Tfr, l'ipotesi del governo: destinare una parte alla previdenza complementare. Cosa sapere
EconomiaIntroduzione
La ripresa dei lavori da parte dell'esecutivo riporterà al centro il tema delle pensioni e della previdenza complementare, oggetto di proposta da parte del sottosegretario leghista Claudio Durigon, che ha chiesto di far finire automaticamente parte del Trattamento di Fine Rapporto nei Fondi pensione complementari, a meno che il lavoratore non si opponga esplicitamente.
A fare la differenza potrebbe essere un semestre di silenzio-assenso, sul quale si è esposta anche la ministra del Lavoro Elvira Calderone. “Io credo che sul tema della previdenza complementare di cui si è parlato in questi giorni si debbano fare assolutamente, e si stanno facendo, delle riflessioni. La proposta di un semestre di silenzio-assenso ha il mio appoggio e la ritengo necessaria, ma tutto l’assetto va soprattutto spiegato ai giovani. C’è bisogno di fare molta promozione”, ha dichiarato al Meeting di Rimini
Quello che devi sapere
La proposta
- Conclusa la pausa estiva, il governo torna a lavorare sui principali dossier. Uno di questi è la proposta avanzata dal sottosegretario leghista Claudio Durigon di far finire automaticamente parte del Trattamento di fine rapporto nei Fondi pensione complementari, a meno che il lavoratore non si opponga esplicitamente
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La discussione
- L’ipotesi di Durigon parla di una quota del 25% e questo sarà certamente uno dei temi che verrà discusso già a settembre, con i sindacati che puntano a una nuova fase di “silenzio-assenso” per destinare il Trattamento di fine rapporto alla previdenza integrativa
Le parole di Calderone/1
- Un tema sul quale si è esposta anche la ministra del Lavoro Elvira Calderone. “Io credo che sul tema della previdenza complementare di cui si è parlato in questi giorni si debbano fare assolutamente, e si stanno facendo, delle riflessioni perché il secondo pilastro pensionistico è sicuramente importante come supporto alla previdenza di primo livello”, ha dichiarato al Meeting di Rimini
Le parole di Calderone/2
- Sempre nell’incontro nella città romagnola, la ministra ha parlato proprio del punto centrale che ridarebbe slancio alla proposta: “Una riapertura di un semestre di silenzio-assenso è una cosa che io sostengo e credo sia necessaria”, ha dichiarato
Le parole di Calderone/3
- Ma chi ne sarebbe interessato? Soprattutto le giovani generazioni, ha spiegato Calderone. “A mio modo di vedere forse non è stata spiegata bene, non è ben compresa. C'è bisogno di fare sicuramente anche molta promozione e di portare a bordo, e quindi condividere il percorso, anche con le organizzazioni sindacali e datoriali”, ha dichiarato la titolare del dicastero del Lavoro
I dati
- Gli iscritti alla previdenza complementare (che conta su 302 fondi, con 338 miliardi di euro di risorse) sono 9,6 milioni, in crescita del 3,7% nel 2023 sull’anno prima. Secondo il rapporto Covip dello scorso giugno, gli uomini iscritti sono oltre sei su dieci
- L’aspetto positivo è che negli ultimi anni il peso della componente più giovane (fino a 34 anni) sul totale degli iscritti è comunque cresciuto, passando dal 17,6% del 2019 al 19,3% del 2023. È soprattutto merito delle famiglie: infatti sale la quota di soggetti fiscalmente a carico. Si tratta di posizioni che i genitori iniziano ad aprire per i propri figli, per lasciare poi loro il compito di alimentarle una volta che inizieranno a percepire il loro reddito
Quanto si versa
- Ma quanto viene versato? Se si prendono gli iscritti “versanti” contributi, si vede che in media mettono nella previdenza complementare 2.810 euro, con lievi differenze in base alla condizione occupazionale: “La contribuzione pro capite è più alta per i lavoratori dipendenti (2.900 euro), che possono beneficiare anche dei flussi di Tfr, rispetto ai lavoratori autonomi (2.720 euro)”. Anche in questo caso i giovani fanno più fatica e infatti versano in media il 38% in meno dei contributi rispetto alle fasce di età centrali (35-54 anni)
Gli effetti sulle aziende
- Il meccanismo del silenzio-assenso, del resto, non comporterebbe grandi cambiamenti per i conti pubblici, ma potrebbe creare alcuni problemi nelle aziende. Nelle piccole, infatti, la trattenuta del Tfr dei dipendenti che non hanno scelto i fondi pensione rappresenta un sostegno finanziario importante per l'attività. Per le aziende con più di 50 dipendenti, invece, il problema non si pone, dato che la liquidazione viene già automaticamente trasferita all’Inps
Il ritorno
- Di fatto, la misura non sarebbe una novità, dato che già nel 2006 i lavoratori furono chiamati a scegliere, tra gennaio e giugno, se destinare il loro Tfr alla previdenza complementare (anche in quel caso il silenzio-assenso trasferiva il Trattamento ai Fondi)
Il tema della burocrazia
- Poi c'è anche il tema della burocrazia che disincentiva i lavoratori. Bisogna dunque studiare anche “in che modo semplificare tutte le procedure”, ha dichiarato la ministra Calderone, “non solo quelle di adesione ma anche quelle di gestione dei fondi di previdenza complementare e, soprattutto, delle fattispecie di recupero e di riscatto parziale, totale o anticipato dei trasferimenti ai fondi”
La proposta dei sindacati
- Sul tema si è esposto anche il segretario della Cisl Luigi Sbarra. "Bisogna aprire un confronto approfondito, non da ombrellone, che affronti la questione attraverso il dialogo con le parti sociali e la contrattazione. La previdenza complementare va sostenuta concretamente con misure concertate da sindacato e imprese, individuando percorsi incentivati e semplificati per l'adesione. La Cisl chiede da tempo l'introduzione di formule di silenzio-assenso per l'allargamento della platea dei beneficiari. Bisogna dare certezze a tante ragazze e ragazzi incastrati in percorsi frammentati, che con il sistema contributivo puro rischiano di andare incontro a pensioni poverissime. Lo Stato deve metterci del suo attraverso la fiscalità generale"
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