Ocse, in Italia le donne laureate guadagnano il 58% in meno dei colleghi uomini: i dati

Economia
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Introduzione

Sono diversi i punti che emergono dal rapporto Ocse Education at a Glance: oltre al gender pay gap tra i laureati, solo il 36% delle giovani donne con un titolo di studio conseguito al di sotto del livello di istruzione secondaria superiore viene occupato. Scende, invece, la quota dei Neet, cioè dei giovani tra i 20 ei 24 anni che non hanno un lavoro e non frequentano un corso di istruzione, che passa dal 32% al 21% tra il 2016 e il 2023, un valore comunque al di sopra della media Ocse.

 

Come dimostrano i dati, l'istruzione dei genitori ha un forte impatto sul rendimento scolastico dei figli: in Italia il 69% di chi ha più di 25 anni e che ha almeno un genitore con la laurea, ha conseguito il titolo, valore che scende al 52% per chi ha almeno un genitore con livello secondario superiore o post-secondario non terziario e al 10% per chi ha genitori senza laurea. La spesa italiana per l'istruzione è ferma al 4% del Pil, contro la media Ocse che sfiora il 5%, e l'età dei docenti si conferma più alta che in altri Paesi: la quota di prof cinquantenni è al 53%, in calo negli ultimi anni ma superiore alla media del 37%

Quello che devi sapere

Il rapporto

  • Ci sono delle luci ma anche molte ombre sulla situazione dell'istruzione in Italia nel Rapporto Ocse Education at a Glance 2024 presentato ieri: tra queste si segnala come nel nostro Paese le giovani donne con una laurea guadagnino in media il 58% in meno del salario dei loro coetanei maschi. Un dato che rappresenta il più grande divario retributivo di genere nell'area OCSE

 

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Il rapporto uomini-donne a scuola

  • Secondo lo studio, inoltre, le donne ottengono risultati scolastici migliori rispetto ai uomini e in molti casi il divario si sta ampliando ma il quadro si inverte quando si entra nel mercato del lavoro

Il rapporto uomini-donne e lavoro

  • Le donne di età compresa tra i 25 e i 34 anni, infatti, hanno meno probabilità di essere occupate rispetto agli uomini; il divario è generalmente più ampio per coloro che hanno un livello di istruzione inferiore a quello secondario superiore, più ristretto per coloro che hanno conseguito una laurea. In Italia solo il 36% delle giovani donne che ha un titolo di studio conseguito al di sotto del livello di istruzione secondaria superiore, viene occupato, mentre la quota corrispondente per i giovani è del 72% (le corrispondenti medie OCSE sono del 47% e del 72%)

La situazione dei Neet/1

Luci e ombre anche sui Neet, i giovani che non studiano e non lavorano, ed i livelli di istruzione nel nostro Paese: la quota media dei giovani tra i 20 ei 24 anni che non hanno un lavoro, né frequentano un corso di istruzione formazione è diminuita dal 32% al 21% tra il 2016 e il 2023

La situazione dei Neet/2

  • Tuttavia, soprattutto nella fascia di età tra i 25 e i 29 anni, è ben il 31% delle donne che non studia e non lavora, contro il 20% degli uomini. Inoltre, la percentuale di giovani tra i 25 e i 34 anni senza titolo di studio superiore nel nostro Paese è diminuita di 6 punti percentuali dal 2016 e ha raggiunto il 20% nel 2023, ma rimane comunque al di sopra dell'OCSE (media del 14%)

L’impatto dell’istruzione dei genitori/1

  • L'istruzione dei genitori, poi, ha un forte impatto sul rendimento scolastico dei figli: in Italia il 69% di chi ha più di 25 anni e che ha almeno un genitore con la laurea, ha conseguito la laurea (o un titolo equivalente). Al contrario, solo il 52% di coloro che hanno almeno un genitore con livello secondario superiore o post-secondario non terziario e il 10% di quelli con genitori senza un titolo di scuola secondaria superiore hanno conseguito essi stessi una laurea

L’impatto dell’istruzione dei genitori/2

  • Discorso diverso, invece, per il 37% degli adulti, i cui genitori non hanno raggiunto titolo di studi superiori, che non sono riusciti neppure a concludere le scuole superiori e ad ottenere la maturità. Su questo aspetto la media Ocse si ferma al 16%

La spesa italiana per l’istruzione

  • L'Italia spende per l'istruzione il 4% del Pil contro la media Ocse che sfiora il 5%. Nel nostro Paese l'età media dei docenti si conferma più alta che negli altri e anche se la quota di prof cinquantenni è leggermente diminuita negli ultimi anni, resta del 53%, la media Ocse è del 37%. Quanto agli stipendi, sono cresciuti in termini nominali dell'8% per gli insegnanti con 15 anni di carriera, ma l'inflazione ha ridotto notevolmente il valore reale 

Il commento del sindacato Gilda

  • “È avvilente constatare come l'Italia" per stipendi dei docenti "sia sempre fanalino di coda di tutta l'area Ocse", osserva Rino Di Meglio del sindacato Gilda. “Per i docenti italiani, infatti, la situazione è la peggiore, in quanto l'aumento previsto nel contratto del triennio 2022/2024, la cui trattativa ancora deve aprirsi, è basato su un aumento del 5,8% degli stipendi del comparto, per cui il 28% di media citato nel rapporto, di aumento delle retribuzioni degli insegnanti europei, per gli insegnanti italiani è solo un miraggio”, ha dichiarato

Il commento di Flc Cgil

  • Per la Flc Cgil il rapporto conferma "che sarebbe essenziale elevare l'obbligo di istruzione almeno a 18 anni. Invece, il ministro Valditara si fregia di una riforma, la filiera tecnologico-professionale, che prevede l'abbassamento del percorso secondario a 4 anni e la sostanziale equiparazione tra scuola e addestramento. Per di più il rapporto conferma la triste profezia di uno scarso numero di laureati e diplomati tra gli studenti e le studentesse che appartengono a nuclei familiari di non laureati o non diplomati. Infatti, in Italia, mentre il 37% dei figli di genitori non diplomati non si diploma, ben il 69% dei figli con almeno un genitore laureato consegue la laurea. La scarsa attenzione alla qualità della scuola, da anni privata delle ore di laboratorio, di compresenze e di personale docente e ATA, viene assolutamente confermata dal rapporto. Secondo l'OCSE, l'Italia è sotto la media per quanto riguarda la spesa pubblica per l'istruzione (4% del Pil rispetto al 4,9% dei Paesi OCSE) ma anche per il rapporto studenti-insegnanti, fissato a 11 a 1 per la scuola primaria e di 10 a 1 per l'istruzione di secondo grado”.

 

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