Moda, l'allarme di Confartigianato: "Crisi profonda, servono misure immediate". I dati
EconomiaIntroduzione
Il settore si trova in uno stato di "crisi profonda", secondo Confartigianato, che dati alla mano sottolinea "il peggioramento nel corso dell'estate degli indicatori". Nei primi sei mesi del 2024, infatti, le imprese della moda hanno registrato "un calo del 5,3% delle esportazioni, pari a una perdita di 1,8 miliardi di valore". Tra gennaio e giugno 2024, le aziende hanno visto calare di 9,7 milioni di euro al giorno i ricavi da vendite all'estero. Negativo anche il dato della produzione.
Anche il settore calzaturiero, uno dei pilastri del settore moda, non se la passa bene. Il primo semestre segna infatti una flessione sia nel fatturato (-9,1%) sia nell'export (sceso dell'8,5% in valore e del 6,8% in quantità nei primi 5 mesi). In forte calo anche l'indice Istat della produzione industriale (-19,5%) e gli acquisti delle famiglie italiane (-2,1% sia in volume sia in spesa). A soffrirne sono anche i prodotti di lusso.
Quello che devi sapere
L'allarme di Confartigianato sulla moda
- La moda italiana "è in crisi profonda". A rilanciare l’allarme è Confartigianato, che evidenzia "il peggioramento nel corso dell'estate degli indicatori del settore". Nei primi sei mesi del 2024, infatti, le imprese della moda hanno registrato "un calo del 5,3% delle esportazioni, pari a una perdita di 1,8 miliardi di valore". In sostanza, spiega l’associazione, tra gennaio e giugno 2024 le aziende hanno visto calare di 9,7 milioni di euro al giorno i ricavi da vendite all'estero. I crolli maggiori riguardano i mercati di Svizzera (-54,9%), Regno Unito (-9%) e Germania (-7,1%).
Per approfondire: Trentadue tavoli di crisi al ministero delle Imprese: ecco quali
Le città più "colpite"
- A livello provinciale, rileva Confartigianato, è la città di Varese ad aver subito il calo più intenso in termini percentuali delle esportazioni della moda (199 milioni di euro, -28,7%), seguita da Firenze (778 milioni di euro, -16,5%), Treviso (204 milioni di euro, -15,7%) e Biella (127 milioni di euro, -15,6%)
Anche la produzione fa flop
- Negativo anche il dato della produzione. Secondo Confartigianato, nel mese di luglio il valore "è sceso del 18,3% rispetto allo stesso mese dell'anno precedente", con "una flessione complessiva del 10,8% tra gennaio e luglio 2024". Questo decremento "supera le riduzioni registrate in Germania e Spagna (rispettivamente -7% e -7,9%)", mentre "la produzione in Francia è cresciuta dell'1,3%"
A rischio le future assunzioni
- E non è tutto. L’associazione avverte che sono "peggiorate anche le aspettative sugli ordini delle imprese della moda: ad agosto mostrano un saldo negativo di -7,7%, rispetto al -3,5% di giugno". Questa crisi "si riflette anche sulle previsioni di assunzione per il trimestre settembre-novembre 2024, che registrano un calo del 5,6% rispetto all'anno precedente"
La lettera al ministro Urso
- La Confederazione di artigiani e piccole imprese si è quindi rivolta al ministro delle Imprese Adolfo Urso con con una lettera del presidente Marco Granelli, in cui si denuncia "la gravità della situazione che investe soprattutto le piccole imprese” e si sollecita "una serie di interventi per scongiurare il tracollo del settore e il rischio di perdere una delle componenti più importanti del patrimonio manifatturiero made in Italy". Dal ministero c'è ora "l'impegno a prendere in considerazione alcune proposte avanzate dalla confederazione a sostegno degli imprenditori"
Le misure richieste /1
- Confartigianato chiede dunque misure immediate. Ma quali sono nello specifico? Ad esplicitarle è il presidente di Confartigianato Moda, Moreno Vignolini: "Confidiamo che, come emerso all'incontro con i rappresentanti del ministero delle Imprese e del made in Italy, il governo possa sospendere i versamenti tributari per le imprese in crisi. Riteniamo altrettanto necessario estendere la Cig in deroga a tutte le tipologie di imprese della moda o ridefinire i criteri per l'assegnazione delle ore disponibili”
Le misure richieste /2
- Vignolini ribadisce poi come sia "fondamentale anche applicare la moratoria sul rientro dei prestiti garantiti attraverso una norma del Fondo Centrale di Garanzia, che permetta l'allungamento dei periodi di rientro senza impatti negativi sul rating aziendale". Per sostenere gli investimenti delle imprese della moda, l’associazione chiede anche l'aumento del 50% dell'aiuto di Impresa 4.0, oltre alla semplificazione delle procedure di accesso ai prestiti Simest per partecipare alle fiere e per la patrimonializzazione delle imprese. In ultimo, tra le misure sollecitate, c’è anche l’impiego di risorse per incentivare l'acquisto di capi rigenerati provenienti da filiere certificate
Il settore calzaturiero
- La crisi denunciata da Confartigianato si vede anche nei dati del settore calzaturiero nazionale, uno dei pilastri del sistema moda, che conta circa 3.500 aziende e oltre 73mila addetti. Il primo semestre segna infatti una flessione sia nel fatturato (-9,1%) sia nell'export (sceso dell'8,5% in valore e del 6,8% in quantità nei primi cinque mesi). In forte calo anche l'indice Istat della produzione industriale (-19,5%) e gli acquisti delle famiglie italiane (-2,1% sia in volume sia in spesa). Questi valori sono contenuti nell'ultimo report realizzato dal Centro studi Confindustria accessori moda per Assocalzaturifici
Ceolini: "Anche il lusso è in crisi"
- "La fase di debolezza della domanda - commenta Giovanna Ceolini, presidente di Assocalzaturifici - frenata da una minor propensione all'acquisto da parte dei consumatori, dal rallentamento di diverse economie (non solo quella cinese) e dall'incertezza legata alle turbolenze geopolitiche in diverse aree del pianeta, ha fortemente penalizzato gli ordinativi, non risparmiando neppure il lusso. La congiuntura negativa sta avendo forti ripercussioni sui ritmi produttivi delle aziende, che hanno amplificato il ricorso alla cassa integrazione. Crescono inoltre i saldi negativi nel numero di addetti ed imprese attive rispetto allo scorso dicembre"
Soffrono le esportazioni
- A soffrire sono soprattutto le esportazioni, da sempre il traino del comparto, visto che viene venduto fuori dai confini nazionali l'85% delle paia prodotte in Italia. A seguito della contrazione delle vendite estere (-8,5%), il saldo commerciale settoriale, pur in attivo per 2,34 miliardi di euro, denota un calo del 4,7%, malgrado il ridimensionamento delle importazioni (-11,6%)
Cosa aspettarsi per la fine del 2024
- Le attese degli operatori per la seconda parte dell'anno escludono grandi miglioramenti nel breve periodo. Dalla survey condotta tra le aziende associate, emerge che la quota di chi si attende nel terzo trimestre in corso un fatturato in calo sugli analoghi mesi 2023 risulta ancora maggioritaria (56% del panel). E, con riferimento alle previsioni per l'intero anno, tre imprenditori su quattro ritengono che il 2024 per la propria azienda sarà peggiore dell'anno precedente.
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