Pensioni, ipotesi “quota 41 light”. In cosa consiste e come cambierebbe l’assegno

Economia
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Introduzione

Una nuova proposta della Lega si basa sull’idea di ricalcolo dell’assegno solo in maniera contributiva. Questo però potrebbe portare a una diminuzione della cifra del 15-30%. Spunta anche il taglio della rivalutazione e tra le strade che si stanno valutando c’è anche un intervento sul recupero dell’inflazione. Durigon: “Occorre implementare il secondo pilastro della previdenza, quello complementare”.

Quello che devi sapere

Pensioni, idea “quota 41 light”

  • L’esecutivo Meloni continua a lavorare a una riforma strutturale delle pensioni. Messo nel cassetto il progetto di una quota 41 pura, che avrebbe pesato troppo sui conti pubblici, ora spunta una nuova proposta della Lega, a cui stanno lavorando il vice premier Salvini e il sottosegretario al Ministero del Lavoro Claudio Durigon. L’ipotesi è quella di una “quota 41 light”.

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Ipotesi per superare la legge Fornero

  • Da sempre l’obiettivo della Lega è quello di superare definitivamente la Legge Fornero. Serve quindi un piano per sostituire Quota 103 e inserire magari in manovra la quota 41 in versione light. L’idea del Carroccio è quella di incontrare i sindacati già a fine settembre per arrivare a una proposta in qualche modo “approvata e condivisa” con le sigle.

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Come funzionerebbe la quota 41 light

  • Il principio della “quota 41 light” consisterebbe nel calcolo dell’assegno solo in maniera contributiva. Al momento infatti il sistema di calcolo previdenziale cambia a seconda dell’anzianità contributiva che un lavoratore ha maturato alla data del 31 dicembre 1995. Chi è coperto da almeno 18 anni di contributi (compresi riscatti e ricongiunzioni) ha l’applicazione del criterio misto, ovvero “retributivo” per l’anzianità maturata fino al 31 dicembre 2011 e “contributivo” per i periodi di attività successivi al 1° gennaio 2012. Invece per tutti gli altri (persone con meno di 18 anni di contributi e assunti, dopo il 1° gennaio 1996, quindi senza anzianità contributiva al 31 dicembre 1995) si applica il solo criterio contributivo, legato ai contributi versati

Quali sarebbero i vantaggi e gli svantaggi

  • Secondo chi propone questa ipotesi, la versione “light” garantirebbe costi inferiori per la riforma delle pensioni. Servirebbero meno coperture: si parla però di almeno un miliardo di euro. Meloni e Giorgetti avevamo infatti già ammonito che la versione “classica” di quota 41 costava troppo. E la ministra del Lavoro Calderone è rimasta cauta. Ecco perché la Lega ha escogitato questo escamotage. D’altro canto però potrebbero arrivare paletti proprio negli incontri con i sindacati. Le sigle, in particolare la Cgil, hanno sempre detto no all’idea di una riforma delle pensioni tutta contributiva, perché questo schema porterebbe a un taglio dell’assegno pensionistico quantificabile tra il 15 e il 30%

Le coperture finanziarie

  • I soldi necessari per finanziare la riforma delle pensioni potrebbero arrivare da un taglio della rivalutazione. Una strada già intrapresa dal governo Meloni negli ultimi due anni. Come riporta La Stampa, fonti vicine al dossier dicono che il meccanismo dell’indicizzazione degli assegni “va ripensato”. Non a caso l’esecutivo ha creato con il Cnel una commissione di esperti che ha il compito di calcolare l’adeguamento delle pensioni usando il “deflatore Pil”, che aiuterebbe a risparmiare sulla rivalutazione

La previdenza complementare

  • Il sottosegretario Durigon (in foto), in una intervista rilasciata a La Gazzetta del Mezzogiorno, è tornato sul tema pensioni dicendo: Con la Legge Dini, che risale al 1996, il sistema pensionistico ha una prevalenza nel conteggio dell’assegno con il contributivo”. La strada per non penalizzare troppo gli assegni è quella di “Potenziare il secondo pilastro della previdenza: per evitare trattamenti da fame, vogliamo implementare la previdenza complementare”

La previdenza complementare

L’opposizione non ci sta

  • Queste parole sulla previdenza complementare hanno aperto uno scontro con l’opposizione: “Ecco la tanto sbandierata riforma delle pensioni del governo Meloni. Complimenti!”, è stato il commento di Franco Mari, capogruppo di Avs (Alleanza Verdi e Sinistra) nella commissione Lavoro della Camera: “Tutto questo tempo, tutti quegli annunci per partorire il mostro: la fine del sistema previdenziale pubblico. Con la proposta di Durigon si afferma definitivamente l’incapacità, anzi l’impossibilità, da parte del sistema statale di garantire una pensione dignitosa alle future generazioni e, invece di pensare a redistribuire la ricchezza, si consegna al sistema finanziario e assicurativo privato il compito di svolgere una funzione fino ad oggi tutta pubblica, oltretutto in forza di un gigantesco trasferimento liquidità. Non è una riforma, è una controriforma che gioca con i soldi dei lavoratori, è semplicemente la privatizzazione del nostro sistema pensionistico”.

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