  • Il terzo pilastro della rivoluzione sul mondo del lavoro che i Labour vogliono adottare è la "settimana corta", cioè la settimana lavorativa di quattro giorni anziché cinque. Per chi se lo ricorda, "lavorare meno lavorare tutti" è stato lo slogan di alcuni movimenti post-Sessantotto, che è tornato di fatto alla ribalta in tutta Europa dopo la pandemia. In alcuni Paesi, anche extraeuropei, la settimana corta è già stata attuata

La "settimana corta" /2

  • L'Islanda è stata una delle prime nazioni, tra il 2015 e il 2019, a testare la settimana di quattro giorni per 35-36 ore di lavoro: i risultati sono stati buoni, con le imprese che hanno registrato una maggior produttività e con l’86% dei dipendenti che ha scelto i quattro giorni all’insegna del meno stress. In Nuova Zelanda le sperimentazioni sono iniziate nel 2018, introdotte da società come Unilever e poi rilanciate dal governo

La "settimana corta" /3

  • E mentre se ne parla in tutta Europa (compresa l'Italia), è proprio in Gran Bretagna che è stato condotto il test più corposo sulla "settimana corta". Tra giugno e dicembre 2022 ben 61 imprese con quasi tremila dipendenti avevano sperimentato la "Four Days Week": si è trattato di aziende di software, di recruitment, industrie, società no profit e di ristorazione. I risultati sono andati al di là di ogni aspettativa: delle 61 ditte che avevano iniziato il test, 38 hanno poi esteso la sperimentazione della "settimana corta" e 18 hanno deciso di adottarla per sempre. Esiste anche il modello Belgio, che ha introdotto tale misura nel 2022 ma senza tagliare le ore: l’idea è stata quella di concentrare le ore settimanali obbligatorie in quattro giorni (e non cinque), previo accordo tra datore di lavoro e dipendente, con un periodo di prova di sei mesi

Le altre misure /1

  • Insomma, al di là della formula, ora il governo britannico intende per davvero istituire la "Four days week" di default, dando ai lavoratori il diritto di richiederla al proprio datore. Ma non solo: gli altri punti fondamentali della rivoluzione voluta da Starmer vedono la diminuzione della finestra temporale entro cui i nuovi assunti possono beneficiare del congedo parentale, ma anche una stretta ai licenziamenti facili e la "protezione" dei periodi di malattia retribuita

Le altre misure /2

  • Nelle idee di Starmer ci sono anche altre misure contro la pratica di licenziare e riassumere per "bypassare" certi diritti del lavoratore e contro i mini-contratti per prestazioni occasionali o lavori. E non è finita qui: si vuole introdurre uno scudo per lavoratrici neomamme, che non potranno essere più licenziate nell’arco dei sei mesi dopo il parto

Le critiche

  • Le regole, non ancora introdotte, già non stanno piacendo alle imprese, spaventate da un possibile boom di cause da parte dei dipendenti e dalla possibilità che il mercato del lavoro possa subire una grave battuta d'arresto, perché le aziende tenderanno a non assumere giovani o persone senza esperienza. E la rivoluzione Labour non piace ai giornali conservatori: lo stesso Times, che ha intervistato il ministro Reynolds, denuncia che la riforma è in realtà "una minaccia all'economia, alla produttività e all'etica del lavoro della Gran Bretagna". Ora non resta che aspettare gli sviluppi: il disegno di legge sarà presentato a Westminster a inizio ottobre

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