Il ministro italiano dell’Economia ha partecipato al vertice informale di Budapest, in cui si è parlato di demografia e degli effetti sulla sostenibilità economica e sociale nei Paesi europei. “L'auspicio è che il dibattito di oggi non si esaurisca con la denuncia di una condizione comune a molti Paesi, compresa l'Italia, ma diventi oggetto di riflessioni e proposte della commissione”, ha detto. Presenti 10 ministri Ue su 27: gli altri hanno deciso di non esserci per boicottare la presidenza di turno ungherese
Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha partecipato a Budapest all'Ecofin informale. Come ha spiegato il Mef, si è parlato di demografia e degli effetti sulla sostenibilità economica e sociale nei Paesi europei. Al vertice erano presenti 10 ministri Ue su 27: gli altri hanno deciso di non esserci per boicottare la presidenza di turno ungherese, dopo l'indignazione per le visite di Viktor Orban a Mosca e Pechino, non concordate con l'Ue.
Le parole di Giorgetti dopo l’Ecofin
“È importante che l'emergenza demografica diventi argomento nell'agenda europea. Come Italia sosteniamo questa iniziativa. L'auspicio è che il dibattito di oggi non si esaurisca con la denuncia di una condizione comune a molti Paesi, compresa l'Italia, ma diventi oggetto di riflessioni e proposte della commissione", ha dichiarato il ministro italiano Giorgetti in una nota dopo la discussione dell'Ecofin. "Prudentemente la commissione in questi anni non si è mai occupata di dare raccomandazioni su un tema ritenuto delicato – ha aggiunto Giorgetti – ma è anche vero che il Pnrr affronta diversi aspetti non secondari, come la necessità di implementare gli asili nido per rendere possibile la coesistenza della maternità con la partecipazione al lavoro. Il fattore demografico, non dimentichiamolo, ha implicazioni su moltissimi aspetti comprese produttività e crescita: quando parliamo della competitività del sistema europeo inevitabilmente dobbiamo anche ricordare che le corti giovani sono più produttive e tendono a essere più ricettive delle trasformazioni dei cambiamenti".
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Il boicottaggio
All’Ecofin a Budapest, come detto, erano presenti 10 ministri Ue su 27. I Paesi, quindi, si sono divisi sul boicottaggio della presidenza di turno ungherese alla guida dell'Ue, anche se per la maggioranza ha vinto la scelta di isolare Budapest dopo i viaggi all’estero del primo ministro Viktor Orban non concordati con l’Ue. In particolare, Orban a poche ore dall'avvio della presidenza a rotazione aveva incontrato il presidente russo Vladimir Putin, parlandone come di una missione di pace per risolvere la guerra in Ucraina. Si era poi recato in Cina da Xi Jinping e in Florida dall'ex presidente Donald Trump. Oltre al padrone di casa Mihály Varga e al ministro italiano Giancarlo Giorgetti (con l’Italia presidente di turno del G7), all’Ecofin di Budapest erano presenti i colleghi di Belgio, Bulgaria, Croazia, Cipro, Lussemburgo, Malta, Slovenia e Slovacchia. Assenti i commissari europei Valdis Dombrovskis e Paolo Gentiloni e, tra gli altri, i ministri di Germania, Francia e Spagna.
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Ungheria: “È stato un successo in tutti gli aspetti”
L'Ecofin informale a Budapest “è stato un successo in tutti gli aspetti”, ha detto il ministro dell'Economia ungherese Mihály Varga nella conferenza stampa dopo la riunione. “Nonostante l'idea di boicottare, tutti gli Stati sono intervenuti e diversi sono venuti a vedere il meeting" a livello di ministri – ha aggiunto –. Come detto più volte dall'Ungheria "le sanzioni spesso ottengono il risultato contrario" e in questo caso il boicottaggio ha "lavorato a beneficio della presidenza ungherese". Riguardo ai temi della riunione, Varga ha detto: si è parlato di "supportare i Paesi a basso reddito nella gestione del debito nazionale. Questo obiettivo è in pieno accordo con la posizione ungherese sulla migrazione: invece di portare problemi in Europa attraverso il supporto alla migrazione, dovremmo individuare dove sono emersi tali problemi". Varga ha spiegato di riferirsi a "regioni sottosviluppate, ad esempio in Africa", all'origine dei flussi migratori. "L'Ungheria mantiene l'opinione che la migrazione di massa aumenta il numero di problemi invece di risolverne qualcuno. Questo è quello che abbiamo sostenuto da dieci anni. Invece di aiutare la migrazione che innesca processi irreversibili che rovinano l'economia europea" è più pratico "sia in termini di Ue e sia di Paesi terzi, fornire aiuto nei Paesi di origine", ha aggiunto. E ancora: "La crescita annuale nell'Ue è molto bassa", quella "degli Usa è circa 5 volte superiore e quella della Cina è quasi 10 volte superiore. Queste cifre evidenziano tra le altre cose" le "conseguenze negative della guerra" ed è "un motivo in più per noi per porre fine alla guerra" in Ucraina, perché “per noi in Ungheria il fronte ucraino non è solo un posto lontano sul pianeta terra. Questo è il motivo per cui chiediamo la pace in ogni modo possibile".